Una gara tra primi della classe con effetto boomerang. Ieri pomeriggio sul suo blog e sui social network il governatore della Toscana Enrico Rossi ha pubblicato le sue spese di rappresentanza, dopo aver letto il libro “La casta invisibile delle regioni”, secondo il quale il governatore della Lombardia Roberto Formigoni avrebbe speso per questa voce, in nove mesi, 41 mila euro. Rossi ha scritto: «Nel 2011, a fronte di una disponibilità di 3 mila euro per spese di rappresentanza ne ho utilizzati 2.125 e nel 2012, a fronte della stessa disponibilità, ne ho usati 1.596. Formigoni in 9 mesi ne ha spesi 41 mila. Se si confrontano queste spese con quelle di altri presidenti la differenza si vede eccome». Un paio di ore dopo è arrivata a stretto giro di social network la risposta di Formigoni, che sul suo profilo Facebook ha replicato togliendosi qualche sassolino: «Confrontavo oggi i dati della sanità delle varie Regioni – scrive Formigoni. – Ho avuto la conferma che nessuna Asl della Regione Lombardia è in deficit. Nessun euro dei cittadini lombardi è stato sprecato nella nostra regione. Vedo invece che l’Asl di Massa Carrara (Regione Toscana), secondo i dati forniti del quotidiano La Nazione del 21 luglio, ha una voragine di 400 milioni di euro di debito. Questo vuol dire che i cittadini toscani (a cui va tutta la mia solidarietà) dovranno farsi carico di ripianare con i loro fondi questa bella cifra». Formigoni ha concluso spiegando di aver controllato le proprie spese, scoprendo che nei primi nove mesi del 2012 «i miei uffici hanno speso un totale di 16 mila euro, perlopiù dedicati all’accoglienza dei numerosissimi ospiti istituzionali». Ma è il riferimento all’Asl di Massa a destare curiosità.
LA VICENDA. Si tratta di una vicenda iniziata nel 2010, a partire proprio da una denuncia dello stesso Rossi alla procura di Massa Carrara, a cui consegnò i documenti del bilancio 2009: la cifra reale dell’ammanco sono passate dalle iniziali ipotesi di 60 milioni ai 270 milioni ipotizzati fino allo scorso maggio e per i quali la Regione nel marzo 2011 ha chiesto un risarcimento di 419 milioni di euro. Una richiesta che serviva ad affrontare le polemiche politiche in Toscana a quel punto incadescenti sulla vicenda: «Voglio ricordare – disse Rossi in conferenza stampa – che io per primo denunciai il buco alla procura e che nel marzo 2010 interruppi la campagna elettorale per chiedere i conti a tutti i direttori generali. Da Massa mi fu assicurato che tendenzialmente il buco era tra i 700 e i 900 mila euro. Lo giudicai quasi virtuoso: eppoi bisogna chiarire una cosa, un conto sono gli sprechi legati alla mala gestione, i finanziamenti che sono andati alla Sanità, e un altro gli accertamenti che stanno facendo in procura e che stiamo portando avanti anche noi, per verificare eventuali appropriazioni indebite». Tuttavia, secondo i componenti della commissione Sanità del consiglio regionale Stefano Mugagni (Pdl), Marco Carraresi (Udc), Gian Luca Lazzeri (Lega), Rossi, nei dieci anni in cui è stato assessore proprio alla Sanità regionale, quanto meno «avrebbe dovuto vigilare sui conti».
IL BUCO. Le indagini della procura sono proseguite sino a maggio 2012, quando è stata emessa l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Ermanno Giannetti, ex direttore amministrativo della Asl di Massa Carrara, e quella per gli arresti domiciliari per Vito Antonio Delvino, ex direttore generale della stessa Asl, e Alessandro Scarafuggi, ex dg dal 2002 al 2007, e in quel momento direttore della Asl di Pistoia. Le ordinanze sono arrivate dopo le confessioni choc dell’ex direttore amministrativo, che ha dichiarato ai pm di essersi appropriato di 1,5 milioni di euro per uso personale (usati anche per acquistare 1.200 fagiani, accessori per la caccia, due cani da caccia di razza da 15 mila euro) e di aver falsificato i bilanci. «Devo confessare che si tratta di fatti che ho commesso io e nel mio esclusivo interesse» ha dichiarato Giannetti, mentre negli interrogatori di garanzia Delvino e Scarafuggi si sono dichiarati innocenti. Il gip di Massa titolare dell’indagine, sempre in quei giorni, ha disposto comunque che la Guardia di Finanza acquisisse documenti negli uffici dell’assessorato alla Sanità, pur non essendoci alcun indagato a livello di Regione.
Tuttavia, secondo il Gip, «i risultati delle attività investigative svolte, e la riscontrata e sistematica falsificazione dei bilanci Asl, impongono di accertare se abbiano o meno preso parte all’accordo criminoso anche rappresentanti della Regione, con i quali Giannetti si rapportava costantemente dal 1998 al 2009». Cinque giorni dopo gli arresti, in Consiglio, Rossi ha invitato il premier Monti a premiare la Sanità toscana per la sua virtuosità, dato che tutte le Asl hanno una certificazione esterna (salvo certo quella di Massa, e poi di Pisa).
IL ROSSO SI ESPANDE. Ma al di là della vicenda penale, ce n’è anche una politica. Il 21 luglio La Nazione riporta una notizia che fa aprire una nuova buriana politica sulla giunta Rossi. Riprendendo il Report sul sistema di valutazione della performance della sanità toscana 2011, i consiglieri regionali del Pdl Stefano Mugnai (commissione sanità) e Jacopo Ferri (presidente commissione d’inchiesta regionale) hanno denunciato: «Il rosso (della Asl di Massa) ha subìto un incremento del 98 per cento rispetto al 2010, quando era di poco superiore ai 27 milioni e mezzo. Nel bilancio di previsione per il 2011, si parlava di una perdita prevista di “appena” 36 milioni. Invece si tratta di un nuovo buco da 55 milioni e 776 mila euro»: sommando le cifre della voragine, il buco salirebbe così a 400 milioni di euro. Pochi giorni dopo, il 1 agosto, ancora La Nazione dà notizia di una nuova inchiesta penale legata ad un Asl toscana, questa volta a Siena, dove si indaga su un presunto buco da dieci milioni di euro.