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Marco Aurelio è stanco come un uomo abbastanza vecchio da prevedere la sua morte. Scalda le sue membra al focolare. Ne contempla il fuoco, che qualche foglio di papiro gettato dentro ravviva. È stupefacente, il fuoco. È l’unico dei quattro elementi che si rende visibile da sé. L’aria non si vede, la terra e l’acqua non si illuminano da sole. Il fuoco si manifesta senza bisogno d’altro, verticale, felce di luce per i pascoli dell’occhio, non deve mendicare un posto al sole. Stasera le fiamme sono un po’ più alte del solito. L’imperatore le ha alimentate con le lettere di Faustina Minore, sua moglie. Tutte le lettere che ella aveva inviato a Gaio Avidio Cassio, governatore della Siria ed elemento scatenante di una guerra civile… Marco Aurelio non ha voluto che il fuoco gli prestasse la sua luce per leggerle, ma solo la sua voracità per distruggerle. Come scriverà lo storico Cassio Dione, «rifiuta di essere, suo malgrado, nella necessità di odi...
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