Giustizia lumaca? Il consulente “tartaruga” e tutti i record dei flemmatici giudici di Catanzaro

Di Chiara Rizzo
16 Aprile 2013
Con diecimila processi civili inevasi, la procura ha avviato un'inchiesta per scoprire le cause dei ritardi. Rinviato a giudizio un consulente tecnico che dopo tre anni non aveva mai consegnato le perizie.

Che la giustizia italiana sia molto lenta è un dato ormai inconfutabile: nell’ultima condanna riportata lo scorso 12 febbraio presso la Corte europea dei diritti dell’uomo, il Belpaese è riuscito a raggiungere due record contemporaneamente: non solo per un procedimento civile iniziato nel 1993e terminato solo nel 2011, ma anche per un povero cittadino ricorrente che ha vinto il processo, però è morto prima che la giustizia facesse in tempo a emettere una sentenza definitiva.
Secondo il ministero della Giustizia, nel 2012 sono stati avviati 4 milioni di nuovi processi civili e ne sono rimasti pendenti, tra i nuovi e quelli accumulatisi dagli anni precedenti, 5 milioni e mezzo. Per ovviare al problema ogni distretto giudiziario da tempo ha cercato di aumentare l’efficienza dei propri uffici. Così sta accadendo anche a Catanzaro, dove è emerso un caso specchio dei record delle lumache.

IL CONSULENTE LUMACA. Con ben 10 mila procedimenti civili pendenti solo in quel distretto, il presidente della corte d’Appello ha lanciato un allarme, ripreso dal sostituto procuratore Carlo Villani, che ha avviato un’indagine per scoprire le cause dei ritardi. Si è così scoperto che un contributo importante lo hanno giocato le perizie affidate ai vari consulenti tecnici: con costanti rinvii i consulenti tecnici d’ufficio, i “ctu”, riuscivano a dilatare i tempi dei processi anche di anni.
In particolare per uno è stato già chiesto il rinvio a giudizio, perché secondo le prove raccolte dall’accusa, l’uomo nel giugno 2010 aveva ricevuto dal giudice l’incarico di valutare puntualità, validità e operato di alcuni pubblici dipendenti: e invece dopo tre anni e diversi solleciti del tribunale, il ctu quelle perizie ancora non le aveva ancora fatte. Ora sarà il gup a valutare se andare a dibattimento o no.

PIANO PIANO. Forse però una qualche riflessione la corte d’Appello dovrebbe avviarla anche sui più recenti dati statistici pubblicati dal ministero della Giustizia sugli indici di produttività di tutti i magistrati che lavorano a Catanzaro. In media ogni magistrato (civile e penale) in servizio ha aperto, nel 2011, 8.483 processi, ne ha chiusi 10 mila, ma se ne ritrova inevasi almeno altri 15 mila.
Dati che mettono Catanzaro al fanalino di coda per l’efficienza dei suoi giudici, persino al confronto con città molto più grandi e litigiose: a Como, con il doppio della popolazione, più o meno lo stesso numero di processi aperti ogni anno, ogni giudice in media ha “appena” 2 mila procedimenti inevasi. A Catania, con una popolazione cinque volte superiore, e un numero di procedimenti quattro volte maggiore, a ogni magistrato a fine anno restano inevasi la metà dei processi dei colleghi calabresi, “solo” 7 mila. Davvero è tutta colpa solo dei consulenti d’ufficio?

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