Le imbarazzanti donazioni al Labour dal magnate dell’eolico che finanzia Just Stop Oil
Ma pensa te le coincidenze: il partito laburista britannico inserisce nel suo programma la messa al bando di nuovi progetti di sfruttamento del petrolio e del gas del Mare del Nord e la rimozione di tutte le limitazioni all’installazione di turbine eoliche sul suolo, proprio come chiedono gli attivisti di Just Stop Oil; nel frattempo fa ostruzionismo in parlamento per impedire che vengano approvate norme che facilitino l’arresto degli ecoattivisti che dall’inizio di quest’anno hanno più volte bloccato il traffico nel Regno Unito e disturbato eventi sportivi e sociali (ultimo in ordine di tempo, il Chelsea Flower Show a Londra); poi si viene a sapere che negli ultimi anni il magnate dell’energia eolica Dale Vince, principale sostenitore delle aggressive campagne di Just Stop Oil, ha finanziato il partito laburista con 1,4 milioni di sterline, delle quali 500 mila non più tardi dell’ottobre scorso…
«Starmer restituisca i soldi»
Non credono alle coincidenze dirigenti del partito conservatore e ministri del governo di Rishi Sunak, che chiedono a Keir Starmer, leader del partito laburista, di restituire il denaro al donatore. Ma i laburisti respingono la richiesta e dichiarano che continueranno ad accettare donazioni da Vince, che fra l’altro è un iscritto del partito. Fra i commenti più duri quelli dell’ex segretario di Stato per le Imprese Jacob Rees-Mogg: «Quello che è successo mostra di chi sono a stipendio i laburisti: di quei fanatici che vogliono che restiamo al freddo e che diventiamo poveri. Non penso che i laburisti debbano accettare denaro da persone che sconvolgono la vita della maggioranza dei britannici che vorrebbero attendere serenamente ai propri affari».
Stesso tono da parte del deputato Paul Bristow: «I laburisti sono finanziati da grandi sostenitori di Just Stop Oil, perciò non è una sorpresa che abbiano ceduto alle pericolose richieste del gruppo. Dovrebbero essere sinceri col popolo britannico. Keir Starmer deve scegliere fra due cose: o ammette che è d’accordo con Just Stop Oil, o prende le distanze dalle loro tattiche; in quest’ultimo caso dovrebbe restituire i soldi».
Quel voto contro le misure preventive anti-blocchi
Il ministro del Commercio internazionale del governo ombra laburista Nick Thomas-Symonds ha replicato che «il signor Vince è un imprenditore di successo nel Regno Unito ed è perfettamente legittimo accettare denaro da una persona come lui. Se desidera finanziare altre cause, questa è una sua decisione, che non influenza in alcun modo la nostra valutazione come partito laburista su Just Stop Oil».
Keir Starmer, che ha definito le azioni di Just Stop Oil “arroganti” e “sbagliate” e che propone di aumentare le pene per chi blocca il traffico sulle strade del paese, aveva fatto dichiarazioni simili: «Vince sa che nessuna sua donazione al partito laburista influenzerà il mio giudizio su queste cose. Il fatto che egli sia un nostro finanziatore non farà la minima differenza per quanto riguarda la nostra linea dura nei confronti di Just Stop Oil».
In realtà, alla Camera dei Lord nel febbraio scorso i laburisti hanno bloccato misure di legge che avrebbero permesso alla polizia di prevenire i blocchi stradali e le interruzioni di eventi pubblici, che rappresentano le tattiche consolidate di Just Stop Oil, consentendo agli agenti di perquisire i manifestanti e sequestrare catene e lucchetti e altri oggetti atti a bloccare strade ed eventi prima che l’azione avesse luogo.
L’appello del sindacato filolaburista e pro trivelle
A implorare i laburisti di non appiattirsi sulle richieste di Just Stop Oil è stato recentemente Gary Smith, il segretario di uno dei più grandi sindacati filolaburisti, il Gmb, che è anche il più grande sindacato britannico del settore manifatturiero. Smith ha definito la continuazione delle prospezioni nel Mare del Nord «un imperativo di sicurezza nazionale», e ha dichiarato: «Sarebbe controproducente non massimizzare l’estrazione dal nostro stesso petrolio e gas, e questo sarà un dibattito difficile, ma è quello che dovremo affrontare. È anche una questione etica: continueremo a finanziare regimi come quello russo e quelli mediorientali, o ci assumeremo la responsabilità delle nostre emissioni e creeremo posti di lavoro e investimenti qui? Non ha senso strangolare l’industria. Dobbiamo collaborare con l’industria per incoraggiare gli investimenti nelle tecnologie verdi del futuro».
L’ascesa di Dale Vince (grazie alla Thatcher)
Dale Vince, l’imprenditore dell’eolico al centro della controversia, è un self-made man delle energie rinnovabili. Figlio di un camionista della contea di Norfolk, in gioventù ha preso parte al Peace Convoy di 600 hippy che nei primi anni Ottanta attraversò l’Inghilterra per protestare contro l’installazione dei missili Cruise. Ha pure partecipato all’occupazione delle piste della base aerea della Raf a Molesworth. In seguito ha continuato a vivere da hippy, viaggiando attraverso il Regno Unito con un camioncino giallo che gli faceva da casa. Aveva installato una rudimentale turbina eolica sul suo camioncino, e si guadagnava da vivere vendendo energia ai partecipanti all’annuale Festival musicale di Glansbury.
Grazie alla liberalizzazione del settore elettrico decisa dai governi di Margaret Thatcher e a un prestito bancario è potuto entrare nel business dell’elettrico. La sua prima turbina è stata installata e collegata alla rete elettrica nazionale nel villaggio di Nympsfield nel Glouchestershire. La sua azienda, Ecotricity, è stata fondata nel 1996, e nel 2017 forniva elettricità a 117 mila case grazie a 75 installazioni eoliche. Nell’ultimo bilancio conosciuto Ecotricity ha dichiarato introiti per 196 milioni di sterline.
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