
Il “venite a vedere” di don Pino, che insegnava a prendersi sul serio senza moralismi

A Gerusalemme non è ancora mezzanotte, Alberto mi scrive da Genova: «Mezz’ora fa è mancato don Pino, grande prete e grande uomo». È la seconda volta quest’anno, che qui, nel luogo dove una tomba vuota segna il punto esatto dove la morte è stata sconfitta, mi arriva la notizia di un altro amico che se ne è andato. Due amici, don Pino De Bernardis e Roberto Perrone, amici tra loro, amici miei. Conservo polaroid sbiadite che ci ricordano i nostri incontri, a Chiavari, a Portofino, in montagna, in luoghi che ci erano cari.
Perri: un grande uomo e un grande giornalista, ben noto ai lettori di Tempi, innamorato della vita. I primi mesi che trascorse a Milano quando fu assunto al Giornale abitava con me e ricordo la lieta ironia con la quale affrontava ogni evento: la vita è una responsabilità, mi diceva, e citava don Pino: «Il prete ci insegna a prenderci sul serio, ma non ad essere tristi e musoni». Quando si andava in vacanza con gli amici della Liguria organizzavamo scherzi memorabili da cui don Pino sapeva trarre spunto per ricordarci che la nostra allegria aveva radici profonde che dovevamo ancora scoprire e rispettare. Don Pino me lo fece conoscere Roberto 50 anni fa. In nome di quello stesso amore per la vita. Vieni a conoscerlo, mi disse: vieni a vedere.
Gli aperitivi con Liz Taylor e poi di corsa a dire messa
Era già famoso allora, prete giovanissimo vice parroco di Portofino che per lui era «il paradiso terrestre subito dopo il peccato originale», amico di Liz Taylor, Richard Burton, Clark Gable, Rita Hayworth, con i quali prendeva l’aperitivo in piazzetta e poi scappava a dir messa. «Dove vai?», chiedevano i ragazzi poco più giovani di lui. «Venite a vedere», e nasceva una piccola comunità che si allargava dalla perla del Tigullio, vicino da quel faro dove don Giussani portava i suoi ragazzi a vedere come è bello il mondo e come è grande Dio. E quando don Pino incontrò quei ragazzi che parlavano tra loro chiese: «Chi vi ha insegnato queste cose?», «Un prete di Milano, don Giussani», «Dove abita?». E andò a vedere.
Non tutti, non molti preti lo capivano, don Pino: lo mandarono parroco in un paesino nell’entroterra ligure, non c’era una strada asfaltata, e i ragazzi lo raggiungevano lo stesso. La Curia lo fece tornare a Chiavari, ad insegnare religione. Abitava a casa Marchesani, sede della Azione Cattolica, e lì i ragazzi arrivavano ogni giorno. Andava in gita in montagna e i ragazzi lo seguivano.
Tutti quei ragazzi che andavano da don Pino
Insegnava che ogni istante è prezioso, che non esiste limite umano che si opponga alla Grazia, che quella ferita originale che ci portiamo dentro diventa lo strumento di Dio: quante volte gli ho sentito ripetere: «Mille difficoltà, mille peccati non fanno una obiezione». E quando lo andavo a trovare mi portava a mangiare cose buonissime in un posto bello (lo stesso gusto di Perri). Non importa il tipo di pasta, diceva, ma il sugo con cui la condisci, e il sugo più buono era l’amicizia che rendeva meravigliosa la pasta, qualunque pasta di cui siamo fatti: «Gesù non fa bilanci, nel suo sguardo pieno di amore sei compreso nella totalità dei tuoi talenti come dei tuoi difetti. Non sei bloccato da ciò che sei, anzi».
Una positività assoluta, che abbracciava la stessa positività del mio amico Roberto, verso ogni aspetto della vita. Parlai di don Pino con il cardinal Siri, lui mi disse: «I parroci vengono da me e si lamentano perché i giovani delle loro parrocchie vanno da lui. E io rispondo, domandatevi cosa chiedono e che risposta trovano in don Pino». Il cardinal Bagnasco mi disse: «Un grande prete, un grande uomo perché innamorato di Cristo».
Don Pino ripeteva: «Mi chiedi cosa devi fare, vuoi la “tecnica”, ma non contano i moralismi nella vita cristiana, non conta il come, quello dipende dalle circostanze, ma la Presenza di Cristo innamorato di te. Ora». E le ultime interviste di quel prete novantenne innamorato di Gesù lo mostrano sempre più giovane, nella voce e nelle parole. Mite e deciso. Con il sorriso pronto ad accoglierti: «Sei venuto a vedere».
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