Giusva, il docu-film sul terrorista Valerio Fioravanti

Di Chiara Sirianni
08 Agosto 2011
Arriverà a settembre, accompagnato da un libro, il docu-film Giusva - La vera storia di Valerio Fioravanti di Francesco Patierno. Una pellicola per raccontare il terrorista condannato all'ergastolo, assieme alla moglie Francesca Mambro, per la strage di Bologna del 2 agosto 1980. I punti oscuri della vicenda, però, rimangono ancora tanti

Era un bambino prodigio, il figlio de “La famiglia Benvenuti“, il più amato sceneggiato della tv italiana negli anni Sessanta. Sarebbe diventato il più temuto terrorista di destra. Per la prima volta un film-documentario d’autore ricostruisce la storia di Giuseppe Valerio Fioravanti, sullo sfondo di un Paese che dal “boom” economico passò troppo rapidamente alle esplosioni vere e proprie e alla violenza estrema degli anni Settanta. Una storia cattiva, spietata e senza lieto fine, raccontata in un documentario che ha il ritmo di un film d’azione, accompagnato da un libro che ne approfondisce i temi e le questioni più controverse. Francesco Patierno è l’autore di un docu-film in uscita a settembre, “Giusva – La vera storia di Valerio Fioravanti”, che accompagnerà un libro (Sperling&Kupfer) composto da quattro saggi di Luca Telese, Andrea Colombo, Nicola Rao e lo stesso Francesco Patierno. «È una storia importante da ricordare – ha dichiarato Patierno – anche perché è una storia per certi versi pedagogica. Fioravanti e Mambro sono forse gli unici ad aver fatto un percorso di integrazione reale, lento e graduale. Parlando con poliziotti, carabinieri e magistrati che hanno avuto a che fare con loro, mi sono accorto che c’è stata da parte loro una certa capacità di elaborare il giudizio». 

 

Nato a Napoli nel 1964, Patierno ha diretto più di duecento tra spot pubblicitari, filmati istituzionali e documentari. «Credo di aver affrontato la storia in maniera molto equilibrata – prosegue il regista – non ho edulcorato il passato ma ho cercato di sistemarlo in un contesto che cercasse di far capire di più la violenza di quegli anni. Anni di una particolare ferocia che i ragazzini di oggi non conoscono. Valerio Fioravanti, per sua stessa ammissione, non era fascista, ma ha fatto il fascista. E’ come se avesse deciso di stare dalla parte dei neri perché i neri erano una minoranza, era per lui come mettersi dalla parte del più debole. Nel documentario si trasmette quindi anche la casualità dell’appartenenza». Un approccio che ricorda quello di “Storia nera” (Cairo editore) scritto nel 2007 dal giornalista Andrea Colombo (ex militante di Potere Operaio, ex editorialista de Il Manifesto, ex portavoce di Rifondazione comunista al Senato) insieme con Fioravanti e Francesca Mambro, i due esponenti dei Nar condannati per la strage di Bologna del 2 agosto 1980. Colombo si era convinto studiando le carte processuali dell’innocenza dei due.

 

In un intervista a Luca Telese, aveva dichiarato: «Non io, ma tutti i grandi giornalisti “democratici e di sinistra” da Paolo Mieli a Rossana Rossanda sanno che il processo non tiene, che si basa solo su teoremi. Lo sanno anche moltissimi, a sinistra, fra militanti e società civile. Malgrado questo, Bologna resta tabù». La strage di Bologna è la più grave della storia repubblicana e l’unica per la quale siano stati individuati dei colpevoli. Fioravanti e Mambro, all’epoca 22 e 21 anni, sono stati condannati all’ergastolo dopo cinque processi con sentenza definitiva. I due ex Nar hanno sempre negato la responsabilità nell’eccidio. E il giallo giudiziario è ancora aperto. «C’è ancora molto da fare per arrivare alla verità» ha dichiarato ieri Rosario Priore, giudice istruttore di alcuni dei più importanti processi della storia giudiziaria italiana, dall’eversione nera e rossa al caso Moro, fino alla strage di Ustica passando per l’attentato a Giovanni Paolo II. «So che la procura di Bologna sta ancora lavorando su uno stralcio che vedeva un’ipotesi completamente diversa sulla matrice della strage».

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