Un solo saputello come il professore Alberto Melloni vale cento capre illetterate come il Correttore di bozze. Ma che dico cento? Probabilmente mille, se non mille mila. Sia dunque lodato Melloni, e sempre sia lodato. Tuttavia a volte, specie quando l’insigne storico della Chiesa esce dalla modalità wikipedia e si avventura inopinatamente in considerazioni politiche, capita anche a lui di infilarne tante ma tante che se fosse un correttore di bozze lo avrebbero già scacciato a pedate da qualunque giornale. Per esempio, il commento alla manifestazione per la famiglia uscito a sua firma sul Corriere della Sera di ieri era così sciatto e infingardo che perfino quella ciabatta del Correttore di bozze adesso può sentirsi autorizzato a infliggere al mondo il proprio parere.
Dunque. Innanzitutto, come annuncia già il titolo dell’articolo, Melloni vede “dietro la manifestazione tante ragioni strumentali”. Il Correttore di bozze è un tipo scarpe grosse e cervello zero, e dunque qui riuscirà ad analizzarne solo alcune, tutte sarebbero troppe. In generale, comunque, ci vuole un bel coraggio a imputare agli altri “strumentalizzazioni” quando si comincia un articolo così: «L’enciclica Laudato si’ definisce il creato la “casa comune” di un’unica famiglia umana. Una famiglia oggi minacciata da una lacerazione devastante, di cui sono icona i “poveri cristi” sugli scogli di Ventimiglia, guardati con disumani occhi da chi li giudica colpevoli d’esser poveri, neri e di non essere annegati. Non la pensa così un pezzo di cattolicesimo militante che sabato s’aduna a piazza San Giovanni a Roma, davanti alla cattedrale del Papa. Sono, quei cattolici, convinti che la famiglia sotto attacco sia quella di “mamme e papà”».
Al Correttore di bozze pare di cogliere in questo incipit una certa sagace intenzione di insinuare che chi ha deciso di scendere in piazza a Roma farebbe meglio a occuparsi dei migranti, anziché dei propri ricchi privilegi familisti. Ma ormai è risaputa la pochezza intellettuale del Correttore di bozze, fesso lui che vede malizia là dove invece c’è solo scintillante filantropia: state certi che oggi, mentre Roma sarà subissata di «cattolici militanti» pronti a dare il peggio di sé, Ventimiglia sarà invece letteralmente invasa da moltissime famiglie Melloni assai prodighe di solidarietà verso i «poveri cristi».
E veniamo alle “ragioni strumentali” individuate da Melloni (fingendo di ignorare la parte in cui il professore rinfaccia a questo «segmento» di Chiesa «forse non enorme, ma smemorato e politicamente orientato» l’imperdonabile colpa del Family day del 2007, ovvero quella di aver fermato l’istituzione delle unioni civili, ma soprattutto di aver messo «Prodi alla berlina»). Quali sono dunque queste “ragioni strumentali”? Eccole in estrema sintesi, accompagnate dalle solite sciocche chiose del Correttore di bozze.
1. I manifestanti pro famiglia secondo Melloni «si muovono un tempismo tutto politico. Vogliono cioè pressare il centrodestra italiano, che si sta ora risvegliando da uno stato di confusione, e mettere in mora un credito che la Chiesa ha offerto agli ultimi tre governi di larghe intese, di cui fu maieuta l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano». In effetti è evidente, solo quel sempliciotto di un Correttore di bozze non ci era ancora arrivato: la plebaglia cattolica militante scende in piazza proprio adesso mica perché gliene freghi qualcosa del ddl Cirinnà e dei corsi di gender a scuola, ma va’ là, il vero obiettivo è calpestare la maieutica dell’allora presidente Napolitano e fargli ombra con il minaccioso vessillo di Ncd.
2. Questi scalmanati, continua il professore, «vogliono, inoltre, incidere sull’azione parlamentare come se non ci fosse la carta di Nizza, che per l’Italia ha rango fondamentale, a stabilire che l’orientamento sessuale non può essere causa di discriminazione alcuna». Ovviamente non sta scritto da nessuna parte che per combattere le discriminazioni si debba per forza approvare il matrimonio gay à la Cirinnà. Se questo concetto è entrato nel microscopico cervello del Correttore di bozze, potrebbe entrare anche nell’enorme testolina di Melloni. Egli però, a differenza dei facinorosi di Roma, non è affatto «disposto a certificare l’impotenza del cattolicesimo davanti al dovere morale della mediazione democratica». Nemmeno, evidentemente, davanti al «dovere morale» di opporsi a queste leggi certificato dalla dottrina della fede.
3. Melloni dice poi di non vedere, nella manifestazione, «nulla di quel “dialogo con chi la pensa diversamente”» invocato dal segretario della Cei Nunzio Galantino, secondo i giornali proprio in contrapposizione all’iniziativa. Molto di quel “dialogo con chi la pensa diversamente”, invece, Melloni potrà con soddisfazione trovarlo forse in uno come Ivan Scalfarotto, l’uomo che porta avanti le battaglie Lgbt nel governo, talmente “moderato” nelle rivendicazioni da essere considerato un mezzo prete dalla “comunità arcobaleno”. Un esempio? Secondo Scalfarotto a Roma ci saranno solo «integralisti cattolici» determinati a fermare «leggi che concedono diritti a qualcuno senza togliere nulla a nessuno» (nemmeno ai bambini?, replica cattivissimo il Correttore integralista, mettendo colpevolmente a repentaglio questo splendido inizio di dialogo).
4. Infine, subdoleggia Melloni, chi va in piazza per la famiglia «vuol anche aggredire il Papa e i suoi uomini, accusati di non tener viva la polemica sulle questioni etiche, per dedicarsi a questioni per loro secondarie come misericordia, povertà, pace, perdono». Al che a un Correttore di bozze, da vero sfigato dell’oratorio, verrebbe da replicare che è il Papa il primo a invitare le famiglie ad «agire contro le colonizzazioni ideologiche». Ma appunto, strumentalizzare papi e vescovi per sostenere le proprie idee è un’operazione troppo smaccatamente clericale, roba da preti mancati. Passi per un correttore di bozze, ma un cattolico adulto non lo farebbe mai.