Milano, venerdì 5 ottobre. L’autunno si avvicina e i primi scioperi studenteschi occupano le strade di alcune città italiane. Alla fermata metropolitana Gioia, a pochi passi dal nuovo palazzo della Regione Lombardia, si sono radunati gli studenti delle scuole superiori milanesi. Sono 200-300 ragazzi, armati di megafono, fischietti e un camioncino con impianto stereo. Al grido “Formigoni pezzo di merda” il corteo comincia il suo cammino aperto da uno striscione: “Voi non potete fermare il vento. Gli fate solo perdere tempo”. Firmato: Fronte democratico. All’inizio della colonna polizia e carabinieri per mantenere l’ordine ed evitare qualsiasi scontro. Al terzo semaforo gli scioperanti sono già dimezzati: chi si ferma nei bar, chi scende alla stazione di Repubblica, chi prende un’altra direzione.
Ad un incrocio un gruppetto di studenti è fermo al semaforo. Uno spaccato di umanità incredibile. Scusate, contro chi protestaste?
Formigoni. Si deve dimettere.
Ah. Perché?
Perché la Moratti ha tagliato i fondi alle scuole pubbliche.
La Moratti?
No, scusi. Non la Moratti, il ministro dell’Istruzione è la Gelmini!
La Gelmini?
Coione (senza “gl”, non è un errore) – interviene un ragazzo – è Profumo.
Quindi, Letizia Moratti, ministro dell’Istruzione dal 2001 al 2006, anzi no, Mariastella Gelmini, ministro dal 2008 al 2011, anzi scusate, Francesco Profumo taglia i fondi alle scuole pubbliche e Formigoni si deve dimettere. Chiaro, lineare e preciso.