Il test di medicina e la tiritera malmostosa del ricorso. Ma studiare, no?
Ieri si sono tenuti i fatidici test di ammissione di Medicina, che minacciano danni pari o superiori alla prova di preselezione del Tfa. Gli aspiranti camici bianchi si sono recati, passo ritmato e testa bassa, ai portoni dei principali atenei nazionali, in una scena che poteva assomigliare ai video dei Pink Floyd. Pensate, la Repubblica Milano ha persino celato, tra i candidati, un suo reporter, Luca De Vito, perché raccontasse la cronistoria di un esame dato per impossibile ben prima dell’apertura delle buste. E dice che si poteva copiare, che i commissari hanno «terrorizzato» la platea ma poi si sono tranquillizzati. Insomma ragazzi, complesso sì, ma ci si poteva dare una mano. La socializzazione sarà vista come atto compensativo per quei 7 candidati su 8 che saranno costretti a vertere su altri lidi: Biologia e Infermieristica i più quotati.
AUGURI DI BUON “RIPESCAGGIO”. Dopo la cultura del ricorso, ecco la cultura del fallimento. L’uscita più esemplificativa è vergata a capopagina del Corriere della Sera Milano, pag. 4: «Test di Medicina, 4 mila in corsa con la speranza del “ripescaggio”». Ogni ulteriore sottolineatura della differenza semantica tra “ripescaggio” e “passaggio” è inutile anche per i digiuni di cose linguistiche. All’articolo si accompagnano le lamentele dei candidati. Una domanda sulla fondazione del Muro di Berlino è stigmatizzata: troppo difficile. «Sapevamo quand’è caduto», si giustificano. Grazie.
LOGICA TROPPO LOGICA. Ciò che stupisce è la necessità da parte della stampa di aderire alla richiesta di queste facilitazioni. Se riguardo al Tfa l’iniziativa poteva starci – poiché molti quesiti dei test non erano pertinenti con i piani ministeriali di insegnamento –, in questa sede meno. È inutile lamentarsi che le domande di biologia sono troppo difficili, quelle di logica troppo logiche, quelle di cultura generale troppo generali. A fronte della necessità di dottori e dell’alto numero di partecipanti, c’è chi aspira ad eliminare i test di ammissione per Medicina. Fare come in Romania o in Spagna. Volantini del Cepu, all’entrata degli Atenei, risollevavano il morale: non passi in Italia? Vai in Romania, dove entrare è easy. Sarebbe più utile, invece, presentare realtà che si muovono per accompagnare i giovani lungo uno scoglio giustamente arduo da superare, ma non impossibile. Suvvia, sfoltiamo la bambagia. È più meritoria l’iniziativa dei Pre-Post di Medicina e studenti (che ti aiutano a studiare per preparare l’esame) oppure quella dei tanti collettivi che ti aiutano (dopo) a fare ricorso?
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