
Caro direttore, in attesa che anche Tempi abbia la sua rubrica di critica televisiva ti propongo questa considerazione. Agli inizi sugli schermi della Rai c’erano le pecore dell’Intervallo, oggi invece c’è il pecoreccio di Storie Italiane su Rai Uno.
Guido Clericetti
Caro Guido, sai che non guardo la tv, ma mi fido del tuo intuito scorrettissimo. La rubrica di critica tv in forma epigrammatica l’hai appena fatta tu.
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Caro direttore, sui pregressi storici della guerra putinista e sulle polemiche sul riarmo europeo mi pare che non vengano adeguatamente fatte rilevare alcune analogie col periodo dei primi anni Ottanta, quando in Europa (1984) si rischiò l’olocausto nucleare sul tema degli euromissili (ti ricordi quando si contestava il movimento pacifista del “meglio rossi che morti”?). Pericolo scampato anche da un intervento divino dopo la consacrazione del Cuore di Maria alla Russia da parte di san Giovanni Paolo II. Ecco, siccome il trattato del 1987 che pose fine alla crisi è stato abiurato dalla Russia di Putin esattamente trent’anni dopo, non sarebbe il caso di ripensare al quel periodo, proprio per capire come comportarsi davanti al drammatico problema del riarmo europeo, senza cadere negli slogan politicanti?
Carlo Candiani
Sul riarmo europeo Rodolfo Casadei ha scritto un articolo che apparirà sul numero di aprile di Tempi. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha annunciato che nei prossimi 5 anni la Germania spenderà 100 miliardi di euro in armi. Un’enormità, che farà diventare il Paese il terzo al mondo per spesa militare. Non so se ci rendiamo conto delle conseguenze di una simile scelta. È la fine della Nato? Con una Germania così forte, noi italiani dovremo scegliere se stare con loro o con gli americani? Sarà un bene o sarà un male?
Devo confessare – mea culpa, mea grandissima culpa – che io, a differenza di papa Francesco, non sono contrario a priori ad un aumento della spesa militare. Non viviamo in un mondo perfetto e pensare che noi, ricca e vecchia Europa, possiamo continuare a trafficare in commerci senza dotarci di una nostra forza militare, è utopistico.
Chi non è forte, non ha voce in capitolo. Lo vediamo bene in questi giorni. Come ho già scritto, dovrebbe essere l’Europa a mediare tra Russia e Ucraina per trovare una rapida soluzione al conflitto. E, invece, l’Europa non lo fa. Perché? Per due motivi: perché non ha una visione comune (e infatti è divisa, ogni leader va per conto suo) e perché è debole. Servono entrambe le cose: identità chiara e forza.
Quindi, caro Carlo, io, più che al raffronto col 1987, torno alla data del 1954 quando Alcide De Gasperi vide svanire il suo sogno di una Comunità europea di Difesa. De Gasperi era un uomo senza identità chiara? Assolutamente no. De Gasperi era un guerrafondaio? Assolutamente no. Sapeva che l’Europa, per avere un peso sullo scenario globale, doveva mostrarsi sia unita sia forte. Oggi non è né l’una né l’altra.
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Caro direttore, molto interessante l’articolo di Piero Vietti pubblicato da Tempi con il titolo “Perché Orban ha vinto di nuovo le elezioni (e tanti non lo accettano)”. Non voglio riprendere il contenuto specifico dell’articolo, ma prendere spunto da un suo passaggio per riproporre una questione che mi sembra fondamentale, anche in vista delle battaglie culturali nelle quali in tanti (non abbastanza) siamo impegnati. Riferendosi ai critici di Orban, Vietti scrive: «Come è possibile, si chiedono, che mentre un popolo – quello ucraino – muore per difendere anche la possibilità di abbracciare i valori occidentali, un altro – quello ungherese – vota per chi quei valori occidentali li guarda con sospetto?».
