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«I maoisti indiani hanno rapito i due italiani per motivi politici»

Intervista a padre Ajay Singh, direttore dei servizi sociali dell'arcidiocesi dove Paolo Bosusco e Claudio Colangelo sono stati rapiti. «I guerriglieri vogliono essere forti nelle trattative con il governo. Chiedono che i tribali e i dalit abbiano più dignità. Ma non possono ottenerlo con le armi, la Chiesa invece aiuta ogni giorno».

Leone Grotti
20/03/2012 - 20:15
Esteri
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«Le presunte foto di donne seminude e il turismo umano non c’entrano niente. I maoisti hanno rapito Paolo Bosusco e Claudio Colangelo solo per motivi politici». Padre Ajay Singh, direttore dei servizi sociali dell’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar, che copre il distretto di Kandhmal, in Orissa, Stato indiano dove i due italiani sono stati rapiti il 14 marzo, conosce bene la zona, i maoisti (o naxaliti), i conflitti tra le popolazioni tribali e il governo, le lotte per gli espropri delle terre. Tutti elementi indispensabili per capire perché un gruppo di guerriglieri “rossi”, in uno Stato di 40 milioni di abitanti, ha rapito due turisti che sarebbero esperti di viaggi e spedizioni in angoli remoti del mondo e rispettosi delle popolazioni locali. L’accusa rivolta dai guerriglieri agli italiani è di aver scattato foto a donne tribali seminude mentre si bagnavano in un fiume, ma questa è solo una versione per la stampa. La verità è un’altra, come racconta padre Singh a tempi.it.

C’è qualche aggiornamento sulla condizione dei due italiani?
Sono ancora nelle mani dei maoisti, che hanno nominato tre persone per negoziare. Il governo invece, al contrario di quanto hanno scritto alcuni, non ha ancora trovato i mediatori adatti.

Come stanno andando i negoziati?
L’unica cosa che so dei negoziati è che il governo non ha ancora trovato i suoi negoziatori.

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Perché Bosusco e Colangelo sono stati rapiti? L’accusa è legata a “scatti rubati”.
I maoisti li hanno rapiti solo per motivi politici. Ora sono forti nelle loro trattative con il governo. Le foto non c’entrano niente.

Che cosa vogliono i maoisti?
I maoisti contano circa 20 mila effettivi, operano in diverse parti del paese e combattono per ottenere benefici per le persone più marginalizzate, come le popolazioni tribali o i dalit (gli intoccabili, i fuori casta, il livello più basso e discriminato della società nel sistema castale indiano, ndr).

Il governo come risponde alle loro richieste?
Cerca di fermarli con la violenza, spesso molto brutale. Loro si battono per ottenere vantaggi economici per le persone più deboli ma il governo non ascolta mai le persone più deboli e non cerca una soluzione pacifica ma la lotta.

Perché?
In India esiste il sistema delle caste, in Kandhmal ci sono tribali e dalit. La maggior parte delle persone che si trovano al governo sono della casta più elevata e quindi non considerano neanche i bisogni di queste persone.

I maoisti allora riscuotono successo tra la gente in Kandhmal?
No, la gente non è maoista, anzi. Crede nella democrazia e non appoggia i guerriglieri. Forse qualcuno simpatizza, ma sono davvero pochi. In generale, sostengono il governo.

Perché qualcuno appoggia i maoisti?
Perché il governo li ha abbandonati e li trascura da anni. La gente non è contenta del governo centrale perché c’è un enorme numero di tribali e di dalit che vengono disprezzati ed emarginati. E la gente magari pensa che i guerriglieri potrebbero aiutarli a cambiare questa situazione.

Qual è il problema principale degli abitanti?
Ci sono compagnie minerarie che vengono da fuori e occupano le terre dei tribali e dei dalit, che vengono espropriati delle loro case e cacciati. Per questo ci sono anche degli scontri, perché per questa gente la terra è la vita. Terra per loro significa identità, cultura, religione, economia, tutto è connesso alla terra.

Sembra quasi che i rapitori degli italiani siano dei benefattori.
No, loro vogliono davvero maggiore qualità della vita per i tribali, ma io non posso giustificarli o difenderli. Questa è la loro filosofia ma non hanno successo. Non si può combattere con le armi, anche se il fine può essere giusto. L’India è una democrazia, le armi non sono un mezzo adeguato.

Come si muovono la Caritas e la Chiesa per aiutare queste persone?
Noi lavoriamo perché possano assumere conoscenze e capacità, cerchiamo di aiutarli ad organizzarsi per vivere. Le persone che vivono in questi luoghi non sono educate e spesso non vogliono cambiare. Il nostro compito è lavorare per loro, aiutarli a raggiungere l’uguaglianza perché abbiano accesso all’educazione, alla sanità e al microfinanziamento. Così che possano raggiungere migliori condizioni di vita e dignità.

Vi occupate anche dei tribali?
Sì, noi lavoriamo molto tra i tribali perché la maggior parte di loro sono dalit.

Come si sta muovendo la Chiesa per la liberazione degli italiani?
Noi non abbiamo nessun tipo di contatti con i gruppi maoisti ma la Chiesa ha fatto un appello a tutte le persone per la loro liberazione, abbiamo anche rilasciato un comunicato stampa in cui chiediamo ai rapitori di lasciarli andare. Facciamo appelli e preghiamo per la loro liberazione.
twitter: @LeoneGrotti

Tags: caritascasteChiesaclaudio colangeloCristianidalitgovernoindiamaoistiorissapaolo bosuscorapimentosinghterre
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