«Darò il mio voto a chiunque, di destra o di sinistra, metta la proposta di abolire i Tar nel suo programma elettorale», scriveva quattordici anni fa Angelo Panebianco sul Corriere della Sera. Da allora non è cambiato nulla. La giustizia amministrativa si occupa dei ricorsi dei cittadini contro l’amministrazione pubblica e, in teoria, dovrebbe limitarsi a sorvegliare la legittimità degli atti amministrativi. Ma il più delle volte ottiene, almeno in Italia, risultati quantomeno controversi.
I CASI RECENTI. Per ricordare alcuni casi recenti, in questi mesi i giudici hanno annullato le elezioni regionali in Piemonte del 2010 (su ricorso della sconfitta Mercedes Bresso), a causa di alcune firme false nella certificazione di una lista minore; hanno bocciato la sospensione governativa al metodo stamina, giudicando “di parte” la commissione governativa incaricata di verificarne la scientificità; per finire – è una notizia di alcuni giorni fa – hanno annullato il decreto Clini-Passera scritto all’indomani del naufragio della Concordia, che vieta il passaggio delle grandi navi da crociera a pochi metri da Venezia, perché il Governo avrebbe dovuto provvedere a trovare una via dell’acqua alternativa. Insomma, che sia una elezione, una legge, la semplice nomina di una commissione, ogni atto pubblico rischia di essere bocciato da un tribunale.
TAR BLOCCA TUTTO. «In città ci sarebbero tante cose da ristrutturare e sistemare, ma non si riesce mai a portare a termine nulla perché interviene il Tar». Romano Prodi, parlando della situazione politica a Bologna, cinque giorni fa, ha ribadito una sua vecchia idea: abolire Tar e Consiglio di stato per ottenere immediati benefici economici. Già pochi mesi fa, l’ex presidente del Consiglio aveva suggerito, su tre diversi giornali, che l’immediata abolizione avrebbe effetti positivi sul Pil. Infatti, spiegava, «il ricorso al Tar è diventato un comodo e poco costoso strumento di blocco contro ogni decisione che non fa comodo, penetrando ormai in ogni aspetto della vita del paese», un «fatto normale ogni volta in cui si procede a un appalto o che sia pronunciato l’esito di un concorso pubblico o una qualsivoglia decisione che abbia un significato economico». Il problema, osservava giustamente Prodi, è che questo «blocca regolarmente e per anni gli investimenti infrastrutturali, ferma per periodi quasi indefiniti i concorsi universitari e viene usato per scopi che il buon senso ritiene del tutto estranei a un’efficace difesa dei diritti».
ACCOGLIE TUTTI I RICORSI. A passare per i tribunali non sono soltanto le lamentele di studenti bocciati agli esami, professori che non hanno passato un concorso. Chiunque può appellarsi al Tar e sperare di cavarsela in qualche modo. Anche gli ultrà. A Firenze, per esempio, il tribunale amministrativo ha smontato la legge sulla tessera del tifoso accogliendo il ricorso di 93 supporter della Sampdoria colpiti dal divieto di assistere agli eventi sportivi e che ora possono tranquillamente vedersi una partita in tribuna.
E non è insolito che anche i ricorsi più strampalati vengano, se non ammessi, quantomeno discussi e pubblicizzati dai media. Pochi giorni fa al Tar del Lazio, per esempio, è stato depositato il ricorso di Apple (non l’azienda di Cupertino, ma un’associazione che si batte contro i danni dell’elettro-magnetismo) che chiede allo Stato di avvertire gli utenti sui danni dell’uso dei cellulari con la scritta “può nuocere gravemente alla salute”. In questa categoria di casi “strampalati”, diffusissimi sono poi i ricorsi delle associazioni animaliste, spesso accolti dai Tar, come in Liguria, dove hanno recentemente sospeso la cattura e la sterilizzazione degli scoiattoli americani.