Dna artificiale. Il rischio è che sia «un gioco per ricercatori ambiziosi» (e affaristi senza scrupoli)

Di Carlo Petrini
08 Maggio 2014
Creata in laboratorio la vita semi-sintetica. Il commento per l'Osservatore Romano di Carlo Petrini (Unità bioetica Istituto superiore di sanità) dopo la pubblicazione dell'annuncio su Nature

nature-dnaPubblichiamo l’articolo di Carlo Petrini, responsabile dell’Unità di bioetica dell’Istituto superiore di sanità, apparso sull’Osservatore Romano.

Un gruppo di scienziati dello Scripps Institute di La Jolla (California), guidato da Floyd E. Romesberg, ha ottenuto un organismo vivente con un Dna semisintetico in grado di replicarsi. Il lavoro, il cui primo firmatario è Denis A. Malyshev, è stato pubblicato nella rivista Nature, che vi ha dedicato la copertina.

Gli scienziati hanno inserito all’interno del genoma di Escherichia coli, un comune batterio, una coppia di basi (x e y) aggiuntiva rispetto alle due coppie di basi azotate (adenina-timina e citosina-guanina) che formano il Dna naturale. Per consentire il trasferimento delle basi nel genoma del batterio i ricercatori hanno utilizzato un plasmide, che funziona come “cavallo di Troia” per l’inserimento di tratti di Dna. L’inserimento è riuscito, superando tutti i meccanismi di controllo e difesa che vengono naturalmente messi in atto.

Il traguardo ora raggiunto è notevole perché riguarda l’“alfabeto” che caratterizza ogni organismo vivente.

Il risultato deriva da un lungo lavoro condotto dai ricercatori negli ultimi venti anni, che ha permesso di identificare le molecole adatte.

La creazione di Dna semisintetico non è però una novità, e si inserisce nell’ormai molto vasta area della cosiddetta biologia sintetica. Sono assai note, per esempio, le ricerche effettuate da Craig Venter, che nello scorso decennio ottenne un cromosoma sintetico e, nel 2010, una “cellula artificiale”, controllata da un Dna sintetico (che però utilizzava le stesse basi adenina-timina e citosina-guanina del Dna naturale).

La principale novità dello studio ora pubblicato consiste non solo nella modificazione del Dna, ma soprattutto nell’incorporazione in un microrganismo vivente, senza alcuna alterazione, nonché nella capacità di questo di replicarsi trasmettendo il codice genetico alla propria progenie.

Secondo Rosemberg il risultato rende sempre più vicina la biologia a “Dna espanso”. Lo scienziato prevede «molte applicazioni: da nuovi farmaci a nuovi tipi di nanotecnologie». Alcuni scienziati si dichiarano ottimisti sul possibile utilizzo di tali risultati in vari settori, quali, ad esempio, farmacologia, diagnostica, nuovi materiali e prodotti biotecnologici, anche con applicazioni industriali. In realtà eventuali applicazioni sono assai lontane e potranno essere ottenute soltanto se saranno superate non poche tappe intermedie, per le quali i tempi sono necessariamente lunghi. Per esempio, il risultato ora ottenuto non permette di sapere se le nuove basi possano essere inserite in parti di Dna importanti per la produzione di nuove proteine.

Il rischio è che l’intervento su l’“alfabeto della vita” sia un gioco per ricercatori ambiziosi, che manipoli i viventi e che conduca all’ottenimento di prodotti pericolosi e difficilmente controllabili. La rilevanza di tali interrogativi è attestata dalla copiosa letteratura sull’argomento e dall’attenzione che vi prestano prestigiose istituzioni. Emblematico in tale senso è, per esempio, il fatto che il presidente degli Stati Uniti d’America abbia chiesto alla Presidential Commission for the Study of Bioethical Issues un accurato rapporto sull’argomento, pubblicato nel 2010 e che contiene dettagliate raccomandazioni per evitare che le nuove biotecnologie comportino soltanto rischi e non abbiano alcun vantaggio per il benessere dell’uomo.

