Il caso Cancellieri mostra una volta di più, qualora ce ne fosse bisogno, che il potere giudiziario mediaticamente assistito ha la facoltà di prendere per la gola ogni istituzione e di soffocare la democrazia. Per questo abbiamo scritto una lettera aperta ai ministri Pdl, invitandoli a reclamare una riforma della giustizia come condizione “sine qua non” per il prosieguo del governo Letta.
Volete la stabilità e il rispetto dei sacrifici degli italiani? Vi chiedete perché “l’Europa riparte e l’Italia no”? Ammettete che non succede in nessun paese d’Europa che gli investitori stranieri siano tenuti alla larga dall’arbitrarietà dell’azione penale e dalla pratica insignificanza della giustizia civile.
Non succede da nessuna parte che autorità e gerarchie siano calpestate dal sistema degli Snowden all’amatriciana, cioè un sistema che invece di servire gli interessi della collettività serve i commerci di un ristretto giro di affiliati alle procure. Non esiste “sistema delle regole” – almeno nel mondo della divisione dei poteri – che avalli la conduzione di un paese sulla base delle intercettazioni del giorno e delle sortite di funzionari avvezzi a un modo di amministrare la legge che non ha certezza né di procedure, né di tempi, né di garanzie.
Quanto alle favole sull’obbligo penale, autonomia e indipendenza dei magistrati, ci si potrebbe cominciare a credere il giorno che venisse promulgata una legge sulla responsabilità degli stessi e fosse impedita la partitocrazia interna alle toghe.
Ecco, se i ministri del Pdl credessero in ciò che hanno creduto per un ventennio facendosi strada sotto le ali protettive di un senatore in via di decadenza, questo sarebbe il momento di darne prova “ufficiale”.