Ricapitolando: se ben 575 scuole su 1.227 non hanno un preside in Lombardia è tutta colpa di alcune buste. Le normali buste da lettera consegnate dai docenti candidati al concorso per direttori scolastici in Lombardia sono al centro di quello che sta divenendo un affaire, per l’istruzione, a livello nazionale. Le buste del concorso lombardo – pur essendo state comprate dalla piattaforma usata per l’acquisto della pubblica amministrazione in tutt’Italia – sono risultate infatti troppo trasparenti e avrebbero permesso di leggere i dati anagrafici, senza alcuna garanzia dell’anonimato. Per il momento il concorso risulta sospeso, come se non ci fosse stato, fino alla decisione del Consiglio di Stato il prossimo 20 novembre: ma già oggi scoppia un nuovo identico caso in Calabria. «Le conseguenze sono disastrose» spiega a tempi.it Roberto Pellegatta (in foto), presidente di Disal (l’associazione dirigenti scolastici scuole autonome e libere): «Noi siamo vicini ai vincitori del concorso, e chiediamo che vengano subito assegnati al loro nuovo posto. Perché nessuna sentenza dice che non hanno rispettato le regole».
Quali sono le ultime novità sul fronte presidi?
Ieri c’è stato un incontro all’ufficio scolastico regionale tra coloro risultati idonei al concorso e il direttore scolastico generale della Lombardia, Giuseppe Colosio; oggi invece un meeting tra i docenti risultati idonei e l’avvocato che per Disal ha seguito la loro opposizione al Consiglio di stato. Emerge la volontà di insistere perché il diritto di chi ha vinto sia rispettato e perché si rimedi al disastro delle scuole lombarde senza presidi. Noi, come associazione dei presidi, chiediamo un intervento diretto del ministro dell’Istruzione perché trovi una soluzione normativa per rimediare alla lacuna del Consiglio di Stato.
Lei parla di diritto di chi ha vinto. Ma il Consiglio di Stato non sta mettendo in discussione proprio la bontà dei risultati del concorso?
La questione delle buste non ha a che fare con il merito dei partecipanti, e chi ha vinto lo ha fatto per le proprie capacità. Non lo fanno né la sentenza del Tar dello scorso 18 luglio (che dava ragione ai presidi che avevano fatto ricorso contro la trasparenza delle buste, ndr), né la decisione del Consiglio di Stato in composizione monocratica, del 3 agosto (che ha riavviato il percorso delle nomine dei presidi, in attesa della decisione del Consiglio in composizione collegiale, ndr). Queste sentenze, infatti, si limitano a supporre in forma meramente astratta che le buste avrebbero potuto permettere la conoscenza dei candidati, ma nessuno si è mai interessato di provare che questa violazione dell’anonimato sia accaduta. Se passa questo principio, però, tutti i concorsi andrebbero annullati perché le buste sono uguali dappertutto: e, infatti, è di oggi la notizia che anche il concorso per dirigenti in Calabria, dopo un ricorso, sia stato annullato. Nessuno ha mai provato che l’ipotesi di violazione è davvero accaduta; la magistratura ha l’onere della prova e non può fare giustizia sulla base delle mere ipotesi.
In ogni caso, le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Una scuola su due è senza preside.
Stamattina sono state emanate le reggenze perché l’anno scolastico inizierà domani. Si tratta di 456 nomine, vuol dire che i quattro quinti delle scuole lombarde avranno presidi part time, è una cosa che per ora non esiste da nessun’altra parte in Italia. La situazione è sicuramente grave, perché “presidi a mezzo tempo” vuol dire che nessuno di loro si potrà dedicare a tempo pieno al suo lavoro. A ciò si aggiunge il fatto più grave, che il ridimensionamento in Lombardia ha aumentato il numero degli alunni. Ci sono istituzioni scolastiche che raggiungono 1.400 alunni: come fa, con due scuole, un preside ad occuparsi della qualità della formazione di 3.000 alunni? Come faranno i genitori a parlare con il preside? La reggenza diventa uno strumento abominevole per il lavoro delle persone.
L’assessore regionale lombardo Valentina Aprea chiede un nuovo concorso quanto prima, perché i posti di presidi necessari sono destinati a crescere: cosa ne pensa Disal?
Noi prima di un nuovo concorso chiediamo che vengano messi in servizio i vincitori di questo concorso.
Non è meglio aspettare il verdetto definitivo del Consiglio di Stato del 20 novembre?
Il 20 novembre avremo solo le motivazioni dell’ordinanza. Potrebbe succedere che nell’elaborarle il Consiglio di Stato cambi parere. La sentenza secondo noi è da ogni punto di vista erronea: oltre la motivazione delle buste, la sentenza del Consiglio non rileva alcun elemento di discriminazione o di violazione della trasparenza, o di errore della procedura. Pertanto, chi ha fatto un concorso e ha rispettato la procedura, non può pagare gli errori di una commissione. Responsabile dell’affaire buste è forse un ufficio scolastico regionale che non ha vigilato adeguatamente, non i candidati poi usciti vincitori dal concorso, perché nessuna sentenza dice che qualcuno di loro non ha rispettato le regole. In questo caso la politica deve assumere un’iniziativa a tutela e difesa. E devono farlo presto e in fretta in parlamento; come a suo tempo fecero in Sicilia per il concorso dei dirigenti scolastici dell’isola, lì i parlamentari arrivarono alla formulazione della legge.