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14 commenti

  1. Giannino Stoppani

    Questa roba non l’avevo letta, altrimenti avrei fiutato prima la presa per le mele.
    Infatti non è possibile, neanche con la legge Basaglia in vigore da anni, che uno che mette nero su bianco di credere seriamente a un mondo migliore nello stile delirante dei Borg di Star Trek o dei Daleks del dottor Who sarebbe lasciato libero di circolare dal nostro stimatissimo SSN.
    Come qualcuno ha già osservato, l’appassionato di fantascienza vintage deve essere un fake che si diverte a provocare per godersi lo spettacolo o, più prosaicamente, per aumentare i contatti del sito.
    Nonostante ciò ammetto che leggere certi commenti risolleva lo spirito.
    Ne approfitto per ringraziare della loro esistenza anche tutti gli altri scemi del villaggio globale, vi amo.

  2. malta

    @tecnarca. Per te un altro stadio evolutivo sarebbe un toccasana

  3. Cavaliere di S. Michele

    Per ora si parla di DNA parzialmente sintetico in grado di riprodursi (grosso risultato scientifico). Il problemino scientifico immediato che vedo, prima di arrivare sia a scenari apocalittici che a scenari radiosi, è costringere il sistema di traduzione della cellula, che è impostato su un codice genetico ben definito che non conosce queste altre due lettere, ma solo le altre 4, a capirci qualcosa e a tradurre in nuove proteine.

    Non è che se uno inserisce nei suoi discorsi parole inventate senza corrispettivo nella realtà (come salamedipere o parachiaviccoli, per citare M. Ende)risulta essere una persona dal vocabolario più ricco, ma solo uno da internare.

    E siccome il suddetto codice genetico è universale un organismo sintetico di questo genere rischia di avere ben poche possibilità di interagire con ogni altro essere vivente, a livello biochimico…

  4. Raider

    Non si può ancora dire quanto evolutivo, questo stadio, sia perchè le applicazioni sembrano ancora lontane rispetto a entusiasmi prematuri, sia perchè non è chiaro quali conseguenze potrebbero avere le bio-tecnologie sul bio-non tecnologico, per così dire. E a battere alle porte potrebbe essere un avviso di sfratto all’umanità, il transumanesimo che ritiene che l’uomo non sia abbastanza veloce per tenere il passo della tecnarchia e dunque, vada rottamato, non mi sembra l’araldo di un futuro così radioso.

    1. Tecnarca

      Non ci sarà nessuno sfratto ma un’unione dell’organico con l’inorganico. Saremo tutti interconnessi l’uno all’altro.

      Grazie alle nuove biotecnologie potremo potenziare il fragile guscio del nostro organismo, vivere più a lungo, essere più forti, più agili, più intelligenti; essere superuomini.

      Bisogna credere nel futuro e ritrovare il “sense of wonder” perduto, forza, un’umanità migliore è a pochi passi.

      – Il Tecnarca

      1. Raider

        L’entusiasmo è sempre una cosa ben accetta, in tempi che non inducono all’ottimismo; in questi casi – ma non sarà il suo, ne sono sicuro -, rischia di somigliare alla disperazione. Lucidamente, le incognite sono superiori a benefici rimessi a desideri e fantasie, più che a possibilità concrete. La fusione di organico e inorganico è già in ognuno di noi: ma l’idea di un’interconnessione collettiva, di una sorta di unione (pseudo)’mistica’ mi atterrisce, molti non sono, non siamo – probabilmente – interamente connessi a noi stessi e lo strapotere della Tecnica non promette solo i frutti di un Eden virtuale, le Arcadie tecnologiche clinicamente testate mi trovano scettico.

        1. Tecnarca

          Io sono giovane e anche parecchio entusiasta per le novità in campo scientifico-tecnologico.

          Se non si usa l’immaginazione e un pizzico di ottimismo l’umanità non progredirà mai.

          Il futuro è davanti a noi, non lontano, come molti credono, ma a pochi passi.

