Non è facile essere uno Stato islamico nel ventunesimo secolo e per di più in piena crisi economica. Ne sa qualcosa l’Egitto, che dopo essere riuscito a far dimettere il raìs Hosni Mubarak, deve ora fronteggiare le conseguenze di mesi di Primavera araba e di manifestazioni in piazza Tahrir. L’economia del paese, infatti, è allo sfascio e la sicurezza è un problema serissimo. Solo alcuni dati: la crescita del Pil egiziano è scesa nel 2011 dal 5 all’1 per cento. L’inflazione corre, la liquidità a disposizione delle banche è scesa dai 30 miliardi di dollari dell’era Mubarak ai 9 attuali e il tasso di disoccupazione è salito al 15 per cento, quella giovanile al 25. Gli investimenti esteri sono in calo e le riserve valutarie dell’Egitto sono crollate da 36 a 10 miliardi di dollari.
CINA. In questa situazione, si capisce perché l’Egitto sia alla disperata ricerca di prestiti e finanziatori. Anche per questo il nuovo presidente egiziano Mohamed Morsi, appartenente ai Fratelli Musulmani, gira il mondo in lungo e in largo alla ricerca di investitori. Con discreto successo, visto che questa settimana ha ottenuto dalla Cina la promessa che il Dragone investirà in Egitto 5 miliardi di dollari. Ed è solo l’inizio, stando alle dichiarazioni delle due parti.
SHARIA. Non è finita qua, perché l’Egitto sta anche cercando di ottenere dal Fondo monetario internazionale (Fmi) un prestito di 4,8 miliardi di dollari a un tasso di interesse stracciato: 1,1 per cento. Tutto bene, dunque? No. Perché, come si ricordava, l’Egitto è uno Stato islamico e la sharia, come si sono affrettati a far notare i salafiti, estremisti islamici, ritiene che i prestiti sottoposti a tasso d’interesse siano equivalenti all’usura.
FRATELLI MUSULMANI. I Fratelli Musulmani si sono ritrovati per questo in forte imbarazzo: da un lato devono a tutti i costi risolvere la crisi economica del paese, che si fa sempre più pesante, dall’altro devono mantenere i buoni rapporti con i salafiti e non dare l’idea di non rispettare il Corano. Per questo Abdel Khaleq al-Sherif, capo del dipartimento di guida dei Fratelli Musulmani, ha chiesto all’Università di Al-Azhar, massima autorità religiosa, di emettere una fatwa che chiarisca se prendere a prestito soldi dal Fmi sia da ritenersi usura.
CRISI. La mossa dei Fratelli Musulmani permette così al suo braccio politico, il Partito di libertà e giustizia, di non esporsi troppo. L’usura è proibita dalla legge islamica anche se i più moderati ritengono che si possa parlare di usura solo quando i tassi di interesse sono molto alti. Ora la palla passa ad Al-Azhar: dall’interpretazione del Corano dipende la stabilità o il crollo di un paese.