
Il Monaco della chiesa di Repubblica che scomunica il cattolico Formigoni
Correte alle pagine 38-40 e guardate con quanta cordialità ecumenica il presidente di Azione Cattolica si spiega e ci spiega il carisma della più importante delle organizzazioni ecclesiali laiche. Non dello stesso segno e, anzi, improntata a un digrignar di denti quasi inspiegabile – se in essa non vi fosse chiaramente riconoscibile l’armamentario tipico della peggior politica politicante – è l’intervista inquisitoria rilasciata a Repubblica (31 marzo) dal senatore Pd Franco Monaco. Intervista in cui l’ex presidente di Azione Cattolica della Lombardia si scaglia furibondo contro Roberto Formigoni, definendolo via via come il vertice di un potere “pervasivo”, “malato”, “sfrontato”, di “ottusa protervia”, “degenerazione di un certo cattolicesimo”, “ostentazione delle insegne religiose”, “machiavellismo”. E conclude, il Monaco, addirittura facendosi interprete del “vero” cardinal Martini, additando in partibus infidelium e dalla “Grazia perduta” il movimento a cui appartiene il governatore lombardo.
Incredibile. Un politico che si definisce cattolico e democratico, si trasforma per l’occasione in un giudice dell’Inquisizione. È davvero strabiliante come ci si possa dire “amici” e “seguaci” di un cardinale di Santa Romana Chiesa e, ben al di là di ogni elementare regola di buona creanza (anche solo politica, e non parliamo neanche di concordia evangelica), addentare con acre e astiosa virulenza la comunità di appartenenza e la stessa identità di un cattolico che fa politica in un partito diverso dal proprio. Il quale Formigoni, per altro, è un politico che, con tutti gli errori e i limiti evidenziabili, ha dimostrato nei fatti come si può applicare, e bene, la dottrina sociale della Chiesa. Un caso pressoché unico in Italia. E che perciò stesso genera acrimonia e intolleranza nel fedele della chiesa di Repubblica.
Twitter: @LuigiAmicone
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