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Il piano Trump per Gaza è la fine di “due Stati per due popoli”

Di Giancarlo Giojelli
06 Febbraio 2025
La politica muscolare del presidente statunitense apre scenari inediti e non privi di controindicazioni. Ma è anche la fine dell'ambigua strategia palestinese e araba. Ecco tutte le incognite che rimangono sul tavolo
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu col presidente statunitense Donald J. Trump, Casa Bianca, Washington, DC, Stati Uniti, 4 febbraio 2025 (foto Ansa)
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu col presidente statunitense Donald Trump, Casa Bianca, Washington, Stati Uniti, 4 febbraio 2025 (foto Ansa)

Doveva essere la definizione del Piano per la seconda fase di Gaza, con la fine dei bombardamenti, la liberazione degli ostaggi, il ritorno di quasi un milione di palestinesi sfollati nel Nord della Striscia, il ritiro dell’esercito israeliano, lo smantellamento di Hamas con una autorità di controllo a guida palestinese moderata (in sostanza le "colombe" dell’Anp), nucleo di un futuro pacifico territorio palestinese disposto a convivere con Israele. In realtà, in due ore di colloquio a Washington tra il presidente statunitense e il premier israeliano tutto è cambiato.
Altro che accordo sugli ostaggi. Altro che fine della guerra. Altro che nuove trattative. Altro che due Stati per due popoli. Le parole di Donald Trump: «Totale controllo di Gaza…», con il trasferimento permanente dei palestinesi da Gaza («anche tutti, 1,7-1,8 milioni di persone») in nuove e belle città con alloggi di qualità (e lascia intendere in Egitto e Giordania), con il coinvolgimento militare degli Stati Uniti e «f...

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