«Un grande lavoro su tutti gli aspetti del problema clima… una vera festa». Si è lasciato andare a elogi sperticati Jean Jouzel, uno dei vicepresidenti dell’Ipcc (Commissione internazionale sul cambiamento climatico), sul libro Climate Changed. Il fumetto di 480 pagine realizzato da Philippe Squarzoni è stato tradotto in inglese quest’anno e secondo il climatologo francese «è un lavoro estremamente ben documentato» che utilizza «un modo meraviglioso per veicolare la conoscenza accumulata dalla nostra comunità scientifica».
CATASTROFISMO. Il fumetto affronta tutti i temi legati al cambiamento climatico e al surriscaldamento globale, dispensando catastrofismo a piene mani. Il protagonista, che è lo stesso Squarzoni, intervista nove esperti che fanno a gara a chi offre visioni più lugubri. La colpa per il fallimento del summit di Copenhagen, ad esempio, viene attribuita ai «negatori» del global warming, che sono rappresentati molto gentilmente come scarabei che spingono una palla di escrementi.
ALLUVIONI E SICCITÀ. Il fumetto non vuole nascondere gli errori dei climatologi alla Al Gore, ma quando viene citata la previsione dell’Ipcc secondo cui i ghiacciai dell’Himalaya si sarebbero sciolti entro il 2035, si specifica che «questo è l’unico errore in un rapporto lungo tremila pagine». Dovunque si leggono previsioni da far tremare le vene e i polsi, come quella secondo cui 250 milioni di persone entro il 2020 potrebbero essere vittime di alluvioni causate dall’innalzamento del livello del mare e 60 milioni emigrare per la siccità. Oggi questi migranti per il cambiamento climatico sarebbero «tra i 25 e i 50 milioni», anche se l’argomento non viene meglio specificato.
COLPA DELLE MULTINAZIONALI. Così, tra un elogio sperticato delle energie rinnovabili e una critica rabbiosa alle emissioni di Co2, il protagonista Squarzoni si sente in dovere di fare qualcosa per invertire la tendenza che fa «prevalere gli interessi economici sui bisogni ambientali».
Ecco perché Camille, la compagna di Squarzoni, entra nel “Nuclear Power Christmas Market” aggirandosi tra le corsie con un fucile da assalto in spalla. Camille è pronta a vendicarsi perché «oggi, il popolo è stato derubato della possibilità di scegliere sui temi energetici. Le decisioni sono nelle mani di politici o grandi multinazionali».
MORTE A BABBO NATALE. Mentre si arrovella in simili ragionamenti, con il fucile ormai in mano, Camille si imbatte in tre pericolosi figuri vestiti da Babbo Natale. Uno ha in mano delle bottiglie di Coca-Cola, un altro afferra un pacchetto-regalo da uno scaffale. A Camille prudono le mani: «Produciamo di più così possiamo consumare di più». Alla fine non ce la fa più a trattenersi e spara a ripetizione, crivellando di colpi gli uomini travestiti da Babbo Natale. Sotto, una scritta recita: «Sul fronte della domanda, tocca agli individui, alle famiglie e alle comunità locali valutare i loro stessi bisogni, con un occhio alla tutela della conservazione».
«QUALITÀ NARRATIVA». La pagina successiva mostra Camille e Squarzoni sopra i corpi senza vita degli uomini, emblema del consumismo. Camille infierisce con il fucile ancora un po’ su di loro, mentre svetta la frase: «Rendere la conservazione un fattore positivo nel futuro richiederà un grande cambiamento nella direzione politica». Identificare Babbo Natale con l’origine dei mali del mondo non è proprio quell’esempio di «qualità narrativa e artistica» che il vicepresidente del pannello Onu ha lodato.