
Giacomo Poretti racconta la sua conversione: «Da come si orienta il tuo sguardo dipende il destino della tua vita»
In un certo senso, parlandone all’ultimo Meeting di Rimini – dove si era recato per presentare il suo libro Alto come un vaso di gerani – ne aveva già parlato. Ma nell’intervista pubblicata oggi su Avvenire e tratta dalla rivista Credere, l’attore comico Giacomo Poretti («il 33 per cento del trio», come dice lui, con Aldo e Giovanni), spiega il suo percorso di riavvicinamento alla fede. E, come ormai ci ha ormai abituato, lo fa alternando l’ironia al racconto profondo del suo vissuto.
RELIGIONE? UN FERROVECCHIO. Giacomo parla degli anni spensierati dell’oratorio che oggi, rivisti con gli occhi di un padre, «sono acnora più importanti: proprio qualche giorno fa, insieme con altri genitori, io e mia moglie ci siamo interrogati su quale oratorio nella nostra zona potesse accogliere nostro figlio. Ma il suo ruolo è minacciato perché noi genitori abbiamo la fissa dell’eccellenza. Corsi di inglese, di judo, di pianoforte…: mettiamo addosso ai figli un’ansia da prestazione pazzesca».
Raccontando il suo percorso, Poretti spiega che, dopo quegli anni, si è sempre più allontanato dalla fedea: «Mi ero convinto che la Chiesa non potesse dare risposte alla mie inquietudini e che la religione fosse un ferrovecchio».
Il pregiudizio fu vinto in maniera strana. Inviato a partecipare a un cineforum con i gesuiti di San Fedele di Milano, Giacomo e la moglie conobbero padre Eugenio Bruno: «Diceva cose profonde, che mi colpivano, ma in modo strano, come se ti stesse prendendo in giro». Così si susseguono altri incontri e, in particolare, una cena con altri amici «con i quali da un po’ ci capitava di porci domande sul senso della vita e su Dio».
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LA SCINTILLA. Di quella cena, Giacomo racconta un episodio: «A un certo punto è venuta fuori la domanda: “Come possiamo sapere se Dio esiste davvero?”. Lui ci ha guardato e ha detto: “Io mi sono fatto prete a vent’anni perché ho capito che Dio è amore”. E si è rimesso a mangiare. Lo so, è una frase che può sembrare vuota, retorica, ma per noi è scoccata la scintilla. Da quel momento io e Daniela (la moglie, ndr) e un’altra coppia abbiamo iniziato un percorso di fede con lui e un altro gesuita, fatto di preghiere e di conoscenza della Bibbia».
Giacomo spiega anche di amare la preghiera del Padre Nostro («c’è dentro tutto: la libertà, la misericordia…») e di essere impressionato dalla storia di Davide e Betsabea («parla dello sguardo: da come si orienta il tuo sguardo dipende il destino della tua vita»). Dice anche che «Dio dà senso alle cose. Dentro l’orizzonte della fede c’è un senso per la vita. Poi, certo, resta la fatica di declinare questa scelta nel comportamento di tutti i giorni, con le paure e i dubbi che tutti noi abbiamo».
DIO E’ UN ARTISTA. Per definire Dio, Giacomo tira fuori questa immagine: «È un grande artista. Se penso anche solo alla bellezza delle cose che ha fatto, non può che essere un artista. E il fatto che abbia sentito il desiderio di creare l’uomo, per mettersi in relazione con lui, è un mistero affascinante». Giacomo chiede a Dio per suo figlio la salute, ma anche qualcosa di meno scontato: «Che trovi un bel gruppo di amici, perché è importante che a scuola e in oratorio faccia parte di un gruppo: in qualche modo, questo ti salva. Anche la scuola elementare, cattolica, l’abbiamo scelta con attenzione, per la stessa ragione».
IL MORALISMO E IL FASCINO. Se oggi i credenti sono rappresentati come tristi e musoni è a causa di «un insegnamento della fede spesso ancora intriso di moralismo. in cui la religione si identifica con un elenco di divieti, con una mancanza di libertà. Invece esiste – eccome! – una gioia della fede e credo che sia soprattutto la gioia della relazione, con lui e tra noi. Dio, secondo me, va più d’accordo con chi si relaziona con lui, anche se magari si arrabbia, come Giobbe. Bisogna avere il coraggio di fare delle domande a Dio, se no si vive tutto con paura».
