Il “Patto per la crescita” di Hollande è fallito in partenza

Di Redazione
15 Maggio 2012
Il neopresidente francese Hollande vola in Germania per convincere Angela Merkel a sponsorizzare la crescita. [link url=https://www.tempi.it/lelezione-di-hollande-non-cambiera-leuropa-di-una-virgola-lunica-idea-originale-e-di-draghi]E tornerà con le pive nel sacco[/link].

Che Francois Hollande abbia scelto di affrettare il giuramento come nuovo presidente francese per andare a colloquio con Angela Merkel fa capire bene, come scrive oggi sul Corriere della Sera Antonio Polito, «dove sia il centro del potere europeo anche dopo la vittoria socialista in Francia». Hollande ha fatto grandi promesse in campagna elettorale, ma dall’incontro di oggi non bisogna attendersi svolte nel modo di affrontare la soluzione della crisi europea incentrato sull’austerità made in Germany: «Merkel (…) è pronta a dare a Hollande ciò che aveva già deciso di concedere presentandolo come un “protocollo per la crescita”» continua Polito. «Hollande è pronto a incassare e a venderlo ai francesi come la riscrittura del “patto fiscale”. Per lei la crescita sono le riforme strutturali di cui parla Draghi, per lui innanzitutto iniezioni di spesa pubblica». In gioco ci sono due idee di crescita diverse e, insiste l’ex direttore del Riformista, «quello che dovrebbe essere chiaro fin d’ora, soprattutto a noi italiani, è che più spinta alla crescita non vorrà dire meno rigore. Anzi: per poter investire si dovrà risparmiare».

Il quadro rimane poco idilliaco e al di là di quello che Hollande e Merkel si diranno oggi, quel che è certo, come affermava a tempi.it il corrispondente da Bruxelles per Radio Radicale David Carretta, è che «la Germania ha messo in chiaro che il Fiscal compact non si tocca. La visita di Hollande non cambierà, al massimo il presidente francese può non ratificarlo ma non sarebbe un bel segnale e i mercati potrebbero bersagliare la Francia».

La crescita, secondo Hollande, si ottiene seguendo il mantra keynesiano: più investimenti e più spesa pubblica. Ma questo è un sistema che mal si concilia con l’attuale situazione europea: «In piena crisi del debito come si fa a invocare più spesa pubblica? I mercati non ti danno più i soldi, se non a tassi di interesse mostruosi – continua Carretta -. L’unico modo per avere crescita senza spesa è, anche se non piace, quello indicato da Mario Draghi, che la Germania appoggia: più liberalizzazioni e apertura vera del mercato del lavoro ai giovani».

Se si vuole davvero cambiare la politica economica dell’Europa, bisogna portare avanti il discorso fatto dal presidente della Bce Mario Draghi, conclude Carretta: «Oltre a spalleggiare Angela Merkel sulla crescita, le ha dato una stoccata e ha chiesto: che Europa vogliamo tra dieci anni? Un’unione politica? Che tradotto significa: vogliamo gli eurobond oppure no, un ministro del Tesoro europeo oppure no? Questo percorso bisogna deciderlo oggi, bisogna cominciare a discuterlo oggi. Quella di Draghi è davvero l’unica idea originale che può mettere in difficoltà la Germania».

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