Il governo ci prepara un vaccino alla vaccinara
Cronache di mezzo lockdown / 25
Un terzo della popolazione italiana disdegna il vaccino e se ne tiene lontano. Cosa fanno allora i grandi geni giù a Roma per convincere gli italiani a vaccinarsi e a non aver timore della disorganizzazione del governo Conte, che ha prenotato 42 milioni di dosi al produttore inglese sbagliato (nel senso che il vaccino Oxford non arriverà prima di qualche mese)? A scopo bellamente propagandistico mettono insieme il ministro della Sanità, il presidente del Consiglio superiore della sanità (il famoso organo statale Css che suggerisce a Conte il gioco della strega comanda color “giallo rinforzato”), il direttore dell’ospedale romano per le malattie infettive Spallanzani, che è appunto un ospedale per gli infettivi. E naturalmente il commissario Arcuri. Tutti insieme, costoro salgono sul palco in conferenza stampa giù a Roma e sparano la notizia bomba che c’abbiamo il vaccino autocrate. Alè bambulè, dicevano i fumati del Macondo.
Non ci date l’Oxford? E allora noi spezzeremo le reni agli inglesi con un vaccino tutto italiano. Insomma, la notizia autocrate sarebbe questa: dopo 45 test – dicasi: quarantacinque! – che avrebbero concluso la “fase 1” il direttore dello Spallanzani di Roma, ovvero l’Imperial College de’ noantri, annuncia trionfante che «il vaccino ha dimostrato di essere sicuro, di avere capacità di indurre risposta immunitaria degli adulti e la risposta è simile a quella di altri vaccini con due dosi. Il 92,5% dei vaccinati ha avuto livello di anticorpi rilevabili e con una singola dose abbiamo risultati in linea con Moderna e Pfizer». Il ministro Speranza si commuove e plaude. Perbacco, mi si inalbera invece un amico biologo, genetista, docente universitario, «dopo la sola fase 1 (!!) e senza neppure un dato preliminare di fase 2, il vaccino viene dichiarato “sicuro” ed “efficace”? Ma qui stiamo dando i numeri: cosa che in farmacologia e immunologia non si è mai sentita e non sta né in cielo né in terra!».
Altro che, prosegue il direttore dello Spallanzani spalleggiato dal ministro e dal commissario unico: «I livelli di anticorpi sono coerenti con uno schema di somministrazione singola e verosimilmente potranno aumentare con altre dosi». E veniamo al dunque per cui era necessaria la sfilata di presidente, ministro e commissario unico per raccontare una storia che «non sta né in cielo né in terra». E che a dirla tutta ha più di un’assonanza con l’Italia salvata dal trenino carico carico di mascherine cinesi intermediate dal giornalista Rai «per dare una mano al governo nella persona del commissario Arcuri». Non so se avete capito perché dopo 45 test e neanche una prova provata che il livello di sperimentazione 1 (sui 3 necessari per poter parlare di “sperimentazione scientifica”) è superato, questi cantano e propagandano di un vaccino italiano “sicuro” ed “efficace”.
Però, se proprio non lo avete capito, devo ancora una volta chiedervi di tendere l’orecchio per cogliere dove va a parare l’annuncio del direttore dello Spallanzani all’Ansa, annuncio che scientificamente non sta né in cielo né in terra, ma riguarda eccome il portafogli degli italiani: «Ora ci aspetta la fase 2 per la quale è necessario l’impegno dello Stato». Cioè fateci capire, avete messo in piedi tutto questo ambaradan perché dovevate giustificare il fiume di finanziamenti statali che verosimilmente stanno per atterrare allo Spallanzani? È così. E anche qui siamo nelle mani del commissario unico Domenico Arcuri. Il quale, ciliegina sulla notizia, la racconta così: «Il governo, tramite una società pubblica, entrerà in ReiThera anche con una operazione di equity, e i contratti di sviluppo serviranno a finanziare la ricerca e una stabilizzazione incrementale della produzione».
Produzione di che cosa se sono a 45 test e nella fase 1 nemmeno comprovata? Vabbè, noi per essere Lombardia, che ci raccontano come siamo indietro e ritardati, intanto abbiamo vaccinato col lotto Pfizer la figlia infermiera. Vediamo quando arriverà il vaccino alla vaccinara. E quanta intermediazione ci costerà.
Foto Ansa
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