Francia, ecco le stanze del buco. «Ma i tossicodipendenti vogliono uscire dall’inferno della droga»

Di Leone Grotti
03 Aprile 2015
Il governo Hollande le ha inserite nella legge sulla Sanità. Intervista al deputato Ump Yannick Moreau: «Sono stanze della morte. Costano 1,2 milioni di euro e con quei soldi si fanno tre centri di recupero»

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Con la nuova legge sulla Sanità, in discussione in questi giorni all’Assemblea nazionale francese, oltre a diverse novità sull’aborto, verrà introdotta anche la sperimentazione delle cosiddette Stanze del buco, locali per tossicodipendenti dove sia possibile consumare droghe illegali con l’assistenza di infermieri. A Parigi era tutto pronto per l’apertura già nel 2013, ma il Consiglio di Stato l’aveva bloccata ricordando che il consumo di droga è illegale e che per permettere una deroga, serviva un’apposita legge del Parlamento. Il governo di François Hollande ha quindi deciso di inserire un codicillo nella nuova legge sulla Sanità. Ma i socialisti hanno trovato alla Camera l’opposizione ferma e ragionata di un parlamentare dell’Ump, Yannick Moreau (foto a destra), che ha rilasciato un’intervista sul tema a tempi.it.

Perché il governo Hollande vuole approvare questa sperimentazione?
Per lavarsi la coscienza il governo fornisce una risposta falsa a un problema vero. Invece che considerare il problema alla radice e adottare politiche ambiziose per spingere le persone dipendenti alla guarigione, cioè a smettere di drogarsi, si accontenta di nascondere queste persone nelle “stanze del buco”, con gran sperpero di denaro pubblico.

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Il prezzo di una stanza del buco è oggi stimato a 1,2 milioni di euro l’anno. Questa somma sarà presa dalle tasse dei contribuenti, anche se la maggioranza dei francesi si oppone a questa misura. E dire che con quei soldi si potrebbero finanziare tre centri terapeutici con 30 dipendenti, che ogni anno permetterebbero ai malati di ritrovare la loro libertà e la loro dignità, guidandoli verso la strada dell’astinenza, aiutandoli a smettere.

Che messaggio dà la Francia ai tossicodipendenti?
Legalizzando le stanze del buco, il governo dà ai drogati un’idea di fatalismo e al resto della società di lassismo. È possibile uscire dalla dipendenza dalla droga ma le stanze del buco non portano a questo risultato. Ho incontrato molti ex tossicodipendenti che mi hanno confermato, tutti quanti, che le persone dipendenti non vogliono altro se non essere accompagnate fuori, non imprigionate dentro l’inferno della droga. Molti mi hanno parlato delle stanze del buco come di «stanze della morte». Il governo sta davvero diffondendo un messaggio di abbandono.

Che cosa propone di fare allora dal punto di vista politico?
La nostra priorità deve essere la guarigione di ogni malato. La politica della sanità deve essere accompagnare le persone dipendenti verso un’uscita dalla consumazione di sostanze stupefacenti. Lo Stato dovrebbe appoggiarsi alle comunità terapeutiche che propongono di smettere e aiutano gli ex drogati a reinserirsi nella società. Queste comunità sono ancora troppo poco sviluppate e dovrebbero essere al cuore del nostro sistema di cura.

Opponendosi alla legge all’Assemblea nazionale, lei ha dichiarato: «Le stanze del buco sarebbero un cattivo segnale di banalizzazione della droga per  i giovani del nostro paese». Perché?
Oggi la droga è vietata e sanzionata in Francia. Legalizzare le stanze del buco significa autorizzare il possesso e il consumo di prodotti stupefacenti. La priorità dovrebbe essere diffondere tra i giovani un messaggio di prevenzione e tra le persone dipendenti uno di guarigione. Non bisognerebbe far vedere che la droga è autorizzata in certi luoghi, con il beneplacito dello Stato. Ogni educatore, ogni genitore sa che quando i giovani crescono, hanno bisogno di punti di riferimento per non perdersi in cattive strade.

Ora parla come un padre di famiglia.
Guardi, qualche anno fa ho letto Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, di Christiane F. Quella lettura mi ha sconvolto. Il libro parla di una giovane ragazza che cade nella spirale infernale della droga e poi della prostituzione. Una delle mie figlie ha 13 anni, come il personaggio chiave del romanzo. Io penso a lei e a tutti i giovani che potrebbero essere tentati dalle sostanze stupefacenti, che dalle stanze del buco vengono banalizzate.

Oltre che deputato, lei è anche sindaco di Olonne-sur-Mer, piccolo comune della Vandea. La droga è un problema anche da voi?
Tutti i giorni mi ritrovo a dover affrontare questa piaga e la sofferenza delle famiglie che cercano delle soluzioni. A queste famiglie, così come alle persone dipendenti che si curano nelle comunità terapeutiche, e che sono andato a incontrare, voglio dire che non sono soli e che noi possiamo aiutarli.

@LeoneGrotti

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