I prestiti sono usura? Dall’interpretazione del Corano dipende il futuro dell’Egitto

Di Leone Grotti
30 Agosto 2012
La crisi economica in Egitto rischia di distruggere il paese. Il presidente Morsi cerca prestiti da Cina e Fondo monetario internazionale. Ma per gli estremisti salafiti i presti sono usura. Al-Azhar deve pronunciarsi.

Non è facile essere uno Stato islamico nel ventunesimo secolo e per di più in piena crisi economica. Ne sa qualcosa l’Egitto, che dopo essere riuscito a far dimettere il raìs Hosni Mubarak, deve ora fronteggiare le conseguenze di mesi di Primavera araba e di manifestazioni in piazza Tahrir. L’economia del paese, infatti, è allo sfascio e la sicurezza è un problema serissimo. Solo alcuni dati: la crescita del Pil egiziano è scesa nel 2011 dal 5 all’1 per cento. L’inflazione corre, la liquidità a disposizione delle banche è scesa dai 30 miliardi di dollari dell’era Mubarak ai 9 attuali e il tasso di disoccupazione è salito al 15 per cento, quella giovanile al 25. Gli investimenti esteri sono in calo e le riserve valutarie dell’Egitto sono crollate da 36 a 10 miliardi di dollari.

CINA. In questa situazione, si capisce perché l’Egitto sia alla disperata ricerca di prestiti e finanziatori. Anche per questo il nuovo presidente egiziano Mohamed Morsi, appartenente ai Fratelli Musulmani, gira il mondo in lungo e in largo alla ricerca di investitori. Con discreto successo, visto che questa settimana ha ottenuto dalla Cina la promessa che il Dragone investirà in Egitto 5 miliardi di dollari. Ed è solo l’inizio, stando alle dichiarazioni delle due parti.

SHARIA. Non è finita qua, perché l’Egitto sta anche cercando di ottenere dal Fondo monetario internazionale (Fmi) un prestito di 4,8 miliardi di dollari a un tasso di interesse stracciato: 1,1 per cento. Tutto bene, dunque? No. Perché, come si ricordava, l’Egitto è uno Stato islamico e la sharia, come si sono affrettati a far notare i salafiti, estremisti islamici, ritiene che i prestiti sottoposti a tasso d’interesse siano equivalenti all’usura.

FRATELLI MUSULMANI. I Fratelli Musulmani si sono ritrovati per questo in forte imbarazzo: da un lato devono a tutti i costi risolvere la crisi economica del paese, che si fa sempre più pesante, dall’altro devono mantenere i buoni rapporti con i salafiti e non dare l’idea di non rispettare il Corano. Per questo Abdel Khaleq al-Sherif, capo del dipartimento di guida dei Fratelli Musulmani, ha chiesto all’Università di Al-Azhar, massima autorità religiosa, di emettere una fatwa che chiarisca se prendere a prestito soldi dal Fmi sia da ritenersi usura.

CRISI. La mossa dei Fratelli Musulmani permette così al suo braccio politico, il Partito di libertà e giustizia, di non esporsi troppo. L’usura è proibita dalla legge islamica anche se i più moderati ritengono che si possa parlare di usura solo quando i tassi di interesse sono molto alti. Ora la palla passa ad Al-Azhar: dall’interpretazione del Corano dipende la stabilità o il crollo di un paese.

@LeoneGrotti

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1 commento

  1. lu8051

    Bè, il cosiddetto “Islamic Banking” non è una novità.

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