La crisi demografica sta impoverendo l’Europa

Di Piero Vietti
19 Luglio 2023
Due allarmanti inchieste di New York Times e Wall Street Journal mostrano come la denatalità influenzerà sempre di più l’economia trasformando il Vecchio Continente in un ospizio. Ecco l’emergenza della nostra epoca
Bar vuoto Europa
Sedie vuote nel dehor di un ristorante a Berlino (foto Ansa)

Sempre più vecchi e sempre più poveri. Se il destino degli europei è scritto nei numeri di popolazione e crescita economica, l’Europa è spacciata. Un caso di eutanasia continentale ben documentato da due lunghe inchieste comparse su New York Times e Wall Street Journal che confermano – con un orizzonte molto più in grande – quanto scritto dall’Istat sull’Italia pochi giorni fa, e cioè che «gli effetti dell’invecchiamento della popolazione si fanno sempre più evidenti: il consistente calo delle nascite registrato nel 2022 rispetto al 2019, circa 27 mila nascite in meno, è dovuto per l’80 per cento alla diminuzione delle donne tra 15 e 49 anni di età e per il restante 20 per cento al calo della fecondità. L’invecchiamento è destinato ad accentuarsi nei prossimi anni, con effetti negativi sul tasso di crescita del Pil pro capite».

I numeri della crisi demografica in Italia

L’Italia è sì un piccolo tassello nel mosaico del «grande cambiamento demografico che sta rimodellando il mondo», ma è tra i paesi che gli studiosi guardano con più attenzione insieme alla Corea del Sud per la velocità con cui la sua popolazione sta invecchiando. «Le generazioni del baby boom degli anni Sessanta», fa sapere l’Istat nella sintesi del suo ultimo Rapporto annuale, «sono ormai sostanzialmente uscite dall’intervallo delle età riproduttive convenzionalmente fissato a 15-49 anni e si accingono a entrare nella così detta “terza età”. Tale passaggio, destinato a combinarsi all’allungamento della sopravvivenza e al calo della natalità, si configura come determinante fondamentale del massiccio invecchiamento demografico a cui assisteremo nei prossimi trent’anni, con effetti rilevanti a livello non solo sociale, ma anche sulle potenzialità di crescita dell’economia».

Il 2022 è stato un altro anno in cui si è toccato un record negativo: 27 mila nascite in meno rispetto al 2019, dovute per l’80 per cento alla diminuzione delle donne tra i 15 e i 49 anni e per il 20 per cento al calo della fecondità. Nascono meno bambini perché trent’anni fa sono nati meno genitori, in estrema sintesi.

Europa, Cina e Stati Uniti invecchiano

In attesa di capire se, nel suo piccolo, l’Italia riuscirà a correggere il trend drammaticamente negativo come ha promesso di fare il governo Meloni, è utile leggere la lunga analisi del New York Times che fotografa alla perfezione il rapido declino dell’Occidente – per usare una formula abusata ma valida – in cui il numero di persone in età lavorativa è destinato a ridursi rapidamente mentre in altre zone del mondo, storicamente “povere”, sta aumentando.

«L’Europa si sta restringendo. La Cina si sta restringendo, con l’India, un paese molto più giovane, che quest’anno l’ha superata come nazione più popolosa del mondo. Ma quello che abbiamo visto finora è solo l’inizio. Le proiezioni sono affidabili: entro il 2050, le persone di età pari o superiore a 65 anni costituiranno quasi il 40 per cento della popolazione in alcune parti dell’Asia orientale e dell’Europa. Un numero straordinario di pensionati dipenderà da un numero sempre più ridotto di persone in età lavorativa. In tutta la storia documentata, nessun paese è mai stato così vecchio come ci si aspetta che diventeranno queste nazioni».

Continuare come se niente fosse è impossibile: sistemi pensionistici e politiche sull’immigrazione andranno rivisti, ad esempio, con ricadute enormi su economia e società, e quelli che sono oggi i paesi più ricchi, e dunque geopoliticamente più potenti, «costituiranno quasi inevitabilmente una quota minore del Pil globale». Con quali conseguenze? Europa, Stati Uniti e Cina hanno avuto per decenni un numero molto elevato di persone in età lavorativa che ha contribuito alla loro crescita economica. Ma oggi stanno invecchiando, e secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, scrive ancora il quotidiano liberal americano, «la forza lavoro più equilibrata sarà principalmente nel Sud e nel Sud-Est asiatico, in Africa e nel Medio Oriente».

Popolazione Europa 2050
La proiezione della popolazione europea per età e sesso nel 2050 basata sui dati Onu

La demografia ridisegna la geopolitica

Si tratta di un cambiamento che potrebbe rimodellare la crescita economica e gli equilibri di potere geopolitici. Nella lista dei paesi che nel 2050 avranno la più alta percentuale di popolazione in età lavorativa non c’è nessuno di quelli che primeggiavano in quella classifica nel 1990, tra cui Giappone, Italia, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Cina.

Ma se il tema per i paesi con una popolazione giovane in crescita sarà riuscire a cogliere questa opportunità, per l’Europa si apre una fase drammatica, come raccontano i numeri dell’inchiesta del Wall Street Journal: «Gli europei stanno diventando più poveri e stanno sempre peggio». Il giornale conservatore americano spiega come «una popolazione che invecchia e che pensa più a godersi il tempo libero pone le basi per la stagnazione economica». Una situazione non certo nuova, ma su cui Covid-19 prima e guerra in Ucraina poi si sono abbattuti peggiorando le cose.

«I francesi mangiano meno foie gras e bevono meno vino rosso. Gli spagnoli hanno sempre meno olio d’oliva. I finlandesi vengono esortati a utilizzare le saune nei giorni ventosi, quando l’energia è meno costosa. In tutta la Germania, il consumo di carne e latte è sceso al livello più basso degli ultimi tre decenni e il mercato degli alimenti biologici, un tempo in forte espansione, è crollato. Il ministro dello Sviluppo economico italiano, Adolfo Urso, ha convocato una riunione d’emergenza a maggio sui prezzi della pasta, l’alimento preferito del paese, dopo che questi sono aumentati di oltre il doppio rispetto al tasso di inflazione nazionale. Con la spesa per i consumi in caduta libera, l’Europa è entrata in recessione all’inizio dell’anno, rafforzando un senso di relativo declino economico, politico e militare che si è manifestato all’inizio del secolo».

L’emergenza demografica in Europa

Le scelte sbagliate dei governi su dove indirizzare i sussidi, i salari che invece di aumentare scendono, l’inflazione che cresce, le tasse più alte di quelle di altri paesi ricchi nel mondo, hanno fatto il resto del lavoro. Huw Pill, il capo economista della Banca d’Inghilterra, ad aprile ha avvertito i cittadini del Regno Unito che devono accettare di essere più poveri. Spesso le previsioni sull’andamento dell’economia sono meno affidabili di un oroscopo, ma un continente in crisi come l’Europa difficilmente troverà le forze per ricominciare a crescere se la sua popolazione continuerà a invecchiare così velocemente. Se non fosse ancora chiaro, è quella demografica la vera grande emergenza di questi decenni.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.