I francesi difendono Depardieu: «La sinistra lo vuole abbattere perché ha appoggiato Sarkozy»
«Gérard Depardieu è il capo migliore che si possa desiderare»: così i dipendenti del ristorante parigino di proprietà del famoso attore francese hanno difeso il loro datore di lavoro, in questi giorni sotto il fuoco di fila della stampa francese perché ha deciso di prendere la cittadinanza belga per evitare di pagare la supertassa del presidente Hollande, che prevede un’aliquota record del 75% per tutti i redditi superiori al milione di euro.
«SE FOSSERO TUTTI COME LUI…». Depardieu non è solo un attore, è anche imprenditore proprietario di ristoranti e alberghi. «Se tutti fossero come lui, in Francia ci sarebbe meno tensione» afferma un dipendente del ristorante La Fontaine Gaillon. «La paga è alta, sabato e domenica si riposa perché, dice sempre, tutti hanno diritto a una vita privata, nel ristorante c’è una sala dove i dipendenti possono riposarsi». Trattandosi dei suoi dipendenti, non ci si può certo aspettare che ne parlino male ma i complimenti che gli vengono rivolti arrivano anche da chi lo conosce magari per caso. Dichiara al Le Figaro il giornalaio di rue de Sèvres, dove fino a poco tempo fa viveva Depardieu, a Parigi: «Diciamoci la verità: la sinistra non ha mai sopportato che Depardieu sia andato al convegno elettorale di Sarkozy. Per questo è diventato l’uomo da abbattere».
«COLPA DELLA PRESSIONE FISCALE». Sempre in rue de Sèvres c’è il Bistrot des Amis. Il proprietario dichiara: «Per me ha le palle ad andare via. C’è chi dice il contrario, ma noi lo capiamo. Se la gente che ha i soldi se ne va dal paese è colpa della pressione fiscale. Come si fa a mandare avanti un’impresa a queste condizioni?». E aggiunge che prima del suo arrivo la via era deserta, ora invece è diventata famosa ed è rinata.
TASSA ANTIDEMOCRATICA. In un’intervista rilasciata nei giorni scorsi a Libération dal comico Philippe Torreton, l’interprete di Obelix viene insultato e accusato di «avere pisciato fuori dal vaso». Depardieu è stato poi difeso da Didier Reynders, capo della diplomazia belga, già ministro delle Finanze per 12 anni in Belgio, in questo modo: «La Francia ha liberamente scelto un sistema fiscale che ha delle precise conseguenze e spinge i francesi a lasciare il paese. [Invece che insultare chi abbandona la Francia] dovrebbe riconoscere che una tassa di imposta al 75% sulle rendite non aiuta affatto la democrazia. Perlomeno, non l’aiuterebbe in Belgio».
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!