«Il redditometro recupererà solo pochi spiccioli» (lo 0,7 per cento dell’evasione)

Di Matteo Rigamonti
02 Agosto 2013
Per la Cgia di Mestre il nuovo strumento colpirà solo i grandi evasori. Ecco tutti gli strumenti in mano all'Agenzia delle entrate

«Il nuovo redditometro recupererà solo pochi spiccioli». A dirlo è Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, che spiega: «Visto che per il 2013 il gettito previsto dall’applicazione del redditometro si attesterà attorno agli 815 milioni di euro, 715 attraverso l’autotassazione e gli altri 100 dall’attività accertativa, questo bottino peserà mediamente su ciascun contribuente quasi 20 euro, consentendo di recuperare lo 0,7 per cento dell’evasione totale che, ricordo, è stimata attorno ai 120 miliardi di euro all’anno. Pertanto, nel 2013 il fisco recupererà solo pochi spiccioli».

STANARE I VERI EVASORI. Ad ogni modo, è un giudizio prudente e «più morbido» quello riservato da Bortolussi sul nuovo strumento di lotta all’evasione predisposto dall’Agenzia delle entrate e dai tecnici del suo direttore Attilio Befera: «In attesa di avere un riscontro oggettivo sugli effetti di questo strumento che potremo ottenere solo dopo le prime applicazioni, il nuovo redditometro, dovrebbe colpire solo chi evade pesantemente il fisco e gli evasori totali», o che, comunque, «presentano situazioni di evasioni molto pesanti». Non, dunque, «chi non vuole e non può evadere le tasse che sono la stragrande maggioranza dei contribuenti italiani».

L’ARSENALE DEL FISCO. Con il nuovo redditometro si arricchisce di un nuovo elemento l’armamentario già a disposizione dell’Agenzia delle entrate per combattere l’evasione: con il redditometro, il “cervellone” Serpico, i blitz contro chi non emette scontrini, lo spesometro, l’anagrafe tributaria e l’abolizione del segreto bancario, ora il fisco non ha più alibi per stanare chi evade. Ma vediamo come funzionano le più recenti di queste vere e proprie armi:

– Redditest. È l’ultimo nato in casa Befera ed è lo strumento di prevenzione fiscale messo a disposizione dei contribuenti dall’Agenzia delle entrate per evitare le eventuali brutte sorprese del redditometro: il redditest, compilabile online dal sito dell’Agenzia delle Entrate, serve al contribuente per verificare se le proprie spese eccedono di oltre il 20 per cento il reddito dichiarato, limite oltre il quale scattano gli accertamenti redditometrici.

– Redditometro. Il redditometro serve per intercettare gli evasori fiscali: lavorando sulla determinazione del reddito presunto delle persone fisiche, dedotto dal computo delle spese effettuate, l’Agenzia delle entrare si farà carico di incrociarle con la dichiarazione dei redditi reale e i dati di cui già dispone per trovare eventuali irregolarità. Se il software delle Entrate dovesse segnalare uno scostamento tra quanto dichiarato e la capacità di spesa desunta superiore al 20 per cento, scatterebbero automaticamente gli accertamenti. A finire nel calderone delle spese controllate ci sarà di tutto: dalle auto, di lusso e non, alle barche, dal mutuo per la casa all’assicurazione, dall’abbonamento in palestra alle spese per l’istruzione dei figli piuttosto che le donazioni alle onlus.

– Spesometro. È il fratello minore del redditometro e pone sotto controllo i pagamenti che eccedono un dato limite attualmente fissato a 3.600 euro. Tutti gli operatori economici, come per esempio un esercizio commerciale, un negozio, una concessionaria o un albergo (a raccontare la sua esperienza a tempi.it è stata una gioielleria di Como) , infatti, sono tenuti a comunicare via web all’Agenzia delle entrate i pagamenti superiori a questa soglia rilevanti a fini Iva. Si tratta di un onere che dal prossimo 12 dicembre scatterà anche per gli operatori finanziari. Questi, da quella data, dovranno comunicare gli acquisti dei consumatori superiori a 3.600 euro effettuati tramite Pos e determinate informazioni su leasing e altri strumenti finanziari per il noleggio di mezzi di trasporto.

– Anagrafe dei conti correnti. Ribattezzato anche “Grande Fratello fiscale”, il Sistema di interscambio dati (Sid) tra banche è partito a fine giugno e sarà impiegato per creare un archivio di informazioni fornite dalle stesse sui conti correnti dei loro clienti. Il database telematico sarà utilizzato, a sua volta, dal Fisco per eseguire controlli sulla congruità tra il reddito dichiarato e le spese sostenute e per formare delle liste di contribuenti a maggior rischio evasione. Oltre che per verificare le dichiarazioni Isee e tutte quelle che danno accesso ad agevolazioni di varia natura. Il Sid controllerà e incrociare le miriadi di informazioni ricavate dai conti correnti, saldi, movimenti finanziari e cassette di sicurezza dei contribuenti per incrociarli con quelli già in possesso dell’Agenzia delle entrate, al fine di avviare procedure di accertamento fiscale sui contribuenti giudicati a rischio evasione e stanare, appunto, eventuali evasori.

@rigaz1

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