
Il voto onorario agli stranieri a Milano è «pura propaganda, paragonabile solo all’affissione di un manifesto elettorale»
Matteo Forte, consigliere comunale del Pdl, ha spiegato sul sito del Corriere Milano perché ha votato contro la cittadinanza onoraria ai figli degli immigrati.
«La cittadinanza onoraria ai nati a Milano da genitori stranieri – scrive Forte – è pura propaganda elettorale. Di per sé si tratta di una misura che introduce una discriminazione: perché un bimbo nato a Milano ha la cittadinanza ed uno nato nell’hinterland no?». Il consigliere cita l’articolo 14 della legge 91: «I figli minori di chi acquista o riacquista la cittadinanza italiana, se convivono con esso, acquistano la cittadinanza italiana, ma, divenuti maggiorenni, possono rinunciarvi, se in possesso di altra cittadinanza». Non solo, onde evitare facili accuse (forte dice che in Consiglio comunale chi, come lui, ha votato contro è stato accusato di “avere paura del diverso”) il giovane politico scrive: «Non sono culturalmente figlio della Rivoluzione francese, che vede nella cittadinanza l’unica forma espressiva della dignità di ciascuno. Ciò si traduce, specie nella lettura tipica della sinistra, nella possibilità di voto come modalità unica di incidere nella vita civile. Tra l’altro non senza un immediato interesse elettorale da parte di chi propaganda la concessione della cittadinanza ad ogni costo».
Forte cita i numeri elaborati dalla Camera di Commercio lo scorso aprile: «Questi dicono che nel milanese le piccole aziende con un titolare straniero sono il 20,6% e danno lavoro a 36mila lavoratori. Mentre l’Osservatorio Regionale sull’Immigrazione ha contato più di 368 associazioni di stranieri, di cui oltre il 40% si trova proprio nella nostra provincia. Innanzitutto questa sterminata realtà chiede una interlocuzione con le istituzioni, perché la loro esistenza non può essere derubricata a goliardia». Quindi, occorre guardare a quegli imprenditori stranieri che creano occupazione e ricchezza: «Le associazioni si occupano della prima accoglienza, dell’assistenza medica e legale, piuttosto che della mediazione culturale nelle scuole e negli ospedali. Si tratta di stranieri già integrati, che non aspettano un gesto compassionevole dall’amministrazione, ma il riconoscimento di un ruolo pubblico di fatto già da essi svolto».
«Il voto – conclude – è l’ultimo dei problemi e, semmai, è l’approdo di un percorso di inclusione sociale che, per parte loro, c’è tutta l’intenzione di intraprendere. La mozione discussa in Consiglio comunale in questo momento è, invece, paragonabile solo all’affissione di un manifesto elettorale. Strumentalizza gli stranieri e riduce ale sole urne il tema della partecipazione alla vita di un Paese».
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2 commenti
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Sono completamente d’accordo con questo giovane consigliere. In particolare credo che l’integrazione degli stranieri sia un percorso che può portare, solo come tappa finale, alla cittadinanza italiana, e non certo dall’inizio. Gli strumenti per favorire l’integrazione sono altri. La cittadinanza ha a che fare, anche, con l’identità personale e presuppone una condivisione della cultura profonda di un Paese. Perché non lasciare allo straniero, al compimento della maggiore età, la scelta se acquisire la cittadinanza italiana o mantenere quella dei genitori? Matteo Forte, complimenti per la lucidità dell’analisi politica e anche per il coraggio nell’esporre una (giusta) visione politica, nonostante il rischio di esporsi ad accuse strumentali di volere “discriminare” gli stranieri.