«Libertà, uguaglianza, fraternità: ecco perché va respinta l’eutanasia»

Di Leone Grotti
10 Febbraio 2022
La massima repubblicana verrà "uccisa" dalla legge sull'eutanasia, di cui si discute anche in Francia. Un libro smonta il mito secondo cui i transalpini sarebbero favorevoli alla "buona morte"
Manifestazione contro l'eutanasia in Francia

Manifestazione contro l'eutanasia in Francia

Oggi arriva alla Camera, in Italia, il disegno di legge sul suicidio assistito, un tema sempre più dibattuto in Europa dopo la legalizzazione della buona morte da parte di Spagna e Austria. In Portogallo una legge è naufragata all’ultimo in seguito alla ripetuta opposizione del presidente della Repubblica, ma verrà presto ripresentata. Lo stesso accade in Francia, dove il primo articolo della legge sull’eutanasia introdotta dal deputato Falorni è stato approvato dall’Assemblea nazionale ad aprile e dove il tema tornerà centrale nel dibattito se alle presidenziali trionferà Emmanuel Macron o un altro candidato di sinistra.

«L’eutanasia uccide i valori repubblicani»

In vista della prossima battaglia legislativa è uscito in Francia l’interessante libro Fin de vie en République. Avant d’éteindre la lumiére. La tesi dell’autore, l’avvocato parigino Erwan Le Morhedec, è originale: «L’eutanasia va respinta nel nome della massima repubblica: libertà, uguaglianza, fraternità».

Secondo alcuni sondaggi, il 93% dei francesi sarebbe favorevole alla «buona morte» ma, spiega l’autore, si tratta di un trucco. «I francesi in realtà vogliono morire senza restare soli, addormentarsi senza soffrire. Queste cose sono già un diritto in base alla legge Leonetti-Claeys. Inoltre, è assurdo realizzare un sondaggio tra persone sane.

Un altro studio condotto su 2.517 pazienti trattati con le cure palliative rivela ben altro: il 52% si oppone all’eutanasia e per quanto riguarda il restante 48%, soltanto il 9% vuole l’eutanasia per sé. Di questi, il 90% cambia idea dopo essere stato preso in cura».

La Francia finirà come il Belgio

Secondo Le Morhedec una legge sull’eutanasia non valorizza affatto la libertà del paziente, perché lo spinge a prendere una decisione irreversibile in un momento in cui è fortemente «vulnerabile» e pesa la paura di «essere un peso» per i familiari.

L’autore prende ad esempio anche la legge belga, che inizialmente riservava l’eutanasia a chi era affetto da una patologia incurabile e in stato di sofferenza insopportabile. Ma dopo 20 anni, pur senza modifiche alla legge, la «buona morte viene somministrata a depressi, autistici e persone colpite da polipatologie di cui potenzialmente soffrono tutte le persone anziane, come la progressiva perdita della vista o dell’udito. Così il numero di casi è decuplicato in vent’anni e ora si discute di somministrare l’eutanasia a chi ha “completato la sua vita”, cioè a tutti gli anziani, anche se in salute».

«La fraternità è nelle cure palliative»

L’eutanasia, spiega l’avvocato parigino in un’intervista a l’Opinion, rappresenta anche il tradimento degli altri due punti del motto repubblicano:

«La fraternità si trova nei servizi di cure palliative. La vera inuguaglianza oggi è rappresentata dai qui 26 dipartimenti (su 101, ndr) che sono ancora sprovvisti di queste terapie, in barba alla legge. E domani, se l’eutanasia sarà votata, verrà proposta come prima opzione ai più fragili dal punto di vista sociale. Come mi ha detto la dottoressa Isabel Marin, che esercita a Seine-Saint-Denis: “Verrà applicata prima di tutto ai pazienti con situazioni irregolari, isolati o senza fissa dimora, non alle persone dei quartieri bene circondate dalle loro famiglie”. La sinistra, che ama dire “le nostre vite valgono più dei loro profitti”, dovrebbe allarmarsi».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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