
Due proposte per la sanità lombarda

Nei mesi scorsi, con un gruppo di amministratori locali della Brianza e persone impegnate a vario titolo in ambito sanitario nel medesimo territorio, abbiamo lavorato sul tema della sanità, lavoro che si è concluso con la produzione di un documento “Facciamo insieme il punto sulla sanità lombarda”, consultabile sul sito della Compagnia delle opere Monza e Brianza.
Abbiamo inoltre tenuto conto del documento pubblicato da Medicina e Persona in data 26/4 avente per titolo “Lombardia Fase 2, un contributo di Medicina e Persona”, disponibile sul sito dell’Associazione.
La drammatica vicenda del Covid-19 ha confermato – in circostanze drammaticamente non prevedibili – le conclusioni del nostro lavoro: la debolezza della medicina territoriale e la necessità di una intelligente integrazione tra tutti gli Ospedali della Brianza.
Per affrontare la fase 2 e per disporsi in campo nel modo più efficace ed efficiente possibile è necessaria una forte alleanza fra tutti gli interlocutori (Enti Locali, ATS, ASST, Ordini Professionali, Organizzazioni professionali, Operatori sul campo, ecc.) in sinergia con la Regione. È assolutamente necessario impegnarci su due fronti, che devono essere rafforzati per non farci cogliere impreparati da ciò che ancora ci attende.
1 – BRIANZA: un territorio che vale anche in Sanità
La Sanità in Brianza può contare su un territorio preparato e maturo. Se ben coordinate e governate, le realtà sanitarie presenti possono costituire un esempio di efficacia ed efficienza.
Chiediamo pertanto che il territorio della Brianza venga utilizzato come campo di prova, come esperimento per una valorizzazione della medicina territoriale. Dovremmo chiamarla integrata perché unico è il cittadino / paziente che richiede cure ed assistenza, sia a livello domiciliare che nella fase di ricovero.
Questa rinnovata attenzione alla medicina territoriale deve prevedere una efficace regia della ATS, che attui una serie di iniziative:
a) il rilancio del ruolo del medico di famiglia, che è il primo e più prossimo referente del cittadino; i medici di famiglia devono essere coinvolti in protocolli comuni con il personale medico ospedaliero, devono avere la possibilità di ricettazione dei farmaci validati, devono poter avere canali preferenziali verso gli ospedali del territorio. Grazie allo sviluppo delle tecnologie e alla conoscenza dei servizi sanitari essi sono in grado di svolgere con efficacia un primo livello di cura e di indirizzare consapevolmente al livello successivo, di pertinenza dei presidi ospedalieri o di strutture intermedie.
b) devono essere elaborate strategie condivise tra medici di medicina generale e ospedali.
c) deve esserci una revisione delle U.S.C.A. (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) con il coinvolgimento diretto dei medici di medicina generale e degli specialisti ospedalieri, con un potenziamento delle attività domiciliari, anche per seguire i pazienti dimessi.
d) deve essere prevista una revisione del modello di presa in carico della cronicità, oggi bloccato.
e) deve essere previsto il finanziamento di “teknostrutture” a disposizione dei medici di medicina generale per mettere in atto una medicina pro-attiva (call center, infermieri di supporto, possibilità di usufruire di specialisti ospedalieri, programmazione degli esami e dei controlli, ecc.).
2 – Integrazione e coordinamento dei presidi ospedalieri
Deve urgentemente partire un lavoro di confronto per arrivare a definire i rispettivi compiti degli Ospedali presenti nel territorio della Brianza, anche tenendo conto della necessità di fronteggiare la fase 2 della pandemia. Questo confronto deve vedere protagonisti i professionisti impegnati negli Ospedali, anche nella definizione delle modalità organizzative.
Nel nostro territorio sono presenti un Ospedale collegato all’Università, importanti Ospedali pubblici nonché significativi Presidi privati convenzionati. Tutti devono necessariamente operare in competizione fra loro oppure siamo in grado di strutturare una programmazione delle attività, valorizzando professionalità e competenze, distinguendo tra attività ospedaliere super-specialistiche da accentrare, rispetto ad altre attività, che devono essere invece diffuse?
È necessaria una programmazione condivisa tra direzioni strategiche e professionisti operanti sul campo, senza prevaricazioni o lottizzazioni, che arrivi a definire come le diverse patologie – specie quelle tempo dipendenti – debbano essere affrontate: da chi e con quali percorsi. Senza confusione e conflittualità, con le diseconomie che ne conseguono. Soprattutto con il rischio di non garantire cure efficaci ai nostri cittadini.
In mesi così drammatici per l’esplosione del Covid19 dobbiamo far fronte alla pandemia ma anche tenere alto il livello che avevamo raggiunto nella cura delle patologie non Covid. Un’intelligente programmazione che garantisca ordine e chiarezza di funzioni e percorsi significa evitare morti.
Questi due fronti non sono opzionali ma un passaggio obbligato e non differibile perché il nostro territorio possa affrontare le sfide sanitarie con cui dobbiamo ancora misurarci, rappresentando un esempio virtuoso nel momento della necessaria ripartenza.
Tavolo Territorio-Sanità
Compagnia delle Opere Brianza
Foto Ansa
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