Ecco, mi pare che sia giunto il tempo di chiedersi, in modo chiaro e non ipocrita, quali siano questi famosi e citatissimi “valori occidentali”, che normalmente vengono riassunti, senza ulteriori spiegazioni, nelle parole democrazia, libertà e diritti. Parole sulle quali, e giustamente, si può dire che vi sia unanime consenso, anche se potremmo avanzare alcune domande: la democrazia vale solo quando il popolo vota a sinistra, mentre diventa pericolosa quando vota altre presenze politiche? Ci ricordiamo che quando fu eletto Berlusconi, di cui si può dire tutto ma non che non sia democratico, egli fu subito definito uomo di plastica, come se il popolo italiano non avesse votato un uomo reale? È vera libertà quella vigente in un Paese che non permette alle famiglie di scegliere liberamente l’educazione da dare ai propri figli ai sensi dell’articolo 30 della Costituzione? Sono stati veramente tutelati i diritti delle persone (ho il green pass, non preoccupatevi) e dei cittadini italiani durante i ben 26 mesi di “stato di emergenza”? Ci potremmo porre tante altre domande, evidentemente, anche se possiamo dire che ci sia pieno consenso sulle tre parole citate prima.
Ma io vorrei porre un’altra domanda, anzi un’altra questione. Quando si parla di “valori occidentali”, per i quali vale la pena lottare (con il pericolo addirittura della vita come in Ucraina), c’è anche l’affermazione, senza se e senza ma, del “diritto” all’aborto? Dell’aborto addirittura come “diritto” di impedire la vita di un essere umano? Vedo molte persone che, a beneficio delle tv di Stato (Eiar) e di quelle che si autodefiniscono “libere”, si commuovono per la sorte di tanti neonati e bambini ucraini, ma che sono poi le stesse che, in altri contesti, battagliano per l’affermazione dell’aborto come “diritto”. Questo orribile diritto fa parte dei “valori occidentali”?
E fa parte di tali valori il tentativo (finora fallito) di rendere obbligatorio per tutti l’insegnamento nelle scuole del pensiero unico dettato dalla cultura Lgbt? Anche questo tentativo di rendere totalitario un certo pensiero fa parte dei “valori occidentali”? E ne fa parte anche il tentativo europeo di rendere possibile la disumana pratica dell’utero in affitto? Oppure il tentativo (finora fallito) di rendere legittimo l’omicidio del consenziente e l’aiuto al suicidio, di cui dovrà presto trattare il Senato italiano? Fanno parte, insomma, dei “valori occidentali” tutte le leggi mortifere proposte dal mondo radicale, che oramai è diventato un po’ di massa (solo un po’, visto che il Pd non sfonda)?
Penso che se non vogliamo essere ipocriti (gli ipocriti erano le uniche persone che Gesù non sopportava), noi tutti dovremmo fare chiarezza su queste questioni. Noi tutti sia come cristiani sia come cittadini che sanno che la Costituzione non tutela i diritti sbagliati e antiumani, come si potrebbe evincere con una lettura non faziosa della stessa. Su questi temi siamo tutti chiamati ad una pacifica ed energica battaglia culturale e politica. Sono temi nei confronti dei quali tutto l’occidente dovrebbe convertirsi nella testa e nel cuore. Mentre la Russia dovrebbe deporre le armi, anche perché anche in casa sua impera un certo pensiero mortifero. Ha ragione papa Francesco quando ci dice che dobbiamo tutti convertirci.
Peppino Zola
Sulla rielezione di Orban hanno già detto tutto (e benissimo) Vietti e Festa, quindi non starò a ripetere. Sui “valori” (parola orribile) “occidentali” (parola un po’ ambigua) discutiamo da anni e qui ci soccorre – per chi abbia voglia di leggere il libro o rivedere l’incontro con mons. Sanguineti – La vera Europa. Identità e missione di Benedetto XVI, che consiglio caldamente.
Sul “modello politico ungherese” come risposta al blaterale dei liberal, figuratevi da che parte batte il mio cuore, però voglio fare una domanda provocatoria: l’Ungheria è l’ultima ridotta contro il pensiero unico dominante, destinata quindi prima o poi a soccombere, o il primo esempio politico vincente di un nuovo modo di intendere la società?
Foto Ansa