Il rapporto Onu sui disastri globali è un disastro

Di Bjørn Lomborg
05 Maggio 2022
Calcoli sbagliati, linguaggio terrorizzante, vittime del Covid aggiunte per gonfiare i numeri. Non è così che un grande organismo fa il suo dovere
Uragano Ida a New York
L'uragano Ida si abbatte su New York, 1 settembre 2021 (foto Ansa)

Un nuovo rapporto delle Nazioni Unite ha rivelato la sconvolgente notizia che il numero dei disastri globali è quintuplicato dal 1970 e aumenterà di un ulteriore 40 per cento nei prossimi decenni. Gli autori ritengono che il numero di persone colpite da catastrofi sia il più alto di sempre, e il vicesegretario generale dell’Onu ammonisce che l’umanità è «in una spirale autodistruttiva».

Sorprendentemente, l’Onu fa un uso improprio dei dati, e più volte il suo approccio si è dimostrato sbagliato. Le conclusioni del rapporto vanno bene fare titoloni, ma non sono basate sulle evidenze.

Analizzando il numero di eventi disastrosi, l’Onu ha commesso un errore di fondo, lo stesso errore che avevo già segnalato in precedenza: in sostanza ha messo nel conto tutte le catastrofi registrate dal database internazionale dei disastri ritenuto più affidabile, ha dimostrato che erano in aumento e dunque ha dedotto che il pianeta è destinato alla rovina.

Il problema è che negli anni Settanta la documentazione di tutti i tipi di disastri era molto più disomogenea rispetto a oggi, quando basta un telefono cellulare per condividere immediatamente con chiunque notizie di una tempesta o di un’alluvione dall’altra parte del mondo.

È il motivo per cui gli stessi esperti del database dei disastri avvertono espressamente i non addetti ai lavori di non affrettarsi a concludere che un aumento di disastri registrati equivalga anche nella realtà a un numero maggiore di disastri. Una simile conclusione «non sarebbe corretta» perché l’aumento in realtà evidenzia semplicemente i miglioramenti nel processo di registrazione.

Ci si immagina che l’Onu sappia quel che fa, specie quando i suoi burocrati supremi utilizzano un linguaggio che suona come l’Armageddon è qui.

Com’è prevedibile, al centro della narrazione dell’agenzia Onu c’è il cambiamento climatico. Il rapporto avverte che c’è il rischio di un incremento di disastri legati a eventi meteorologici estremi a causa del cambiamento climatico, e perciò occorre urgentemente accelerare sulla “azione per il clima”. In qualche modo il colossale organismo internazionale ha fatto lo stesso errore di base che fanno molti di noi quando vedono i notiziari tv trasmettere sempre più disastri meteorologici. Il solo fatto che il mondo è più interconnesso e che per questo noi vediamo sui media un maggior numero di eventi catastrofici, non significa che il cambiamento climatico li stia rendendo più distruttivi.

Come si può misurare efficacemente se i disastri meteorologici siano davvero diventati più dannosi? L’approccio migliore non è contare gli eventi catastrofici, ma piuttosto prendere in considerazione i morti. Le perdite di vite umane più gravi sono state registrate in modo abbastanza affidabile durante il secolo scorso.

E questi dati mostrano che gli eventi legati al clima (alluvioni, siccità, tempeste, incendi e picchi di temperatura) in realtà non stanno uccidendo numeri crescenti di persone. Le vittime sono crollate enormemente: negli anni Venti, quasi mezzo milione di persone hanno perso la vita per disastri legati al clima. Nel 2021 le vittime sono state meno di 7 mila. I disastri legati al clima, cioè, uccidono il 99 per cento di persone in meno rispetto a 100 anni fa.

Il rapporto Onu comprende in effetti un calcolo della “mortalità globale legata a disastri”, e contrariamente a quanto fa il database internazionale dei disastri, riesce a concludere che i morti non erano mai stati tanti come oggi. Giunge a questa deduzione curiosamente includendo tra le catastrofi le vittime del Covid. Ricordate: nel solo 2020 il Covid ha ucciso più persone di tutte le altre catastrofi del mondo nell’ultimo mezzo secolo. Mescolare queste vittime a quelle degli uragani e delle alluvioni sembra impropriamente studiato per generare titoloni invece che consapevolezza, tanto più se l’agenzia utilizza tali conclusioni per sostenere la necessità di una accelerazione nell’azione per il clima.

La verità è che le morti dovute a disastri climatici sono diminuite drasticamente perché i paesi più ricchi sono migliorati molto nella protezione dei propri cittadini. Un fenomeno attestato dalla ricerca scientifica per quasi tutte le catastrofi, comprese tempeste, alluvioni, ondate di caldo e di freddo.

Questo è importante, perché entro la fine di questo secolo ci saranno più persone in situazione di pericolo, e il cambiamento climatico comporterà che il livello del mare si innalzerà di diversi piedi.

Uno studio approfondito mostra che all’inizio del XXI secolo circa 3,4 milioni di persone hanno subìto inondazioni costiere ogni anno, con danni pari a 11 miliardi di dollari annuali. Circa 13 miliardi di dollari, ossia lo 0,05 per cento del Pil globale, sono stati spesi per rafforzare le difese costiere.

Se non faremo nulla e manterremo le difese costiere così come sono attualmente, entro il 2100 vaste aree del pianeta si troveranno regolarmente inondate, con 187 milioni di persone alluvionate e danni pari a 55 mila miliardi di dollari ogni anno. È più del 5 per cento del Pil globale.

Ma ovviamente ci adatteremo, proprio perché le coste sono così basse. Questo significa che entro il 2100 il numero delle persone colpite da inondazioni non sarà mai stato così basso. Anche il costo combinato dell’adattamento e dei danni climatici diminuirà ad appena lo 0,008 per cento del Pil.

Questi fatti dimostrano perché è importante che organismi come l’Onu ci forniscano un quadro realistico dei disastri. L’ufficio Onu per la Riduzione dei rischi derivanti dai disastri non compie il suo dovere facendo dichiarazioni infondate. Invece di andare a caccia di titoloni con calcoli bislacchi e un linguaggio terrorizzante, l’Onu dovrebbe fare meglio, dovrebbe concentrarsi sul sostenere l’importanza dell’innovazione e dell’adattamento, per salvare più vite.

Articoli correlati

1 commento

  1. MONASTERO SANTA CROCE

    Trovo che questo articolo sia insufficiente. Si limita a dire che l’ONU ha fatto ancora un errore in direzione catastrofica: è troppo poco! Ha fatto un errore perchè ha voluto farlo! Ci sono pressioni in alto che spingono a previsioni catastrofiche per precisi e incoffessabili scopi, economici e politici. Questo bisogna dire, con coraggio. Non è che siano incompetenti, sono disonesti, o, se volete, compromessi.

I commenti sono chiusi.