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«Quando il faraone lasciò partire il popolo, Dio non lo condusse per la strada del territorio dei Filistei, benché fosse più corta, perché Dio pensava: “Che il popolo non si penta alla vista della guerra e voglia tornare in Egitto!”» (Es 13,17).
Come schiacciare la testa del nemico senza che ci divori il cuore? Perché potremmo vincerlo lasciandoci conquistare dalla sua disumanità, e questo sarebbe il suo più grande trionfo – un trionfo interiore. Da cui questo appello ripetuto in pieno annuncio dell’Apocalisse: «Allora sentirete parlare di guerre e di rumori di guerre; guardate di non turbarvi, perché bisogna che tutte queste cose avvengano ma non sarà ancora la fine». (Mt 24,6; Mc 13,7; Lc 21,9). «Non sarà ancora la fine», ecco ciò che potrebbe turbarci di più, ma che invoca la nostra capacità di resistere. D’altra parte si tratta di apocalisse, cioè di rivelazione dei nostri cuori nel cuore della catastrofe. Chi saremo, messi alla prova? So...
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