«Caro Giovannino, ti accogliamo noi»

Di Carmine Arice
06 Novembre 2019
Giovannino, neonato di quattro mesi, è stato concepito con fecondazione eterologa e abbandonato in ospedale dai genitori perché affetto da una grave patologia. La lettera con cui il Cottolengo si dice disposto ad accoglierlo: «La tua vita ha un valore infinito»
neonati ospedale

Stamattina la Stampa ha raccontato, a partire dalla prima pagina, la storia di Giovannino, nato all’ospedale Sant’Anna di Torino in estate e affetto da una malattia rarissima, la Ittiosi Arlecchino. Giovannino è stato fortemente “voluto” dai genitori, che sono ricorsi alla fecondazione eterologa per concepirlo. Ma quando hanno scoperto la sua malattia, che spacca la pelle in grosse placche quadrangolari e che di solito non permette la sopravvivenza, l’hanno abbandonato in ospedale. Questo dettaglio, non irrilevante, è stato curiosamente omesso da giornali come il Corriere della Sera e Repubblica, che hanno ripreso stamattina la notizia. Il piccolo vive da quattro mesi in ospedale, circondato dall’affetto di tutto il personale medico del Sant’Anna, ma ancora nessuno è riuscito a farsene carico, a causa delle difficili cure delle quali Giovannino ha bisogno. Questa mattina, però, il Cottolengo si è dichiarato disponibile ad accoglierlo. Pubblichiamo di seguito la lettera con cui padre Carmine Arice si rivolge direttamente al piccolo Giovannino.

Caro Giovannino, quando questa mattina abbiamo letto la tua storia, così breve ma già così importante, ci è venuto subito,  nel cuore il desiderio di accoglierti tra noi. Sai, don Giuseppe Cottolengo ha voluto una casa proprio per quanti fanno fatica a trovarne una perché la loro situazione di vita o di salute era particolarmente difficile. E così vogliamo continuare a fare anche noi.

Sai, alcuni pensano ancora a casa nostra come un luogo dove abita gente che è bene non mostrare in giro, o che è segregata chissà in che modo. In realtà, sempre di più la Piccola Casa che, se sarà necessario, è disposta ad essere la tua casa, sta modulando risposte diverse a domande diverse. C’è chi ha bisogno di una struttura sanitaria, chi ha bisogno di una casa di cura o di assistenza perché non autosufficiente, chi di una scuola, chi di una casa famiglia, chi di una comunità di accoglienza …!

Anche per te, caro Giovannino, vorremmo pensare un’accoglienza degna del valore infinito della tua esistenza, con tutto ciò che sarà necessario e nelle modalità che richiede una situazione così particolare come la tua: insomma una casa con persone che ti vogliono bene e si prendono cura di te fino a quando sarà necessario.

Se poi ci sarà una famiglia, con un papà e una mamma che vorranno essere tuoi genitori, saremo contenti di affidarti a loro. Quello che ci preme dirti ora, e che questa mattina con Madre Elda e Fratel Giuseppe abbiamo subito pensato, è che tu una casa ce l’hai: la nostra casa è la tua casa! E siamo certi che la Divina Provvidenza, in sinergia con le istituzioni che vorranno aiutarci, non mancherà di dare tutto il necessario.

Ti abbracciamo con tutto il cuore.
A nome di tutta la Piccola Casa della Divina Provvidenza,
Padre Carmine Arice (padre generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza)

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