Il Papa va a Cuba per dire: «Chiesa, preparati al post-castrismo»

Di Benedetta Frigerio
16 Dicembre 2011
La vaticanista Angela Ambrogetti spiega a Radio Tempi perché papa Benedetto XVI ha scelto Cuba e Messico come tappe dei prossimi viaggi apostolici: «Mentre nel 1998 il messaggio di Giovanni Paolo II era: “Ci siamo anche noi, non ci potete schiacciare”, una visita del Pontefice oggi significa: “Chiesa di Cuba preparati al post-castrismo»

«L’11 novembre scorso papa Benedetto XVI ha detto che farà un viaggio apostolico a Cuba. Il messaggio è chiaro: “Chiesa di Cuba, preparati a gestire il post-castrismo”». Questo, spiega la vaticanista Angela Ambrogetti a Radio Tempi, è «il motivo della visita». Il viaggio è previsto «entro la Pasqua dell’anno prossimo. E oltre a Cuba, il Papa andrà anche in Messico».

Cuba non è una meta insolita per i viaggia apostolici. «La prima volta che un Papa ha visitato l’isola – continua Ambrogetti – è stata con papa Giovanni Paolo II nel 1998, nella Cuba post-rivoluzionaria d’epoca castrista». Un viaggio servito a sbloccare una situazione durissima per la Chiesa, ma non solo: «La visita era servita a rinsaldare le relazioni. Da allora ci sono state alcune aperture da parte del regime comunista, che hanno giovato ai fedeli cattolici ma hanno anche contribuito alla tutela dei diritti umani». Dieci anni dopo, è stato il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, a recarsi sull’isola. «Ha ripercorso le stesse tappe di Giovanni Paolo II per andare a verificare come fosse cambiata la situazione dopo la visita papale. Notò dei miglioramenti, pur essendoci ancora molto da fare per la difesa dei diritti umani».

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Nel 2012 anche Benedetto XVI si recherà a Cuba. «Non è un caso se il sostituto alla segreteria di Stato, in carica da pochi mesi, è l’ex nunzio apostolico a Cuba, Giovanni Angelo Becciu». Da lui il Papa ha tratto molti spunti: «Di sicuro la Chiesa è molto importante per i rapporti fra l’isola e gli esuli, molti dei dissidenti cristiani hanno continuato a costruire un’alternativa alla rivoluzione e al regime per la presenza delle diverse congregazioni accettate negli ultimi anni». Quindi, ora che il regime si muove verso il suo naturale declino, «la chiesa di Cuba si deve preparare al post-castrismo. Mentre nel 1998 il messaggio del Papa fu: “Ci siamo anche noi, non ci potete schiacciare”, una visita del Pontefice adesso significa: “Chiesa di Cuba preparati, perché c’è un dopo che dovrai affrontare e gestire direttamente”».

Il Papa ha annunciato che andrà anche in Messico, «una federazione di Stati differenti. Per esempio, in alcuni di essi l’aborto è ancora vietato ed è in corso un dibattito molto acceso. Non solo, il Messico resta una nazione istituzionalmente massonica. Anche se la popolazione è cattolicissima, e il rapporto con la Santa Sede è formalmente buono, ci sono tanti venti che soffiano contro la Chiesa». Infine, ricorda Ambrogetti, può essere che «il viaggio in Messico abbia poche tappe: per il Papa infatti è un problema recarsi ad alta quota e non si sa se potrà visitare la capitale. Ma il programma è ancora tutto da definirsi».

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