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La preghiera del mattino

Il salario minimo serve solo alla sinistra statalista in crisi

Rassegna ragionata dal web su: la tendenza di una parte del sindacato a preferire l’intervento statale rispetto alla iniziativa contrattualistica; l'incapacità di Landini di vedere che il Mes è pericoloso per l'Italia

Lodovico Festa
12/07/2023 - 9:40
Blog
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Manifestazione a favore del salario minimo
Manifestazione a favore del salario minimo (Ansa)

Su Tgcom 24 si scrive: «Il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri: “Risultati concreti oggi non ci sono, su nessun tema. Neppure su Opzione donna e per queste donne rimaste sotto il sole, che non sono state nemmeno nominate: se questo è il modo con il quale il presidente del Consiglio e la ministra rispondono alle donne c’è da stare preoccupati”. Bombardieri ha spiegato che dal governo “manderanno un calendario di appuntamenti. Saremo presenti a tutti gli incontri in attesa di avere dati e risposte e di sapere le risorse che saranno impegnate. Finora ci sono solo affermazioni di principio. Chiacchiere e distintivo non ci servono”. “È stato un incontro interlocutorio, anche se positivo perché ci ha consentito di riannodare i fili del confronto dopo molti mesi di vuoto e relazioni sindacali. Ho apprezzato la disponibilità e l’impegno del governo a muoversi per cambiare e modificare la legge Fornero, superando le rigidità e aprendo un percorso che guardi a flessibilità, sostenibilità e inclusività. I primi interventi di questi cambiamenti devono entrare nella legge di Stabilità”, ha spiegato il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra. “Il governo – ha sottolineato Sbarra – si è riservato di fare una valutazione sulla base della consistenza delle risorse a disposizione. Il ministro riconosce che le priorità che abbiamo indicato nella nostra piattaforma sono i contenuti da porre a base del confronto e partirà a breve un cronoprogramma di incontri dedicati”».

Ormai si sta delineando una netta differenziazione tra le principali centrali sindacali: Uil e Cgil assumono sempre più un profilo politico, mentre la Cisl si concentra sulle questioni da contrattare con il governo.

* * *

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Sul Sussidiario Giulio Sapelli scrive: «La legge sul salario minimo nasce da un’esigenza profonda e oggettiva: i salari sono troppo bassi, come la produttività del lavoro, e la gravità dello sfruttamento di un lavoro non solo mal pagato, ma troppo spesso pericoloso e intermittente è sotto gli occhi di tutti. Ma la legge non combatterà il lavoro povero, incrementerà invece il lavoro nero, togliendo acqua ai pesci, ossia alle piccole e medie imprese – che sono la forza dell’Italia – che solo nella contrattazione possono trovare il giusto equilibrio tra profitto e salario. E toglierà l’anima ai lavoratori dipendenti che solo nel riconoscimento dell’altro, come compagno di lavoro e di lotta, possono trovare la via dei diritti che segue quella della dignità acquisita col compimento dei doveri del lavoro. E segue altresì la dignità del datore di lavoro, che nelle relazioni industriali trova il miglior strumento del suo potere costituzionalmente definito. Tutto il contrario della via che si persegue invocando il salario minimo per legge».

Sapelli spiega la tendenza di una parte del sindacato italiano a preferire l’intervento statale rispetto alla iniziativa contrattualistica. È una tendenza che risponde a un orientamento diffuso nelle sinistre occidentali sempre meno capaci di “organizzare” la società, e sempre più orientate a interventi dall’alto sostenute da poteri sempre più “neutri” e da un’opinione pubblica genericamente progressista.

* * *

Su Startmag Giuliano Cazzola scrive: «Se si aggiunge anche il salario minimo legale, le politiche pubbliche prenderanno il sopravvento sulla contrattazione e ne condizioneranno l’indirizzo, gli oneri. Poi c’è un altro problema non di poco conto. Si sono accorti i nuovi alleati dello smig che, in tempi in cui l’inflazione è tornata a farsi viva e minacciosa, con il loro pdl introdurrebbero un’altra scala mobile, inclusa e incorporata nel complesso della retribuzione le cui variazioni periodiche sarebbero affidate ad un’apposita commissione? In sostanza anche i rinnovi contrattuali diventerebbero materia di un’operazione di carattere esterno condizionata da pressioni politiche. Sarebbe molto più facile, per i sindacati, sottoporre le loro rivendicazioni all’organo politico che tiene sotto controllo il salario minimo, piuttosto che impegnarsi in un negoziato con le controparti. I componenti della commissione mandano il conto allo Stato; gli imprenditori all’assemblea degli azionisti. È facile comprendere che, se i 3/5 della retribuzione saranno definiti da procedure di mano pubblica, anche le relazioni industriali verranno, prima o poi, regolate da un algoritmo».

Cazzola, già dirigente della Fiom-Cgil, descrive i guasti che nelle politiche salariali possono determinare, agitando retoricamente l’obiettivo del “salario minimo”, le confederazioni che previlegiano l’intervento politico-statalistico a quello sindacal-contrattuale. È interessante notare come le stesse riflessioni siano svolte anche da un Natale Forlani, vecchio saggio della Cisl, sul Sussidiario.

* * *

Su Rainews Maurizio Landini dice: «In 20 anni sono venuti meno 40 miliardi alla sanità pubblica che ora è in ginocchio. Per questo stiamo chiedendo a questo governo di invertire questa tendenza e di cominciare a spendere. Cosa però che non ci sembra potrà avvenire considerato che il Def taglia la spesa sanitaria anche per i prossimi tre anni. Per dare un numero, Germania e Francia spendono circa il 9% del loro Pil, noi siamo al 6%: stiamo tornando a prima della pandemia».

Landini sostiene le sue rivendicazioni, molto spesso invocando contro il governo Meloni il sostegno di quella Commissione europea che i tagli più sanguinosi alla sanità impose nel 2011 grazie alla supina collaborazione di Mario Monti. Notevole poi come il leader sindacale non spenda parole né sugli orientamenti della Bce, per alcuni versi tentata da nuove politiche di austerità, né sul noto strumento salva-banche, il Mes, programmato per espropriare autorità nazionali e persino europee nel caso si valuti necessario applicare politiche di austerità (innanzitutto come sempre sulla sanità). Evidentemente si pensa che i lavoratori siano degli sprovveduti e non capiscano le dinamiche prodotte da istituzioni sovranazionali prive di una Costituzione e quindi di un reale controllo democratico. Non mi pare proprio che questa impostazione prepari un futuro di grandi successi.

Foto Ansa

Tags: cgilcislGiorgia MeloniPdsalario minimosinistrauil
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