GENITORE 1 E 2. UNA DOMANDA AL PAPA. Parlando di papa Francesco Gaicomo avverte che, purtroppo, oggi molti intendano le sue parole come «frasi da cioccolatino». «Mi pare – nota – che ancora si debba capire davvero chi è questo Papa. Io da lui mi aspetto anche, come papà, che mi aiuti ad orientarmi nel mondo di oggi. Quando sento che in Francia non ci sarà più la festa del papà o della mamma, ma del genitore uno e o del genitore due, sono curioso di sapere cosa ne pensa il Papa».
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12 commenti
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Da quando si è convertito i suoi spettacoli non fan più ridere: ho ha una spirito di patata.
Alto come un vaso di gerani ma con un cuore grande grande!!!
Qui attendiamo tutti un serio pronunciamento della Chiesa. Io trovo incredibile il silenzio sia di Bagnasco sia, a maggior ragione di Francesco. Se continuasse così, si sprirebbero degli scenari terrificanti.
Alla manifestazione della Curia Torinese sulla famiglia un noto demografo ha detto che l’Italia non ha più un futuro demografico. Nel giro di 35-50 anni non ci saranno praticamente più italiani autoctoni in Italia. L’ultima possibile salvezza è rendere più forte la famiglia naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna.
E comunque, come diceva oggi un lettore del Foglio, siccome Francesco ama farsi chiamare Vescovo di Roma, non c’è più praticamente nessun ostacolo morale o interiore a passare a pregare col Vescovo di Costantinopoli.
Sono pronto a passare con gli ortodossi greci.
No, scusi, Bagnasco e Francesco hanno appena parlato e come al solito sono stati insultati dalla lobby.
Un uomo ci racconta la bellezza di un incontro e lei sig Italo si sofferma sull’ ultima domanda. Anche io non sono d’accordo con il ridurre papà e mamma (con dei numeri), perchè il papà e la mamma sono chi fa nascere una famiglia che a sua volta è il fulcro della società.
Però lei e Tempi non avete detto nulla quando il cardinal Bagnasco al funerale di don Gallo ha dato la comunione a Luxuria, perchè secondo me non partite da una poizione di LIBERTA’ ma da un pregiudizio.
Grazie
L’ho detto e lo ripeto: Luxuria ha fatto malissimo a presentarsi a fare la comunione.
Io ho visto sacerdoti che si sono rifiutati di dare la comunione (IL CORPO DI CRISTO), forse il cardinale Bagnasco ha avuto paura dei media?
Ma il Papa è stato molto chiaro in diverse occasioni e con prese di posizione quindi con le azioni nn credo che debba stare lì a discutere continuamente sul’argomento per dare voce ai giornalisti. Già durante l’intervista rilasciata al ritorno da Rio lui ha detto cosa pensa e che nn c’è bisogno di perdere ancora tempo sul’argomento ( tando lui nn cambia la sua versione…) nn condanna nessuno ma la famiglia è formata da uomo e donna, e penso che la scomunica all’ex sacerdote gay sia la risposta al suo pensiero in merito
Evidentemente non le sono distinte le proporzioni,lei non è nessuno, lui è il pontefice,ci pensi un secondo,
Ogni volta che parla il pontefice,le sale stampa del mondo si attivano.se parla lei…..non mi faccia essere offensivo.per quanto mi riguarda entri pure nella legione straniera
Dai l’impressione che la tua fede dipenda da quello che dicono o fanno gli altri. Forse devi approfondire la tua relazione con Gesù anche con una preghiera più personale.
Devo dire che la sua affermazione mi lascia stupito.ma è scritta con sincerità e garbo la ringrazio
Genitore 1 e Genitore 2, altra beffarda incursione aerea della lobby dittatoriale omosessualista. Tale lobby spesso sbandiera il DSM come stendardo per normalizzare l’omosessualità, dicendo che dal 1973 non è più una malattia. Ora, a parte il fatto che dire che l’omosessualità non è una malattia non significa ancora dire che è normale, vorrei tanto che la si piantasse di considerare “bibbie” documenti dalla chiara natura e finalità politica. Il DSM è stato pesantemente squalificato, per esempio, dal National Institute of Mental Health che l considera privo di validità, inattendibile, inaffidabile, non scientifico.
Ma vi sono schiere di psichiatri, psicologi e studiosi che considerano il DSM una cagata pazzesca. Per esempio, sentite cosa dicono Herb Kutchins dell’Università Statale della California, Sacramento, e Stuart A. Kirk dell’ Università di California, Los Angeles: “ci sono ampie ragioni per concludere che le ultime versioni del DSM come strumento clinico sono inaffidabili e dunque di dubbia utilità ai fini della classificazione”.