          – Il Tecnarca

          1. Raider

            Alla giovinezza, io – che non più tanto giovane, ahimè – non ho nulla da obiettare, nemmeno quando fosse più pessimista di quanto si possa esserlo anche da giovani. Che il futuro sia già qui, certo che sì. Ma bello, brutto, migliore, solo perchè hanno manipolato la vita, non mi sento di affermarlo.

            A proposito della giovinezza, ricordo la promessa del Salmista, la più alta rivolta all’umanità: “Renovabitur, ut aquilae, juventus tua.” In spirito e corpo, certo. E ricordo l’incontro fra San Giovanni Paolo II e Bob Dylan, che aveva cantato “Forever young”: mi avevano commosso la voce sottile, strozzata del poeta e l’energia del Santo Padre nel riconfermare quella promessa. E senza trucchi alle spalle del dna di un batterio.

      2. Cecilia

        La fantascienza mi piace, i giochini per manipolare i corpi umani -peggio ancora, forse anche le menti- molto, molto meno.
        Io voglio essere un essere umano, dei superuomini e di vagheggiate immortalità fisiche non so che farmene. La mia anima è già immortale e tanto mi basta, grazie.
        La nostra specie ha già conquistato il mondo col suo fragile guscio, un guscietto che un qualsiasi predatore farebbe a pezzi, e me ne dovrei vergognare e cercare altro? Ma anche no.

        Il “sense of wonder” lasciamolo al fantasy e alla sci-fi, per piacere.

  5. Tecnarca

    Un’ottima notizia!!!

    Avanti a tutta forza, il nuovo stadio evolutivo dell’umanità è alle porte!

    1. Ale

      Strano che non ti abbiano mangiato o coperto di velati insulti per le tue affermazioni pro-tecnologia e progresso..qui non è ammessa neanche l’eterologa figuriamoci modificare in meglio il corpo umano o il DNA anche solo di un batterio.. Strano, molto strano, niente commenti al vetriolo di Stoppani, Giovanna, Cisco e compagnia..

      1. Cisco

        @ Ale
        Vedo che ti è molto poco chiaro cosa sia un’etica che ponga al centro il bene dell’uomo.
        Ogni scoperta scientifica che può avere ricadute positive in questa direzione e’ benvenuta, come spiega bene il dott. Petrini. Il problema e’ sempre e solo come queste scoperte verranno utilizzate, perché non tutte le cose tecnicamente possibili sono anche moralmente lecite. Per questo il Presidente USA ha chiesto a una commissione bioetica di valutare i rischi connessi all’applicazione di queste scoperte.

      2. Tecnarca

        Ciao Ale,

        io sono del parere che anzitutto è necessario porsi con educazione verso il proprio interlocutore, questa è la base per un dialogo non solo corretto ma anche costruttivo.

        Inoltre credo che non appena la tecnologia sarà sufficientemente sviluppata le religioni cominceranno lentamente ma inesorabilmente a scomparire. Ci vorranno secoli, certo, ma le credenze religiose derivano sostanzialmente da un bisogno interiore di giustizia e istinto di conservazione. Quando giunge il vero benessere psicofisico (oggi confuso con l’edonismo sfrenato americaneggiante) la religione non è più necessaria e decade. Almeno questa è la mia opinione.

        La tecnologia non è buona o cattiva: dipende da chi la usa. L’uranio, ad esempio, può essere utilizzato per dare energia ad una città o per distruggerla.

        Riporto una frase dal romanzo di Fredric Brown Progetto Giove, dove il protagonista, Andrews, parla della piena realizzazione dell’uomo: “Oh, Ellen, se potessi essere con me a veder partire il nostro razzo. Il nostro razzo. Aspettando nel buio, mi sento umile davanti alle ombre e davanti a te, davanti all’uomo e al suo futuro, davanti a Dio se c’è un Dio prima che lo diventi l’uomo“.

        Siamo in gara con Dio e lo stiamo superando.

        – Il Tecnarca

        1. Tecnarca

          Per favore, non moderate i miei commenti.

          Grazie.

          – Il Tecnarca

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