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Gli dèi del caos vogliono Roma. È questa la storia della Chiesa

Un libro per ricordarci che sopra la tomba di Pietro si combatte una battaglia secolare. E che dalla libertà del Santo Padre dipende la nostra. Parla Angela Pellicciari

Daniele Guarneri
16/11/2015 - 3:00
Cultura
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Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Nel poema La ballata del cavallo bianco Chesterton scrive: «Gli dèi del caos urlano per la caduta di Roma». E gli dèi del caos urlano da un paio di millenni e oltre, aggiungiamo noi. Da che Cristo ha messo piede su questo mondo. Lo evidenzia bene Una storia della Chiesa (Cantagalli) di Angela Pellicciari. Certo, l’autrice non intende risolvere duemila anni di storia in 350 pagine. Ma traccia una sintesi che aiuta a comprendere le principali sfide e difficoltà che la Chiesa si è trovata ad affrontare nel corso del tempo. Ed è sorprendente accorgersi delle analogie, non esplicitate nel testo ma che ognuno può scoprire, con ciò che sta accadendo oggi alla Chiesa e al suo popolo, dal Medio Oriente fino a Roma. Perché parliamo di Roma? Perché, lo vedremo, tutto il mondo è terra di Roma, e se qualcuno vuole sottomettere i popoli, prima deve conquistare la città, casa della cristianità.
«Come i pagani presero spunto dal sacco di Roma per incolpare i cristiani e il loro Dio, così avviene oggi: ai fedeli di Cristo vengono imputate tutte le colpe, come se loro fossero la causa dei mali di tutto il mondo. Ma questo è falso, lo dice la mia esperienza, io sono stata salvata dalla Chiesa. La discrepanza tra quello che viene detto e la mia vita mi ha portato a scrivere questo ultimo libro», dice a Tempi Angela Pellicciari. Ieri come oggi, Satana combatte la Chiesa su due fronti, spiega l’autrice: «La terrorizza con lo spettro della persecuzione e attacca il magistero petrino cercando di corromperne la dottrina». L’attacco, come vedremo, può arrivare dall’esterno ma anche dall’interno. Può essere fisico ma pure materiale.

storia-chiesa-pellicciariI primi perseguitati
La prima persecuzione imperiale ai cristiani è quella di Nerone, nel 46, ma il primo martire è santo Stefano, lapidato nel 36. Anche i giudei per motivi religiosi e i pagani per ragioni economiche si accanirono contro i seguaci del nazareno. Poi fu il turno degli islamici, che «reiteratamente applicano alla lettera quello che c’è scritto nel Corano. Quello che accade oggi in Siria e Iraq per mano dell’Isis, è già accaduto in maniera non meno violenta in passato: la data non è sicura, ma, molto probabilmente nel 1091, l’imperatore Alessio Comneno scrive a Roberto I, conte di Fiandra, per raccontare qualcosa di quello che succede ai cristiani che vivono sotto il dominio turco o che vanno in Terra Santa come pellegrini: “Essi circoncidono i ragazzi e (…) in disprezzo di Cristo versano il sangue della circoncisione nei battisteri, e poi li costringono a urinare negli stessi; li trascinano nelle chiese e li costringono a bestemmiare il nome e la fede della Santa Trinità. Coloro che si rifiutano li affliggono con innumerevoli pene e alla fine li uccidono. (…) Corrompono turpemente le vergini, ponendole in faccia alle loro madri, e le costringono a cantare canzoni viziose e oscene, finché non hanno terminato i loro vizi; uomini di ogni età e ordine, ragazzi, adolescenti, giovani, vecchi, nobili, servi, e, ciò che è peggio e più vergognoso, chierici e monaci, e – che dolore! – ciò che dall’inizio dei tempi non è stato mai detto o sentito, vescovi, sono oltraggiati con il peccato di Sodoma, e un vescovo sotto questo osceno peccato perì. Contaminano e distruggono i luoghi sacri in innumerevoli modi, e ne minacciano altri di peggiore trattamento. E chi non piange di fronte a ciò? Chi non ne prova orrore? Chi non prega? (…) Agite pertanto finché avete tempo, per non perdere il regno dei cristiani e, ciò che è più grande, il Sepolcro del Signore, e quindi abbiate non il giudizio eterno, ma la giusta ricompensa nei cieli. Amen”».

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Ciò che l’autrice ha voluto evidenziare è che l’opera di Satana è cominciata fin da subito: la Chiesa, anche quando non contava nulla, non aveva uno Stato, i suoi fedeli erano nemmeno un centinaio, cioè nulla considerata l’estensione dell’impero romano, anche allora era perseguitata. Perché? «Perché la Chiesa è il corpo di Cristo e Satana lo odia, quindi fin dall’inizio la perseguita, non c’entra se è grande o piccola, se i fedeli sono tanti o pochi. Satana fin dall’inizio combatte il corpo di Cristo». Oltre al terrore portato da imperatori, barbari e islamici, l’attacco a Cristo arriva anche dall’interno della stessa Chiesa con le eresie che cercano di corromperne la dottrina. «Fin dall’inizio gli apostoli mettono in guardia i fedeli dal male che può arrivare dall’interno. San Matteo scrive: “Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in vesti di pecore, ma dentro sono lupi rapaci”; san Paolo: “Persino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare perverse dottrine”; san Pietro: “Ci saranno in mezzo a voi falchi”».

