Egalia, l’asilo del sessualmente corretto, dove non esistono più maschi e femmine
Si torna a parlare di Egalia, l’asilo statale svedese dove i fanciulli possono svestire la propria sessualità ed evitare di seguire “anacronistici” stereotipi di genere. Tempi.it ve ne parlò già più di un anno fa, descrivendo questa bizzarra e fosca iniziativa, creata a tavolino nei circoli femministi degli anni Settanta. Se ne torna a parlare oggi perché giovedì 15 novembre su Repubblica John Tagliabue la descrive con malcelato entusiasmo.
SESSUALMENTE CORRETTI. Chi non ha mai pensato che le fiabe tradizionali celassero in sé una flotta di pregiudizi discriminatori? Per scongiurare questo pericolo «nella piccola biblioteca della scuola – spiega Tagliabue – sono presenti poche fiabe tradizionali, come Cenerentola e Biancaneve, con i loro rigidi stereotipi maschili e femminili, però ci sono molti racconti in cui i protagonisti sono genitori single, figli adottivi o coppie dello stesso sesso». Mario Giordano, su Libero di oggi, gli fa il verso: «Basta con gli stereotipi maschili e femminili, basta con queste antiche divisioni di ruolo, basta con le “connotazioni sessiste”». Sì, perché il giornalista non accetta i toni elevati con cui viene descritta la scuola. E apostrofa: «Siete confusi? Figuratevi quanto lo saranno i bambini dell’asilo svedese Egalia, primo avamposto della religione sessualmente corretta: lì, infatti, sono stati aboliti maschi e femmine».
“CELEBRE QUANTO IKEA”. «In nome della parità dei sessi, i mattoncini del Lego si trovano a fianco dei pentolini di plastica per cucinare, mentre il rosa e l’azzurro sono vietati. L’obiettivo è quello del continuo scambio di ruoli», scrivevamo su tempi.it. Dalla Svezia, l’invenzione ha preso a muoversi in Danimarca, Islanda e Lituania, dove la lettura di testi propedeutici dovrebbe aiutare gli infanti a comprendere l’indubbio valore della “flessibilità sessuale“. Un’esportazione che non può che riempire di orgoglio gli scandinavi: «La Svezia – scrive ancora Tagliabue – è probabilmente altrettanto celebre per la sua mentalità egualitaria quanto lo è per i mobili Ikea. Ma il Nicolaigarden, asilo finanziato dai contribuenti, è forse uno degli esempi più convincenti dei passi avanti fatti per consolidare le pari opportunità».
MASCHIE E FEMMINI. «Del resto non è così che iniziò tutto? – glossa Mario Giordano – Genesi, 1,27: “Maschia e femmino li creò”. In principio erano due cose diverse, poi pensarono bene di omosessuarli un poco, e diventarono una roba indistinta». Intervistata dal giornalista di Repubblica, Lotta Rajalin, direttrice dell’asilo, effettivamente dichiara: «Evitiamo di usare parole come bambino o bambina. Preferiamo usare il nome, oppure diciamo “andiamo ragazzi”». Stessi diritti, stesse possibilità. Ma non è proprio così. Sempre alla testata di Ezio Mauro, una maestra dichiara: «Non ci sono problemi se una ragazza fa la parte di Babbo Natale, ma lo è se un maschio vuole interpretare Santa Lucia». Come giustamente allora chiede Giordano: «Chi porta i doni? Babba Natale o Santo Lucìo?».
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6 commenti
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Giovanni Paolo secondo una volta disse che l’essere maschio o femmina è la prima vocazione quando si viene al mondo, e aderire alla propria vocazione è l’unico modo di trovare il senso della propria vita, ognuna diversa dall’altra.
Come è falsa questa neutralità e come è irrazionale, piena di censure. Se fossero realmente “neutri” come osano definirsi, non opererebbero la censura che è il vestito ma dovrebbero mettere i bambini all’asilo tutti nudi. Voglio vedere come farebbero a decidere se non esiste un maschile o un femminile! Sarei proprio curioso di vedere le facce dei bambini che scoprono chi sono e non quello che pensano.
Alberto
Povera Svezia!