La preghiera del mattino

I giochetti francesi e i veti turchi che “spiegano” la centralità dell’Italia nella Nato

Di Lodovico Festa
28 Giugno 2023
Rassegna ragionata dal web su: il microimperialismo di Macron nell’Alleanza, le porte chiuse di Erdogan in faccia alla Svezia, le ambiguità del Pd sull’ingresso dell’Ucraina
Bandiera della Nato
Foto Ansa

Su Atlantico quotidiano Giuseppe Morabito scrive: «Lo sviluppo della guerra in Ucraina dimostra il temporaneo accantonamento dell’idea dell’Ue strategicamente autonoma dagli Stati Uniti e questo con buona pace delle aspirazioni soprattutto francesi. Senza gli aiuti americani, ritengono molti analisti, Kiev sarebbe già in mano russa».

Il prossimo vertice di luglio della Nato a Vilnius sarà concentrato sulla cosiddetta “difesa avanzata”, che contempla anche una riflessione su come si contiene l’iniziativa egemonistico-spionistica della Cina.

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Su Formiche Emmanuele Rossi scrive: «Il presidente francese, Emmanuel Macron, si è opposto alla proposta della Nato di aprire un ufficio a Tokyo perché ritiene che l’alleanza di sicurezza debba rimanere concentrata sulla propria regione nord-atlantica. La linea dell’Eliseo è particolare, perché arriva a poca distanza dal vertice di Vilnius dell’alleanza e perché complica mesi di discussioni all’interno della Nato per la creazione del primo avamposto dell’alleanza nella regione indo-pacifica. Soprattutto, sembra frenare un orientamento da parte della Nato, che già da tempo – ed esplicitamente nel nuovo Startegic Concept – ha individuato le dinamiche dell’Indo-Pacifico e le interconnessioni con il quadrante euro-atlantico come parte degli interessi strategici, e dunque aumentato le partnership con paesi come il Giappone e la Corea del Sud (in parte anche l’India), e inserito la Cina tra i rivali sistemici».

Macron da una parte fa il primo della classe sull’“Ucraina nella Nato”, dall’altra cerca di impedire un eccesso d’influenza britannica nell’“alleanza” (opponendosi alla nomina del ministro della Difesa del Regno Unito a segretario della Nato) e ostacola iniziative nell’Indo-Pacifico. Un presidente politicamente sempre più fragile cerca (inopportunamente) di usare una sorta di microimperialismo per galleggiare.

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Su Huffington Post Italia Angela Mauro scrive: «La maggioranza dem si astiene in dissenso dal gruppo socialista, sì da Gualmini e Bresso, no da Smeriglio. Il capo delegazione Benifei a Huffpost: “Favorevoli all’integrazione euro-atlantica dell’Ucraina, sì nel voto finale. Ma sull’adesione alla Nato, inserita probabilmente per insistenza dell’Ecr, abbiamo preferito astenerci”».

Urli e strepiti nel Pd sui sindaci che si permettono di discutere l’opposizione all’abolizione del reato di “abuso di ufficio” proposta da Carlo Nordio. Molta tolleranza, invece, sulla questione Nato (in particolare Nato-Ucraina) con liceità di posizioni “sì”, “no”, “forse” e “però”.

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Su Scenari economici Guido da Landriano scrive: «Come sottolinea Al Jazeera in un nuovo reportage, a questo punto c’è solo una voce che conta: quella di chi pone il veto. “I funzionari occidentali speravano che Erdogan avrebbe ammorbidito la sua posizione sulla questione diplomaticamente carica dopo essersi assicurato una combattuta rielezione il mese scorso”. Resta il fatto che Erdogan non ha segnalato alcun cambiamento di opinione sulla questione, anche dopo che Stoccolma si è preoccupata di piegarsi alle richieste di Ankara. “La Svezia ha delle aspettative. Non significa che le rispetteremo”, ha detto Erdogan questa settimana nel corso di colloqui ad alto livello tra funzionari turchi e svedesi ad Ankara. Stoccolma è servita».

Mentre Berlino supera, per rispettare l’alleanza atlantica, anche molti mal di pancia sulla “questione cinese”, Parigi e Ankara si differenziano in modo variegato su diverse iniziative Nato. Anche questa situazione spiega la centralità sia pur relativa che ha assunto la politica estera dell’Italia e una certa luna di miele internazionale di cui gode Giorgia Meloni. Luna di miele che dovrebbe molto velocemente far fruttare in senso strategico e non solo propagandistico. Intanto i soliti isterici antimeloniani che sottolineavano come Joe Biden non avesse consultato Roma sul misterioso colpo di Stato in Russia, sono stati immediatamente spiazzati dal presidente americano che ha chiamato rapidamente la premier italiana per ribadirne appunto la centralità.

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