
O è Natale tutti i giorni o non è Natale mai. Questa è la verità dell’Incarnazione fin dal principio, molto prima che Carboni e Jovanotti ne facessero una canzone. San Francesco lo capì così profondamente da dare vita a un gesto a cui siamo legati da 800 anni esatti: il presepe vivente di Greccio venne alla luce grazie alla premura del Santo di Assisi di ricordare a sé e al popolo che Gesù nacque a Betlemme, ma la sua presenza rinasce qui e ora ogni volta che lo incontriamo nell’Eucarestia.
Dunque sarà Natale anche al Meeting di Rimini in piena estate 2023. Nel Villaggio ragazzi sarà presente uno spazio presepe che nasce da una proposta il cui spunto iniziale è l’importante anniversario citato. Ed è solo la prima tappa di una serie di anniversari francescani: nel 2024 si celebreranno gli 800 anni delle stigmate, nel 2025 il Cantico delle creature compirà 800 anni, infine nel 2026 ricorreranno gli 800 anni dalla morte di san Francesco. «Quest’anno per noi francescani è cominciato un tour de force», racconta padre Marco Finco, direttore artistico di Rosetum (Milano). Sua l’idea di proporre al Meeting un percorso di conoscenza e immedesimazione in quel che accadde quando Francesco allestì il primo presepe vivente nella notte di Natale del 1223 nel piccolo borgo laziale.
Tutt’uno con l’Eucarestia
Da Greccio si è generata la tradizione presepiale che, pur nella varietà di adattamenti e trasformazioni, è arrivata fino a noi ed è tutt’altro che un segno di fede da belle statuine. Il presepe è vivente per definizione perché testimonia l’unica vera relazione che ci tiene in vita. Oltre all’anniversario, il fulcro di questa proposta coincide con il cuore del messaggio del Meeting 2023: l’amicizia. «Io vorrei vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui il Bambinello si è trovato appena nato», a partire da quest’intuizione Francesco sviluppa l’idea del presepe associandola strettamente all’Eucarestia.
Spiega padre Marco: «Francesco vuole rappresentare quello che successe nella notte santa a Betlemme perché quell’evento riaccade non solo la notte di Natale, ma tutte le volte che celebriamo l’Eucarestia. Tant’è vero che il suo presepe vivente fu tutt’uno con l’Eucarestia celebrata nella piccola grotta di Greccio. E c’è una particolarità ancora più interessante: Francesco non mette in scena i personaggi a cui siamo abituati. In quel primo presepe c’è la mangiatoia, la paglia, l’asino, il bue e, dietro, l’altare in cui il sacerdote celebra la Messa. Non ci sono né la Madonna né san Giuseppe. Altri personaggi sono semplicemente affacciati alla porta di quella grotta».
Un’amicizia molto concreta
Dunque il riflettore si restringe per concentrarsi a inquadrare il centro pulsante della più grande amicizia, un Dio che si precipita a fianco di ogni uomo facendosi Bambino, duemila anni fa adagiato nella paglia a Betlemme e oggi adagiato nella nostra persona tutte le volte che ci accostiamo alla Comunione. Ma proprio perché l’Incarnazione si dilata ad abbracciare l’umano, dietro il primo presepe ci fu anche un’amicizia molto più concreta, quella di Francesco con un nobile di Greccio di nome Giovanni che mise a disposizione le sue competenze e conoscenze per poter realizzare l’idea del santo di Assisi. «L’idea di Francesco è quella di far resuscitare questo desiderio di amicizia con Gesù nella gente. Era un bisogno che lui aveva per se stesso, ma innestandosi nel suo bisogno di amicizia con Cristo, il gesto personale diventa anche missionario», racconta padre Marco.
Nello spazio presepe al Villaggio ragazzi del Meeting 2023 sarà possibile incontrare questa storia di amicizia che dal cielo scende in terra ed è capace di ospitare il mondo intero in una grotta. Seguendo un percorso distribuito in tre stanze, in parte mostra e in parte spettacolo, ci si potrà immedesimare nel paese di Greccio nei giorni che precedettero la notte di Natale del 1223 e poi nell’evento che fu quel primo presepe vivente. Ad affiancare padre Marco Finco, anima di questo progetto, nella realizzazione ci sono Anna Formaggio, curatrice della parte grafica, e Pietro Grava per la progettazione, l’allestimento e gli scorci teatrali.
La visione di Greccio
Le fonti francescane riportano che Francesco s’inginocchiò davanti alla mangiatoia del presepe di Greccio e uno dei presenti ebbe una mirabile visione. Gli sembrò che il Bambinello giacesse privo di vita nella paglia e Francesco, avvicinandosi, lo destasse dal sonno profondo. «Questa visione prodigiosa – proseguono le fonti – non era lontana dai fatti perché per i meriti del Santo, il fanciullo Gesù veniva resuscitato nei cuori di molti che l’avevano dimenticato. E il ricordo di lui rimaneva profondamente impresso nella loro memoria. Terminata questa veglia solenne, ciascuno tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia».
Il sonno della dimenticanza continua a pressarci da vicino, ma anche la speranza resta intatta: persino in pieno agosto a Rimini quella stessa gioia attende tutti. L’unicità dell’esperienza cristiana è tale per cui il prodigio e il dono di una vita accompagnata dalla lieta certezza della compagnia di Dio non sono una cronaca del passato, ma una possibilità aperta a chiunque si avvicini e voglia accogliere il Bambino nella mangiatoia.