Formigoni: «Berlusconi “naturaliter cristiano”. Milano lo ricordi con il lutto cittadino»

Di Emanuele Boffi
12 Giugno 2023
L’ex governatore lombardo ricorda i primi incontri negli anni Settanta, l’avventura politica e il caso Englaro. «C’è ancora bisogno di Fi. Sala gli dedichi una giornata»
Silvio Berlusconi e Roberto Formigoni
Silvio Berlusconi con Roberto Formigoni a Milano nel 2010 (foto Ansa)

«Mi spiace moltissimo», dice a Tempi Roberto Formigoni parlando della scomparsa di Silvio Berlusconi. Tra di loro, racconta l’ex governatore di Regione Lombardia, c’era un rapporto che risaliva agli inizi degli anni Settanta quando il Cavaliere, imprenditore già di successo e che ancora non immaginava alcun impegno politico, chiamò Formigoni, in quegli anni leader dei giovani cattolici popolari. «Mi telefonò per conoscermi e per conoscere questo gruppo che faceva parlare molto di sé perché aveva il coraggio di opporsi apertamente alla sinistra extraparlamentare. Ci ritrovammo nei suoi uffici in via Rovani e ascoltò i nostri racconti sulle violentissime contestazioni che subivamo in università e sui luoghi di lavoro. Scattò un interesse e una simpatia: ci raccontò che da giovane era fra coloro che avevano aiutato ad appendere i manifesti della Democrazia cristiana e, sapendo della nostra preparazione culturale, volle organizzare con l’Istra (l’Istituto di Studi per la Transizione cui allora partecipava anche Angelo Scola) dei corsi d’aggiornamento per i suoi collaboratori, cui lui stesso partecipava. Non dimentico, poi, il suo sostegno importante al Meeting di Rimini, manifestazione che apprezzava e per la quale si spese in prima persona».

Odiato dagli invidiosi

«È stato un grande uomo politico che mi ha concesso l’onore di un rapporto personale. Mi volle come presidente di Regione Lombardia e poi come senatore, mettendomi in lista subito dopo di lui. Abbiamo collaborato moltissimo sia per la Regione sia per Forza Italia, condividendo momenti gloriosi e grandi difficoltà. Ero con lui sotto il palco, nel dicembre del 2009, quando fu colpito dalla statuetta che gli sfigurò il volto. Aveva appena annunciato la mia candidatura alle Regione e poi fu assalito».

Perché è stato tanto amato ma anche così odiato? «Perché tra gli italiani ci sono tanti invidiosi. Invidiosi del suo successo, un successo che si è meritato col lavoro e con un carattere buono e simpatico. È per questo che è stato così perseguitato e lo posso ben dire io, che ne so qualcosa».

Naturaliter cristiano

Berlusconi liberale, Berlusconi riformista, possiamo dire anche “Berlusconi cristiano”? «Io direi “naturaliter cristiano”. Nel senso che non so se rispettava proprio alla lettera tutti i dieci comandamenti, ma senz’altro la sua azione era ispirata a quei princìpi che aveva imparato dalla madre, donna di fede. Si pensi solo a come gestì la vicenda di Eluana Englaro, la ragazza di Lecco in stato vegetativo al centro di un famoso caso nel 2009. Come presidente di Regione Lombardia avevo detto che nessun ospedale lombardo avrebbe potuto dare la morte a una donna che non viveva attaccata alle macchine, ma che era accudita amorevolmente dalle suore Misericordine. Berlusconi appoggiò convintamente questa linea e, assieme al governo, emanò un decreto d’urgenza per salvarla. Fu il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a non voler firmare quel decreto e a condannare a morte la povera Eluana, che fu portata in una clinica privata in Friuli e lasciata morire di fame e di sete».

Una giornata di lutto cittadino a Milano

Inevitabile oggi pensare a quale possa essere l’eredità lasciata da Berlusconi. «Mi auguro che i responsabili del partito da lui recentemente nominati rimangano fedeli al compito che lui ha assegnato loro: che è quello di essere un partito di centro nel centrodestra che sostiene il governo Meloni, senza farsi distrarre da altre alleanze. E, oltre a questo, mi auguro che Forza Italia continui in quell’opera di coinvolgimento di altre persone, al di fuori del partito, che hanno gli stessi ideali popolari, liberali e riformisti».

Oltre all’aspetto più strettamente partitico, dice Formigoni, «Berlusconi ci lascia in eredità il centrodestra, che si inventò lui, e il sistema bipolare. Questi sono meriti imperituri, che si sommano ai suoi successi in campo imprenditoriale, televisivo e sportivo. Spero che anche i suoi avversari sappiano ricordarlo e rispettarlo come merita, anche se temo che molti di loro continueranno ad andare avanti ad odiarlo».

Soprattutto, conclude Formigoni, «mi auguro che la città di Milano gli dedichi una giornata di lutto cittadino. Berlusconi ha fatto tanto per questa città, l’ha amata e servita. Spero che il sindaco Beppe Sala, al di là delle legittime e diverse posizioni politiche, abbia questo coraggio nel giorno delle esequie».

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