L’eresia luterana
Vale la pena riportare quello che l’autrice scrive nel libro, a proposito di queste eresie, per parlare di Lutero: «Da cinquecento anni, a partire dal libero esame di Lutero che esalta la relazione individuale con Dio a scapito di quella comunitaria, la modernità punta sulla centralità dell’individuo con i suoi desideri, le sue necessità e i suoi bisogni, col risultato che l’uomo è solo. Ma “Non è bene che l’uomo sia solo”, scrive la Genesi. La comunità cristiana è il gioiello pensato da Dio per dare speranza e consolazione al mondo. E la Chiesa riparte. Anno dopo anno la virata del pontefice la scuote, la certezza della verità la muove e lo Spirito Santo le ridona coraggio». «Oggi a forza di esaltare libertà e diritti individuali non siamo forse arrivati alla disintegrazione della persona?», aggiunge Pellicciari. «Mentre la Chiesa ripropone l’unico modello che rende felice l’uomo: la famiglia, la comunità. È la comunità cristiana che dà la forza ai fratelli di resistere alle persecuzioni, perché la bellezza della proposta di Dio passa dalla comunità, non può finire con l’individuo».

In una delle sue prime lettere Giovanni scrive: «Come avete udito che deve venire l’anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi: sono usciti di mezzo a noi ma non erano dei nostri». Oggi i lupi rapaci vogliono tutto dalla Chiesa. Gli slogan che quotidiani e televisioni ripetono da un paio di settimane non fanno altro che ricordare agli uomini di Chiesa che Cristo è nato e morto povero, mentre ci sono vescovi e cardinali che vivono nel lusso. È evidente che un po’ di sobrietà in alcuni casi non guasterebbe, ma è altrettanto chiaro che questi attacchi alla Santa Sede (uno degli stati più antichi al mondo, che ha regnato su Roma per oltre mille anni) servono a screditarla agli occhi dei fedeli e del mondo intero. Per magari farle perdere i suoi beni preziosi. È già accaduto anche questo in passato.

L’intuizione di Chesterton
«Nel Risorgimento in nome della purezza della fede e della vera morale, in nome di Gesù nato e morto povero, moltissimi ordini religiosi sono stati soppressi e la Chiesa è stata espropriata di palazzi, conventi, chiese, oggetti d’arte, biblioteche, terreni. Pio IX, ha ripetutamente ricordato ai fedeli le ragioni che rendono importante, per la Chiesa, il possesso di uno Stato. Nell’allocuzione Quibus quantisque, redatta nel 1849 da Gaeta mentre a Roma infuria la repubblica, il Papa scrive: “I fedeli, i popoli, le nazioni e i regni non presterebbero mai piena fiducia e rispetto al Romano Pontefice se lo vedessero soggetto al dominio di qualche Principe o Governo, e non già pienamente libero. Ed invero i fedeli, i popoli ed i regni non cesserebbero mai dal sospettare e temere assai che il Pontefice medesimo non conformasse i suoi atti al volere di quel Principe o Governo nel cui Stato si trovasse, e perciò, con questo pretesto, sovente non avrebbero scrupolo di opporsi agli stessi atti”».
Nel 1872, a Papa ridotto a prigioniero in Vaticano, Pio IX indirizza al segretario di stato Antonelli la lettera “Costretti nelle attuali tristissime circostanze” in cui scrive: «La libertà religiosa dei cattolici ha per condizione indeclinabile la libertà del Papa, ne segue che se il Papa, giudice supremo ed organo vivo della fede e della legge dei cattolici, non è libero, essi non potranno giammai rassicurarsi sulla libertà ed indipendenza dei suoi atti». Ecco perché è così importante che ancora oggi il Papa possieda uno Stato: il minuscolo ma importante stato del Vaticano.

C’è un ultimo particolare di Una storia della Chiesa. Il libro della Pellicciari, a parte al principio dove si parla di Gerusalemme come luogo della manifestazione di Dio, poi si concentra su Roma, perché tutto il mondo è terra di Roma, scrive Chesterton all’inizio del XX secolo. «L’intuizione del poeta inglese che collega a Roma il cuore della battaglia fra luce e tenebre, ordine e caos, vita e morte, esplicita il filo conduttore che accompagna la cultura cristiana durante i secoli», spiega Pellicciari.

«La Chiesa è romana. L’attacco a Pietro è a Roma. E Roma, all’epoca è il mondo. La Chiesa di Roma è sempre stata attaccata nel corso dei secoli e ancora lo è. Ma qual è la caratteristica che differenzia i cattolici dall’islam, dal protestantesimo, dalla massoneria? Che Cristo vince in croce. Mentre gli altri vogliono dominare il mondo, la Chiesa no. La Chiesa sa che Cristo ha vinto in croce, quindi ai suoi fedeli tocca la testimonianza fino al sangue. San Giovanni Paolo II lo ha fatto fino alla sua ultima ora. Non si può sottomettere il mondo se non si domina Roma, perché lì c’è Pietro. Ci hanno provato i protestanti, i massoni, i comunisti che sono arrivati ad attentare alla vita di Giovanni Paolo II. L’islam è da 1.500 anni che afferma di voler conquistare Roma, lo ha dichiarato anche l’Isis. Anche gli jihadisti lo sanno bene: senza sconfiggere Roma e quindi la Chiesa, il mondo non sarà mai sottomesso. Cristo ci ha insegnato che il potere non è la risposta alla vita. E questo insegnamento è più efficace delle spade». 

Foto da Shutterstock

Tags: angela pellicciarichestertonGiovanni Paolo IIIsisvaticano
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