Ventisettemila persone senza elettricità, diecimila sfollati, morti, dispersi, danni per miliardi, allerta rossa per i fiumi, governo pronto a dichiarare lo stato di calamità. Il bollettino dell'alluvione in Emilia-Romagna è una tragedia, e attorno a questa tragedia si assiste purtroppo a un drammatico festival del già visto, sia nei commenti di chi punta il dito sulla mancata prevenzione – a ogni alluvione o frana saltano fuori sempre fondi non spesi per la cura del territorio e allarmi dati per tempo ma non ascoltati – sia in chi la butta in caciara catastrofista dicendo che la colpa è del clima che cambia e quindi nostra, e che la soluzione è tagliare le emissioni, spegnere le auto e interrompere le trivellazioni. Il fatto è che la posizione più ragionevole delle due è la prima, quella delle cassandre a scoppio ritardato, le quali hanno almeno il pregio di indicare una possibile soluzione concreta.
L'alluvione in Emilia-Romagna e «cosa dice la scienza»
Gli scansafatiche ...
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