Barzanò (lecco). «Per evitare equivoci, gli esseri umani hanno cercato di chiamare le cose con il loro nome. Da qualche tempo non è più così». Lo ha detto l’attore Giacomo Poretti, all’incontro “L’imprevisto della vita. Dentro le cose, verso il Mistero”, tenutosi ieri a Barzanò (Brianza) e organizzato dalla Fondazione Costruiamo il Futuro, in collaborazione con la Fondazione Tempi. L’attore del trio “Aldo Giovanni e Giacomo”, e Massimo Camisasca, vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, hanno dibattuto del tema davanti a un migliaio di persone nel gremito centro sportivo locale. Al loro fianco, c’era il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, che per l’occasione si è ritagliato l’inedito ruolo di moderatore.
GENITORE 1 E 2. Secondo Poretti, il lavoro di un comico è, prima di tutto, capire le parole, conoscerle bene. E prima di parlare di un tema bisognerebbe capire che cosa le parole significhino. Ma da un po’ di tempo è più difficile farlo, ha detto attaccando scherzosamente la politica del presidente socialista francese Francois Hollande, «quello che va in motorino». «Per esempio, se prima, con la parola papà si definiva il genitore maschio e mamma la genitrice femmina, ora, giusto per svecchiare la lingua e i concetti, il papà e la mamma si è deciso di rinominarli con genitore 1 e genitore 2». «Resta da definire se il maschio indosserà la maglietta numero 1 o se invece verrà attribuita alla femmina», ha osservato il comico. «Ancora più complessa è la vicenda di quando entrambi i genitori saranno entrambi maschi o entrambi femmine. Forse si deciderà ai rigori o più democraticamente come per la presidenza della Ue, sei mesi a testa». «E i nonni come li chiameremo?», si è chiesto Poretti, «colui che vizia 1 e colui che porta sempre i regali 2?».
L’IMPREVISTO. Dopo questa premessa, l’attore del trio comico Aldo Giovanni e Giacomo, ha parlato dell’imprevisto nella sua vita, e dell’incontro inaspettato con gli altri due «cialtroni», Aldo e Giovanni. «Vivevo in una famiglia di operai e non mi sarei mai aspettato di trovarmi a fare il comico», ha spiegato Poretti, che abitava a Legnano, in una zona che allora era una «immensa fabbrichetta». «La cultura dove sono cresciuto era questo: si doveva andare a lavorare e ciò era accettato benevolmente. Nessuno si vergognava di fare l’operaio. E anch’io avrei dovuto esserlo, quello era il mio orizzonte di vita», ha raccontato. Sarebbe stato il suo destino andare a lavorare in fabbrica, ma dopo un aver cambiato vari impieghi, compreso quello di facente funzione di infermiere, si accorse di provare un desiderio che lo portava verso tutt’altro mestiere, l’attore teatrale. E lo seguì, andando a recitare nella compagnia teatrale del suo oratorio: «Tutto nacque perché un prete mi aveva messo addosso questa doppia malattia, il calcio e il teatro», ha confessato Poretti.
Camisasca si è soffermato anche sul mistero della presenza del male nel mondo. «Il male fa parte di quelle cose che non hanno risposta», ha aggiunto. «Cristo – ha detto il vescovo citando Paul Claudel – non è venuto a spiegare la croce; è venuto a distendersi sulla croce», ciò perché il male rimane un mistero per l’uomo, e nonostante tutto Dio, che «sa essere impassibile, ma non è senza compassione», non lo abbandona. Dunque, ha concluso il vescovo, come insegna la croce, «se c’è qualcosa che ci è chiesto è quello di dare il proprio contributo con la carità personale, con il sacrificio».