Diat, l’editore francese che «fa il Mazzarino tra Parigi e Roma»

Di Mauro Zanon
27 Marzo 2023
Il ritratto sul Point dell'intellettuale cresciuto con Mitterand, bollato come reazionario dai progressisti, amico e sponsor del cardinale Sarah, di casa in Vaticano dal 2007
Nicolas Diat

Nicolas Diat

Parigi. Nicolas Diat non ha paura di definirsi fieramente un uomo “di destra” in un mondo dell’editoria, quello francese, che è ancora dominato dal goscismo culturale, e dove tutto ciò che esce dal recinto del progresso e del politicamente corretto è visto sempre di sbieco, con sospetto, e spesso accusato di veicolare idee nauseabonde, di fare il gioco del lepenismo.

Diat, amico e sponsor di Sarah

Amico ed editore del cardinale guineano Robert Sarah, scrittore e consigliere ombra di molti personaggi politici della droite francese, la figura di Diat intriga il mondo cultural-letterario parigino. Indipendente, misterioso, discreto, questo intellettuale di 46 anni figlio della provincia francese (è nato in un piccolo comune del dipartimento del Cher, Saint-Amand-Montrond) è sulla bocca di tutti da quando si vocifera che stia facendo di tutto per aiutare il cardinal Sarah a diventare il prossimo papa. “Fa il Mazzarino tra Parigi e Roma”, scrive il settimanale Le Point, che gli appena dedicato un lungo ritratto.

Con l’ex prefetto emerito della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, Diat, direttore delle collezioni “Choses vues” e “Promenades singulières” per Fayard, ha scritto tre libri: Dieu ou rien. Entretien sur la foi (2015), La Force du silence. Contre la dictature du bruit (2017), e Le Soir approche et déjà le jour baisse (2019). «Assistendo a tutte le interviste che il cardinale rilascia nella sede della nunziatura nel Sedicesimo arrondissement, o al ristorante Marius et Jeannette lì vicino, Diat mobilita con passione la sua rete parigina per diffondere il suo storytelling: «Sarah, il prossimo papa nero», racconta Le Point.

La vicinanza con Bolloré e i legami con i conservatori

Ma la missione di Diat è praticamente impossibile, come spiegato dallo storico del cattolicesimo Jean-Benoît Poulle. «La verità è che a Roma, dal 2016, il potere del cardinale è indebolito da Francesco che, dopo averlo nominato, ha sostituto la maggior parte dei membri del consiglio della sua congregazione con degli uomini ostili alle sue posizioni sulla liturgia», spiega Pouille, riferendosi alla celebrazione della messa ad orientem sostenuta da Sarah, ma anche alle sue posizioni sull’aborto, sui matrimoni gay e sulla decadenza dell’occidente. Il cardinale guineano, a 79 anni, «ha l’età per essere eleggibile», ma secondo Pouille, «i suoi legami con i milieu conservatori, in guerra strisciante con l’episcopato esagonale, rendono poco probabile la sua ascesa al soglio pontificio».

La copertina di Paris Match dedicata al cardinale Sarah, che la scorsa estate fece sobbalzare la redazione, sarebbe stata “suggerita” da Diat a Vincent Bolloré, magnate bretone a capo del colosso Vivendi e proprietario del settimanale attraverso Lagardère. Di Bolloré, cattolico come lui, è un grande amico. «L’ho incontrato quindici anni fa attraverso Bernard Sananès (ex direttore del Csa, l’authority televisiva, ndr), e lo stimo moltissimo», dice oggi Diat. Nel 2018, ha scritto Un temps pour mourir, derniers jours de la vie des moines, raccolta di interviste con monaci di diversi monasteri, ottenendo il prestigioso Prix du Cardinal-Lustiger. E nel 2021, per il suo primo romanzo, Ce qui manque à un clochard, ha vinto il premio Georges-Brassens.

Si sente “a casa” in Vaticano dal 2007

Prima di diventare uno stimato intellettuale conservatore, Diat ha conosciuto da vicino la sinistra culturale mitterrandiana, lavorando per l’Institut-François Mitterrand, la campagna di Jack Lang a Parigi e l’Association Génération Européenne. «Mitterrand è stato l’ultimo presidente a capire la grandeur della storia di Francia», ha detto al Point. Dopo una parentesi giornalistica al Figaro Magazine, è diventato consigliere di Laurent Wauquiez, ai tempi in cui era ministro degli Affari europei e in seguito dell’Università sotto la presidenza di Nicolas Sarkozy. Sherpa di numerosi giornalisti e esperti di comunicazione, come l’ex capo della com’ di Emmanuel Macron, Clément Leonarduzzi, Diat apre volentieri il suo carnet di contatti romani a chi gli ispira fiducia.

A Roma, e più precisamente al Vaticano, si sente a casa sua dal 2007: quando conosce padre Nicolas Thévenin, diplomatico e segretario particolare del cardinal Bertone. «Thévenin sarà per lui il protettore che gli apre le porte del governo della Chiesa», scrive Le Point. «E ciò che ha fatto per me Nicolas Thévenin, oggi nunzio apostolico in Egitto, lo faccio ora per gli altri», spiega Diat. Nostalgico della Francia di Bernanos, è stato bollato come «l’editore dei reazionari» dal sito Slate.fr: per aver pubblicato i libri del cardinal Sarah e dell’intellettuale sovranista Philippe de Villiers, ma anche per le sue posizioni vicine alla Manif pour tous. A inizio marzo, ha pubblicato una lettera d’amore alla Città eterna, Rome, objet d’amour. Récit d’un long voyage (Fayard). E in questi giorni sta curando gli ultimi dettagli del suo prossimo libro, dedicato al governo della Chiesa e la cui uscita è prevista a fine maggio. Il titolo e il coautore sono tenuti segreti.

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