
Il Corriere della Sera e l’utilizzo (anche al sabato) di virgolette, parentesi e disgiunzioni
Corriere della Sera letto da Antonio Gurrado
Anno 137 – N.225, sabato 22 settembre 2012
Direttore: Ferruccio de Bortoli
Titolo: Così aggiravano i controlli
Tipologia: Broadsheet
Periodicità: Quotidiano
Prezzo: € 1,50 (in abbinamento obbligatorio con Io Donna indipendentemente dal sesso dell’acquirente)
Pagine: 72 (senza dorsetto locale)
Pubblicità: 38,9%
Costo di ogni pagina: 2,1 centesimi
Un giorno qualcuno dovrà scrivere una tesi sui titoli del Corriere; o forse, visto lo stato in cui versano le università italiane, probabilmente l’avrà già fatto. Il famoso terzismo, che una decina di anni or sono faceva storia diventando una maniera nuova di interpretare la politica italiana senza gettarla in rissa aprioristica, è a questo punto diventato uno stile ben radicato. Non mi riferisco solo al fatto che nell’estate 2011 proprio dalla prima pagina del Corriere sia arrivata l’idea, suggerita da Mario Monti, di un governo “altro” presieduto da Mario Monti, subito appoggiata da varie persone che non erano Mario Monti. Il terzismo, persa ormai la spinta propulsiva e diventato istituzione, è stato insufflato nel modus scribendi dei corrieristi e in particolare è stato colto dai titolisti. Se per assurdo durante la giornata uno avesse il tempo di leggere solamente i titoli delle 72 pagine del Corriere ricaverebbe soprattutto sensazioni vaghe. Perché? Ma perché il terzismo s’è fatto prudenza e s’è trasformato in segni grafici ben precisi: le parentesi, entro le quali un inciso contraddice in parte quello che è scritto nel resto del titolo; il “ma”; il “non” sempre fra parentesi; la disgiunzione “o”, “oppure”; le virgolette attorno a parole potenzialmente letali; il fermo “no a” qualcosa che tutti già rifiutano; il punto interrogativo in coda.
Proviamo. In prima pagina ci sono subito un bell’“Apple perde le città (sulle sue mappe)” e un “Investimenti mancati o scelte globali?”. Altra doppietta a pagina 17: “Casini: no ai populismi”; “Le promesse (mancate) dei sindaci”. A pagina 29 c’è “L’albergo (raddoppiato) che oscura il Canal Grande”. A pagina 35 viene annunciata “la «guerra» dei ravioli”. A pagina 45 c’è invece “un «laboratorio» di idee giovani”. Capolavoro a pagina 63: “Il ritorno dei Led Zeppelin (insieme solo in un film)”. Il lettore superficiale, a questo punto, del giornale ha capito solamente che alla regione Lazio si guardavano troppi cartoni animati con Pollon e che a Imola vanno in giro le giraffe. Insomma a c’è una tendenza (non dappertutto) a evitare a essere eccessivamente assertivi che trova solo alcune smentite, ad esempio a pagina 64 dove, sotto una fotona di Allegri e Inzaghi sorridenti e pacificati, campeggia la scritta colorata “La recita”: roba da prima pagina del Manifesto. Altra eccezione è per fortuna la sezione “Idee & opinioni”, in cui anche al lettore superficiale è dato conoscere già dai titoli che cosa veramente pensano gli editorialisti. Pierluigi Battista dice che il carcere per Alessandro Sallusti “sembra vendetta più che atto di giustizia”. Marco del Corona riferisce che “Dal Giappone alla Corea del Sud il populismo avanza anche in Asia”. Silvia Vegetti Finzi spiega che la laurea presa da un’aderente alle Bestie di Satana, appena maggiorenne all’epoca dei fatti, è “la vita che vince sulla pulsione di morte”. Sergio Romano, nella consueta rubrica delle lettere, racconta che “comincia il lento declino della potenza americana”. Quello con le idee più chiare, ed espresse in modo più combattivo, resta l’ottimo Piero Ostellino al quale è affidata una rubrica che paradossalmente si chiama “Il dubbio”.
