I segnali positivi della manovra di bilancio

Di Laura D’Incalci
27 Dicembre 2024
La tax unit, il sostegno per i figli e la casa, le comunità educanti e le paritarie. Intervista a Domenico Menorello del network “Ditelo sui Tetti”

Dare gambe agli ideali, passare cioè da buoni intenti a progetti tesi alla realizzazione di una convivenza sociale che sia realmente solidale, meno carica di alienazioni e frustrazioni, potrebbe apparire impresa utopica. In realtà oggi qualche segnale diverso, decisamente incoraggiante, viene dall’intraprendenza del mondo associativo: il Network “Ditelo sui Tetti”, che conta un centinaio di associazioni impegnate in vari ambiti nell’affronto di bisogni e problematiche sociali, ha elaborato una piattaforma di priorità per la legge di bilancio 2025 che è stata presentata, assieme ad altre primarie realtà associative quali il Forum delle associazioni familiari e la Compagnia delle Opere, lo scorso primo ottobre a Palazzo Chigi e inviata anche a tutti i gruppi parlamentari. L’onorevole Domenico Menorello, presidente del network “Ditelo sui Tetti”, descrive a Tempi l’efficacia dell’azione maturata “dal basso” che apre interessanti prospettive.

Come è nata questa iniziativa e quali valori hanno cementato una coesione fra i soggetti della Rete fino alla formulazione di proposte concrete da inserire nella legge di bilancio?

Il tentativo del network, condiviso anche da altri importanti player del mondo associativo, è quello di proporre idee ai decisori politici che partano da una antropologia integrale secondo la quale il valore della persona sia riconosciuto come assoluto in ogni circostanza della vita, specie se piccola, debole e malata. Come alternativa a quella “cultura dello scarto” della fragilità tanto denunciata da papa Francesco, che è il vero portato di una mentalità, che, anche con tante leggi e sentenze, afferma un valore dell’umano solo se “autodeterminato”, capace, insomma, di successo e senza avere relazioni. La prospettiva antropologica di un “uomo tutto intero”, come ci faceva sperare Giovanni Paolo II, implica invece che siano valorizzate concretamente le “formazioni sociali” che, come leggiamo all’art. 2 della Costituzione, cooperano al pieno sviluppo di ogni essere umano. Se una decisione pubblica, politica, legislativa condivide tale concezione dell’umano, di conseguenza le norme a loro volta indicheranno a tutta la società come “bene” la cura e il servizio al più fragile e valorizzeranno i luoghi comunitari di accoglienza e condivisione creativa, secondo una virtuosa logica sussidiaria. È un lavoro di “giudizio” sui fatti pubblici, che proviamo a condividere da qualche anno e che sviluppa anche una inattesa capacità di proposta pre-politica, che innesca un dialogo molto interessante fra pezzi di società e i decisori politici.

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In pratica cosa accade? E quali sono le priorità segnalate nella piattaforma?

In particolare, al Parlamento e al Governo abbiamo chiesto una opzione radicale di sostegno alla natalità e alla famiglia, per contrastare l’emergenza demografica con politiche che mettano al centro un “noi” anziché un “io”, attraverso l’avvio, anche graduale, del quoziente familiare e il sostegno sussidiario alla famiglia in tutti i luoghi umani in cui la relazione può sostenere i genitori e i figli e con una contestuale e connessa attenzione alle fragilità. Per questo secondo profilo, abbiamo segnalato come sia strategico un sensibile potenziamento delle cure palliative e degli strumenti a sostegno dei più deboli; poi il terzo livello è la chiave dei primi due, nel senso che riteniamo come la leva educativa sia la prima risorsa del singolo, della famiglia e della società, per uscire da questo asfissiante e triste neo-individualismo dilagante.

Cosa è stato recepito nella manovra di bilancio 2025 che sta per essere licenziata dal Parlamento italiano sulla base del voto del 20 dicembre della Camera dei deputati?

Innanzitutto, è parso evidente che se il mondo cattolico rimane unito su alcune ragioni comprensibili a tutti, da proporre a un dialogo senza limiti, l’esito è che si riesce ad incidere, a farsi capire e persino a offrire qualche norma migliore. In effetti, anche in questa legge di bilancio 2025, ci sono segnali puntuali che, per quanto iniziali, indicano una chiara direzione verso decisioni pubbliche orientate a quella concezione dell’“umano tutto intero” che riteniamo sia un maggior bene per tutti.

E in concreto?

È utile una premessa. Noi abbiamo proposto ipotesi declinate per le priorità antropologiche a favore della natalità, della famiglia e delle fragilità, ma siamo ben contenti che, come peraltro evidenziato anche nei nostri documenti, una manovra cerchi di restituire all’Italia quella credibilità, ad esempio con la riduzione strutturale del cuneo fiscale, che sostenendo la creatività e permettendo di tenere basso lo spread, introduce sensibili benefici prospettici per il debito pubblico.

