Gas, inflazione e ritorno della Cina. Cosa aspettarsi dai primi mesi del 2023

Di Gianluca Salmaso
09 Gennaio 2023
La situazione energetica migliorata che può liberare risorse, la partita della Bce sui salari, le mosse del governo in Europa, Pechino pronta a ripartire. Scenari di Gianclaudio Torlizzi (T-Commodity)
Gas

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Se il 2022 è stato l’anno della guerra in Ucraina e del panico sul mercato dell’energia, il 2023 è iniziato all’insegna di un altro tipo di incertezza: i prezzi del gas sono ai minimi da oltre un anno, con effetti positivi attesi anche sulle bollette, ed è legittimo chiedersi se siamo di fronte a un nuovo equilibrio o solo all’occhio del ciclone. Tempi ne ha  parlato con l’esperto di energia e materie prime Gianclaudio Torlizzi, fondatore della società di consulenza T-Commodity.

Torlizzi, che scenario si sta delineando sul mercato energetico?

La situazione energetica è migliorata notevolmente nelle ultime settimane per effetto del meteo che, rivelandosi molto più caldo rispetto alle medie stagionali, ha comportato un forte ribasso sui prezzi del gas che sono passati dai 130 euro al megawattora di metà dicembre a meno di 70 euro in questi giorni.

Insomma, ci ha salvati il riscaldamento globale?

Oltre al meteo hanno aiutato anche le chiusure anticipate di molti settori energivori, dovute anche all’indebolimento dell’economia. Questi due fattori arrivano in un contesto in cui le scorte di gas erano state portate su livelli molto alti, con effetti positivi di riprezzamento dei contratti di breve ma anche di medio termine. Un chiaro segno che il mercato vede per quest’anno, in assenza di imprevisti, una situazione più tranquilla di quanto si temesse fino al mese scorso.

Quali frutti ci aspettiamo da questa stagione?

Questa situazione avrà effetti positivi sul nostro paese perché, se i prezzi dovessero rimanere su questi livelli, si libererebbero più risorse in favore dell’economia. Dei 30 miliardi della legge di bilancio, 20 sono stati destinati dal governo agli aiuti sul fronte energetico: se si attenua l’allarme sull’energia, si possono liberare fondi da destinare altrove.

Possiamo attenderci anche una tregua dall’inflazione di questi ultimi mesi?

Le pressioni inflazionistiche rimangono molto legate all’approccio della Banca centrale europea e lo dimostra negativamente come il forte calo del prezzo del gas non si sta traducendo in un raffreddamento delle aspettative di rialzo dei tassi. Questo perché la Bce ha adottato un approccio molto restrittivo sul fronte monetario e ciò sta spingendo gli investitori a non conferire la giusta importanza alla spinta disinflazionistica data dal settore energetico e da quello della logistica.

La Bce sembra giocare ad uno sport diverso da quello strettamente legato all’energia

La Bce intende stroncare sul nascere i possibili aumenti salariali. Il controllo sui salari rimane l’obiettivo perché si ritiene che, se anche in Europa si dovesse seguire la dinamica americana delle retribuzioni, ciò avrebbe delle conseguenze sulla tenuta dell’Unione. Così facendo si corre il rischio di restringere la politica monetaria più di quanto sarebbe necessario, soprattutto in un contesto in cui i tassi d’interesse a lungo termine dovrebbero essere tenuti sotto controllo per incentivare i paesi a intraprendere gli investimenti in capacità produttiva, unico vero stimolo contro l’inflazione.

Che effetto avranno questo tipo di misure sullo stato dell’Unione?

L’aspetto importante è che, a prescindere da come possa dipanarsi in quest’anno la situazione energetica, quello che è emerso con chiarezza e che i paesi sono andati in ordine sparso. Il governo italiano dovrebbe ribadire con forza in sede europea che, se non si dovesse adottare un approccio collegiale, il rischio che poi ci possano essere dei comportamenti protezionistici sarebbe molto forte. Se altri paesi finanziano o aiutano con sussidi le proprie industrie e l’Italia non può farlo per motivi di bilancio, è chiaro che si andrebbe a tutelare in altri modi.

Di questo passo finiremo col dimenticarci anche della Cina

La Cina è stata lontana dal mercato per tutto il 2022 e questo ci ha permesso di tenere le scorte di gas su livelli molto alti pur strapagandolo. Il 2023 sarà l’anno della Cina in cui i consumi cresceranno in maniera molto forte perché è volontà del suo governo uscire dalla strategia zero Covid per dare nuovo slancio all’economia.

Il ritorno su piazza del gigante asiatico ci dovrebbe preoccupare?

Al momento questo allarme non c’è perché i consumi industriali europei registrano un -15 per cento sulle medie stagionali e quelli privati sono molto più bassi e in Cina, complice anche il Capodanno, le aziende viaggiano a un regime molto ridotto. È probabile che il picco del Covid sia passato e che quindi, dal mese di febbraio, si possa assistere a un ritorno della Cina sul mercato che porterebbe i valori del TTF verso i 100 euro al megawattora. E poi vedremo come andrà l’economia europea.

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