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Il richiamo di Napolitano e le correnti delle toghe che scalpitano

In questi giorni il Capo dello Stato ha richiamato il Csm, vittima di ritardi nelle nomine per gli scontri tra le toghe, in un contesto "esplosivo" all'interno delle correnti e tra alcune procure

Chiara Rizzo
07/02/2013 - 19:34
Interni
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Pochi giorni fa, Giorgio Napolitano ha scritto alcune righe al vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Michele Vietti. Da tempo, due città importanti come Reggio Calabria e Palermo attendono la nomina di un procuratore capo, ma sin qui il Csm ha latitato, e il Presidente ha denunciato i «prolungati ritardi riferibili anche al trascinarsi di contrasti o tentativi di accordo tra le diverse componenti di rappresentanza della magistratura». A Reggio Calabria è vacante da un anno il seggio occupato da Giuseppe Pignatone, dopo la nomina a capo della procura di Roma. A Palermo per ora è procuratore capo Francesco Messineo, che ha difeso strenuamente l’operato del pool di Antonio Ingroia durante lo scontro istituzionale con il Quirinale.

UNA POLVERIERA. Per Messineo lo scorso 23 gennaio la I commissione del Csm (trasferimenti d’ufficio) ha aperto un fascicolo per incompatibilità ambientale perché il procuratore capo è indagato per rivelazione di segreti d’ufficio. La situazione è dunque estremamente delicata, anche perché Messineo nell’inchiesta ha tirato in causa il collega, procuratore capo a Caltanissetta (la procura che indaga sui reati commessi dai pm palermitani), Sergio Lari, aprendo di fatto una tensione altissima tra i due uffici. Fa riflettere perciò che il primo atto del Csm dopo il richiamo di Napolitano, proprio in questo contesto, sia stato stamattina quello di nominare invece un nuovo procuratore generale per Palermo e, soprattutto, di scegliere per l’incarico l’attuale pg di Caltanissetta, Roberto Scarpinato, per il quale lo scorso ottobre era stato aperto un procedimento disciplinare. Scarpinato, alla commemorazione pubblica di Giovanni Falcone il 23 maggio 2012, aveva sposato le tesi della presunta trattativa Stato-mafia, dichiarando che «il male di mafia non è affatto solo fuori di noi, ma tra di noi». Gravi adombramenti che però il pg Scarpinato non ha mai sostenuto con prove né con accuse circostanziate: il procedimento disciplinare però ha suscitato vive proteste nella corrente di sinistra delle toghe, Md, di cui Scarpinato fa parte, ed è stato in fretta archiviato. La sua nomina dopo il richiamo di Napolitano, in un certo senso, si può leggere come un pugno sul tavolo contro i richiami dell’ala più estrema delle correnti.

I PROBLEMI DI MD. Va detto che le correnti non vivono un bel periodo, e in particolar modo proprio Md, come ha rivelato plasticamente il congresso 2013. Md si trova a dover fare i conti con una toga realmente politicizzata come Antonio Ingroia, entrato nell’agone elettorale, dopo i postumi dello scontro istituzionale Quirinale-procura di Palermo. Un disagio espresso al congresso dal capo del pool di Milano, Edmondo Bruti Liberati: «Basta con il protagonismo di certi magistrati che si propongono come tutori del Vero e del Giusto magari con qualche strappo alle regole processuali e alle garanzie, si intende a fin di Bene». Md fa i conti anche con le prove provate che il correntismo c’è, e aiuta anche alla carriera dei magistrati. Lo scorso 23 novembre, uno dei consiglieri Csm in quota a Md, Francesco Vigorito, ha scritto una mail ai due colleghi della stessa corrente, Paolo Carfì e Franco Cassano, che sono anche membri della commissione che nomina i magistrati con funzioni direttive degli uffici. Purtroppo Vigorito quel giorno ha schiacciato il tasto sbagliato e la mail è finita in una mailing list letta anche da giornalisti: “Miei cari – scriveva Vigorito – ho il dubbio che qualche ‘pressione interna’ ci ha indotto a non valutare compiutamente la nostra proposta per il presidente del tribunale di sorveglianza di Salerno”. Vigorito esplicitamente fa capire che nella nomina si è scelta una certa candidata non per meriti o anzianità, e conclude: “Forse è più opportuno politicamente piazzare una giovane collega napoletana di Area (la corrente a cui appartengono anche i tre membri del Csm in questione) ad un posto direttivo sia pur di minor rilievo”. Dopo la pubblicazione della mail, con una lettera aperta alla stampa, Carfì e Cassano si sono difesi sostenendo che i dubbi erano infondati. Ma ora la lettera di Napolitano ricorda alle toghe che invece il nodo è tutto da affrontare. Al Csm proprio in queste ore le correnti vivono un momento di disagio, anche dopo il richiamo fatto da Vietti ai giudici di Milano (dove si celebrano i processi Ruby e Mediaset a Berlusconi) a evitare interferenze ove possibile tra vicende processuali e politiche. L’esponente di Area Carfì, proprio oggi ha preso parola al plenum per dissociarsi da questo comunicato, richiamare il consiglio di presidenza che lo ha firmato (ritenendo sia andato oltre le competenze) ed esprimere solidarietà ai giudici milanesi. Nelle mailing list della sua corrente, immediato il plauso per l’intervento da parte di diversi magistrati.

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