Per quanto riguarda, dunque, la natalità, la maternità e la famiglia, la novità più determinante ci sembra l’introduzione, seppur con una formula molto circoscritta, di una tax unit familiare nella iniziale forma di un “quoziente familiare”: ciò significa porre al centro dell’ordinamento fiscale non solo l’“individuo solitario”, ma anche la persona relazionata che scommette la propria esistenza in un rapporto coniugale aperto alla vita. In questo senso nella legge di bilancio all’art. 1, comma 10, è stato inserito il nuovo art. 16 bis al TUIR (DPR 22 dicembre 1986, n. 917) in cui appare al comma 3 il criterio del numero dei figli per determinare una specifica disciplina riguardo alle detrazioni fiscali. È inoltre positiva l’esclusione dell’assegno unico dal calcolo dell’Isee per l’accesso agli asili nido (di cui al comma 209).

La famiglia sembra così recuperare una nuova centralità…

Certamente. Significativo che vi sia uno spazio prioritario della manovra dedicato proprio a “misure in tema di famiglia”, in cui si tracciano non poche disposizione: fra queste sono dedicate molte disposizioni, come ad esempio, oltre a misure di diretta erogazione di somme, l’ampio sostegno agli oneri per l’asilo nido (commi 201 e ss.) o l’allargamento dei congedi parentali (comma 217) o l’estensione alle lavoratrici autonome dell’esonero parziale dai contributi sociali delle madri lavoratrici con due o più figli, previsto all’art. 1, comma 219 e ss. già introdotto per le mamme lavoratrici dipendenti dalla legge di bilancio 2024. Inoltre, a favore della famiglia, non sono da sottovalutare le nuove misure per i “mutui prima casa” e il “Piano casa Italia”.

La fragilità della famiglia sembra legata oggi alla solitudine, come conferma lo statistico Mario Bolzan, intervenuto lo scorso agosto al Meeting di Rimini evidenziando che il primo bisogno della famiglia è avere relazioni. Quali risposte trova questa esigenza nella legge di bilancio 2025?

Ci sono formule in effetti nuove in questo senso. Ad esempio, al comma ai commi 213 e ss. della legge di bilancio si introducono innovative misure per promuovere, con atti del Ministro della famiglia, “comunità educanti” con esperienze e progetti aperti alle reti di famiglie, al terzo settore, nonché alle scuole paritarie. Si trova, poi, la consapevolezza per cui il lavoro può e deve divenire un luogo che accoglie le persone tenendo conto anche delle loro relazioni e i loro affetti più cari. Significativo in tal senso è l’aver insistito sul welfare aziendale circa la conferma di fringe benefit per servizi che il datore di lavoro sostenga per lavoratrici e lavoratori con figli a carico come si legge all’art. 1, commi 386 e 390. Ma soprattutto il “lavoro” diverrà possibile luogo di sostegno alla famiglia se, secondo la proposta di legge di iniziativa popolare promossa da Cisl di attuazione dell’art. 46 della Costituzione, i lavoratori potranno davvero partecipare all’impresa, il che renderà più semplice, ad esempio, riorganizzare orari e modalità in modo più adeguato anche ai bisogni dei figli. In tal senso, è stato molto importante aver inserito un finanziamento per dare a tale prospettiva una celere attuazione (art. 1, comma 457).

Un altro fronte aperto sul quale bisognerà lavorare in futuro, perché sul punto purtroppo non si leggono passaggi in questa prossima legge, riguarda una maggiore sensibilità al rapporto fra generazioni soprattutto valorizzando e sostenendo l’apporto materiale e educativo che i nonni assicurano
alle famiglie più giovani e ai nipoti.

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E quali novità si prevedono per supportare le famiglie che si trovano ad affrontare il tema della fragilità legata alla malattia o a un’invalidità?

Le fragilità sembrano essere una ulteriore costante della legge di bilancio 2025, affrontate con misure volte a una “cura” alla persona in difficoltà cercando di valorizzare le relazioni e la domiciliarità a supporto delle difficoltà che la presenza di una invalidità provoca a tutto il nucleo familiare. In questa linea sono stati accolti gli appelli del network e di molte associazioni di potenziare le cure palliative con un raddoppio dell’incremento di risorse rispetto allo scorso anno per complessivi venti milioni di euro (art. 1 comma 332). È stata poi introdotta, in tema di caregiver, una procedura per reperire risorse da destinare a chi si dedica alla cura di familiari in situazioni di grave inabilità (comma 235).

E in tema di libertà educativa ci sono nuove prospettive?

Più complesso appare il percorso per riconoscere alla famiglia il diritto, ancora nei fatti ampiamente negato, alla libertà di educazione. Le associazioni avevano proposto il “Buono-scuola”, pur legato all’Isee e quindi con un costo assai contenuto, secondo il positivo modello lombardo-veneto. Ci siamo invece dovuti accontentare di un ordine del giorno che impegna il Governo a procedere in tal senso per il futuro.

Sono state però finanziate le scuole paritarie che accolgono alunni con disabilità, con ulteriori 50 milioni (comma 570) e sono state aumentate le detrazioni per le rette da 800 a 1000 euro (art. 1 comma 13). Non molto quindi, ma nemmeno nulla. Specie l’aumento delle detrazioni indica, per quanto simbolico, una direzione che riconosce alla famiglia il diritto di scegliere il percorso educativo dei figli, il che implica che esista in Italia un pluralismo educativo, purtroppo gravemente pregiudicato da decenni di discriminazioni. Si dovrà comprendere meglio questo obiettivo e acquisire più chiarezza sul fatto che non c’è libertà educativa senza pluralismo educativo.

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