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I turchi preferiscono «lo Stato islamico ai ribelli. L’Esercito libero siriano rubava sempre gli aiuti umanitari e li rivendeva»

Al confine tra Turchia e Siria, gli abitanti sunniti parteggiano per i jihadisti: «Non ci hanno mai fatto niente di male. Ho anche degli amici a Raqqa e mi dicono che si sta bene»

Redazione
24/10/2014 - 13:38
Esteri
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confine-turchia-siria

I ribelli dell’Esercito libero siriano, quelli che gli Stati Uniti addestreranno in Turchia e Arabia Saudita per combattere contro Assad in Siria? «Sono peggio dello Stato islamico, i ribelli intercettavano sempre i camion che portavano aiuti [umanitari per i siriani] e poi rivendevano i beni ai commercianti turchi». La pensano così i residenti del villaggio turco di Akcakale, che si trova a un’ora di macchina da Kobane e a mezzo chilometro dalla città di confine siriana Tel Abyad, oggi in mano ai terroristi islamici.

«PREFERISCO LO STATO ISLAMICO». La maggior parte dei residenti, tutti musulmani sunniti, la pensano come Mustafa Kaymaz, esercente di 35 anni: «Non si sentono più spari – dichiara a Reuters – non c’è più caos. So che può sembrare strano ma preferisco avere lo Stato islamico al confine che il Libero esercito siriano». I turchi di questo villaggio cercano di mascherare la loro preferenza per i terroristi islamici: «Forse i cittadini hanno qualche simpatia per lo Stato islamico quando combattevano contro Assad ma adesso che attaccano i curdi, non più».

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isis-stato-islamico«ORA ABBIAMO PACE». Eppure, spiega Yasin Balakan, «da quando hanno conquistato l’altra parte del confine abbiamo pace. Non capisco perché si fa tanto chiasso per Kobane. Il vero nemico è Assad, non lo Stato islamico. Assad ha usato armi chimiche, ucciso centinaia di migliaia di persone e nessuno ha alzato un dito». Nessuno in città sembra avere paura dei jihadisti e delle loro atrocità: «Bisognerebbe riaprire il confine perché possiamo tornare a commerciare. Così noi ci guadagniamo da vivere».

«A RAQQA SI STA BENE». Commerciare con dei terroristi può sembrare una pessima idea, ma non a Akcakale: «Non ci hanno mai fatto niente di male – afferma Mustafa Turan, 32 anni, proprietario di una sala da tè – per cui, perché no? Io devo guadagnarmi da vivere e dare da mangiare alla mia famiglia. Ho anche degli amici a Raqqa (capitale siriana del califfato, ndr) e Tel Abyad e mi dicono che la vita sotto la loro legge va bene, basta che segui le regole».

LA TURCHIA CEDE. Da quando la città siriana curda di Kobane è sotto attacco dello Stato islamico la Turchia ha schierato i carri armati lungo il confine ma non ha fatto un passo per opporsi ai terroristi. Per anni le nuove reclute di jihadisti e ribelli sono entrate in Siria attraverso i porosi confini turchi e il presidente Recep Tayyip Erdogan ha affermato che considera più pericolosi i turchi del Pkk dell’Isis. Dopo aver impedito per un mese ai curdi turchi e iracheni di attraversare il confine per aiutare la città sotto assedio, Erdogan ha dovuto cedere alle pressioni degli Stati Uniti, che sono arrivati a far arrivare nuove armi per i curdi che stanno difendendo Kobane per via aerea.

Tags: esercito libero sirianoisilIsiskobaneraqqaribelliribelli siriaStato Islamicostato islamico siriastato islamico turchiaturchia kobane
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