Se devo tuttavia indicare ciò che mi inquieta del Corriere del sabato mattina sono le 17 pagine della sezione “Tempi liberi”, che appare in apertura di fine settimana e detta le tendenze per le successive quarantott’ore scarse. Si tratta di più di un quinto dell’intero quotidiano, volto a far sentire inadeguato il lettore che come me durante il fine settimana prova fatica perfino a spingersi al limitare dell’edicola. Invece il Corriere, sarà che è un quotidiano milanese, pretende che i suoi lettori siano iperattivi, entusiasti, oltre che ben riposati dopo una settimana (corta) di lavoro. E dunque ecco il programma per il fine settimana in corso. Anzitutto bisogna scaricare dieci film “per guarire dai disturbi di cuore”; si va da Io e Annie di Woody Allen a Amour di Michael Haneke e, sia chiaro tanto ad Allen quanto a Haneke, a dire che il loro film bisogna scaricarli anziché comprarli pagando i diritti è il titolista del Corriere. Dopo di che, girata pagina, bisogna andare a Pechino. Per chi è più limitato, la stessa doppia pagina impone di andare quanto meno all’Oktoberfest di Genova, a giocare a golf in Val di Non, alla corsa dei carretti di Buriano di Quarrata, al convento cistercense di Port-Royal des Champs, a Nova Ponente, in Guadalupa, a Gubbio, a Helsinki e in giro per i cinquantuno luoghi dove sono stati avvistati degli ufo. Appena si gira pagina si scopre però che il medesimo Corriere ha già prodotto un dettagliato programma per trascorrere 48 ore ad Asiago, il cui titolo è più che minaccioso: “A spasso sugli alberi o lungo i sentieri: l’Altopiano a piedi”. Se si vuol fare una deviazione, si può approfittare dell’articolo di Roberto Perrone per una scorribanda sui colli di Serrungarina, fra Fano e Urbino.
Per fortuna viene presa in considerazione anche l’ipotesi di un fine settimana sedentario, nel quale bisogna comprare tre libri di ricette, bere “l’agrodolce di mosto”, mangiare funghi (“Come consumarli (senza rischi)”), pesce azzurro, “maionese vegana”, “spezzatino con i gombi” e le “cipolline borettane” di Allan Bay. Per digerire, alla pagina successiva ampio spazio è dedicato ai migliori venti vini d’Italia; se dopo averli assaggiati tutti vi resta del tempo, potete seguire le indicazioni a fondo pagina e leggere la guida “Osterie d’Italia”, correre per i canali della Val d’Aosta, morsicare i meligotti delle Langhe e tranquillizzarvi con la notizia, data da Carlotta Lombardo in un’apposita rubrica, che “al ristorante c’è la ciotola del gatto”. E questo è niente, siamo ancora a pagina 39 e bisogna arrivare a pagina 49 attraversando i seguenti argomenti: la collezione di tappeti di Raffaele Carrieri, “Le tecnologie che impongono nuove forme dell’illuminazione”, “Gli arredi «magici» di Marika Carniti”, la Persicaria Virginiana “che socializza in fretta”, “Gli abiti a tinte pop”, “Il pitone color del cielo”, “Com’è sexy il mocassino di pizzo”, “Tacco 6/7 contro la crisi”, “Tredici cravatte per tredici città”, le “vitamine per la pelle”, “Il rossetto all’erba della tigre”, “Le ricette di bellezza di Ovidio”, uno dei due Soliti Idioti che si tiene “in forma con la chitarra” – significativamente impaginato proprio di fianco a Ovidio.
E poi ancora un servizio sugli uccellini di Angry Birds che “diventano più grandi”. Un ammiccante “Due su 10 fanno «da soli»”. Come “addestrare al sonno” i neonati. L’annosa questione: “Serve a qualcosa lamentarsi sempre?”. La lezione dei Beatles (che erano quattro) per i single (che sono soli). Se dopo un fine settimana del genere siete già stanchi al solo sfogliare il quotidiano, si parla anche dell’applicazione che permette ai fortunati possessori di tablet o smartphone (tavoletta e superfonino, in Italiano) di assemblare il giornale che preferiscono selezionando ed eliminando dalle proprie testate preferite ciò che ritengono interessante e ciò che invece no. Immaginate cosa ritaglierei io dal Corriere del sabato mattina.
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