«Natale senza Cristo è una conchiglia tragicamente vuota»

Di Mauro Zanon
24 Dicembre 2022
Intervista di Valeurs Actuelles al card. Sarah sull’occidente che rinnega la propria identità cristiana che invece fiorisce in Africa e Asia. «Ma il cristianesimo europeo può risvegliarsi e numerosi segni lo indicano»
Natale Betlemme Sarah
Pellegrini in visita alla Chiesa della Natività, a Betlemme (foto Ansa)

Parigi. Sei mesi fa, la sua presenza in prima pagina su Paris Match, fece urlare la sinistra benpensante francese e scatenò persino una rivolta interna alla redazione. Era intollerabile, per i soliti indignados, che il loro settimanale dedicasse così tanto spazio al cardinal Robert Sarah, prefetto emerito della congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti. Si sa, il porporato guineano di 77 anni suscita da sempre critiche aspre a sinistra per le sue posizioni tradizionaliste, eppure i suoi libri continuano a essere dei bestseller. Come l’ultimo, “Catéchisme de la vie spirituelle” (Fayard), uscito a maggio.

Sarah: «L’Europa è se stessa se si riconosce cristiana»

Alla vigilia di Natale, il cardinal Sarah ha deciso di riprendere i temi affrontati nelle sue opere in una lunga intervista a Valeurs Actuelles, soffermandosi in particolare sull’importanza per l’Europa di riconoscersi come “cristiana” e di combattere contro chi, ogni giorno, si adopera per cancellare le tracce visibili del cristianesimo. «Tutta la civiltà europea è intrisa di cristianesimo. Per uno strano fenomeno, l’occidente sembra voler rinnegare la propria identità. Come un adolescente in crisi che non accetta né il suo nome né le sue radici, l’Europa tenta invano di convincersi che non viene da nessuna parte, che si è costruita senza ricevere l’apporto fecondo e decisivo del cristianesimo. Questo atteggiamento risulta patetico, immaturo e suicida agli occhi del resto del mondo. Vergognarsi di ciò che si è, è una malattia mentale! L’Europa sarà se stessa solo se si riconosce come cristiana», ha dichiarato il cardinal Sarah a Valeurs Actuelles.

A Strasburgo, al “Christkindelsmärik”, ossia “il mercatino di Gesù Bambino”, la giunta ecologista ha stilato una lista di prodotti da non vendere, tra cui i crocifissi, perché potrebbero “urtare” altre sensibilità. A Béziers e a Perpignan, i magistrati, su pressione delle associazioni laiciste, rimuovono i presepi. E un po’ in tutta la Francia si fa a gara ad evitare la formula “buon Natale”, preferendole formule più asettiche come “buone feste di inverno”, o “buone vacanze di fine anno”. «Natale senza Cristo, senza Gesù nel presepe, è una conchiglia tragicamente vuota che il consumismo cerca di riempire con il suo sfarzo e la sua volgarità», dice il porporato africano.

I cristiani «senza complessi», oasi nel deserto

Ma il cardinal Sarah respinge il pessimismo di una certa classe intellettuale sulla decadenza inesorabile del cristianesimo in Europa. «Il cristianesimo europeo può risvegliarsi e numerosi segni sembrano indicarlo. Al centro del deserto spirituale della società contemporanea, vediamo formarsi delle oasi che riuniscono delle famiglie attorno a parrocchie viventi e monasteri ferventi. Questi cristiani senza complessi si sforzano a vivere con generosità una vita cristiana esigente. Hanno la mia ammirazione. Pregano, sono attenti alla qualità della loro formazione catechistica, evangelizzano e si mettono a servizio degli ultimi della società», ha spiegato il cardinal Sarah a Valeurs Actuelles.

«In Africa la fede è il cuore della vita quotidiana»

E in altre regioni del mondo, in Africa e in Asia, il cristianesimo continua a progredire. «Sia in Africa che in Asia, i cristiani rischiano spesso la vita per la loro fede. Come i primi cristiani, scelgono spesso di vivere la povertà evangelica e di prendere sul serio le esigenze degli insegnamenti di Dio. Non sono anestetizzati dalle comodità materiali. Camminano talvolta delle ore per andare a messa. In occidente, ci diciamo talmente ‘spirituali’ che la fede diventa un’idea, se non una fantasia! Una fede che non è concreta, che non richiede alcuna rinuncia, che non costa nulla, può restare viva? In Africa, la fede è il cuore, l’ossatura della vita quotidiana. Non c’è paura di incarnarla attraverso la preghiera pubblica o privata, il digiuno, la penitenza praticati collettivamente», racconta il prefetto emerito della congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti.

In Europa, invece, «la minima espressione di fede nello spazio pubblico è percepita come una trasgressione», dice Salah. In Francia in particolar modo, a causa di una laicità troppo aggressiva. «La laicità può essere una buona cosa se non vieta l’espressione pubblica e sociale della fede», osserva il cardinale guineano, prima di aggiungere: «Il rispetto di tutti non ci obbliga ad amputarci della nostra fede quando siamo in società».

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