Delitto di Perugia. L’assoluzione di Amanda e Raffaele una lezione per la piazza forcaiola

Di Redazione
31 Marzo 2015
L'istruttivo racconto dei giudici che per primi sancirono la non colpevolezza degli imputati: siamo stati «denigrati per anni», ma in mancanza di prove certe «si può tollerare l’assoluzione del colpevole, non la condanna dell’innocente»

Meredith: Raffaele Sollecito during a press conference in Rome

In margine al clamore suscitato dall’assoluzione definitiva di Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’omicidio di Meredith Kercher, avvenuto a Perugia nella notte di Halloween ben 8 anni fa (otto), oltre alla durata e alle alterne sorti della vicenda processuale (condanna in primo grado, assoluzione in appello, annullamento in Cassazione, nuova condanna in un nuovo appello e infine assoluzione «per non aver commesso il fatto»), devono far riflettere tutti, magistrati e giornalisti in primis, le parole consegnate alla stampa in questi giorni da due dei giudici della Corte di assise di appello del capoluogo umbro, quella che nell’ottobre 2011 per prima riconobbe i due ex fidanzati non colpevoli per l’uccisione della povera ragazza. Si tratta dell’allora presidente di quella Corte, Claudio Pratillo Hellmann, oggi in pensione, e del giudice Massimo Zanetti.

perugia-assoluzione-knox-sollecito-hellmann-tg1«ANNI DI SOFFERENZA». In una intervista pubblicata ieri da Repubblica, parlando del verdetto «senza rinvio» stabilito dai giudici della Cassazione venerdì 27 marzo, Hellmann esprime «soddisfazione per il riconoscimento implicito della validità della sentenza emessa a suo tempo dalla corte che presiedevo», ma spiega che per lui questa decisione rappresenta «soprattutto la fine di una grande sofferenza». Per tre anni e mezzo, infatti, il magistrato ha «sofferto per la sorte di due ragazzi che ritenevo innocenti e che rischiavano di scontare una pena durissima», a causa di un processo divenuto assurdamente “mediatico”, le cui conseguenze Hellmann ha finito per pagare di tasca propria.

UN «LINCIAGGIO DIFFAMATORIO». «La nostra decisione – racconta il magistrato a Repubblica – fu accolta con reazioni di sdegno». Hellmann parla di vero e proprio «linciaggio diffamatorio». «Ricordo ancora i fischi e le urla di una claque che si era radunata la sera del verdetto davanti al tribunale. Dal giorno dopo mi sentii circondato da un’ostilità crescente. Nei bar di Perugia dicevano che mi ero venduto agli americani, che avevo ceduto alla pressioni della Cia». Evidentemente la folla aveva già deciso, a prescindere dai fatti (non) accertati in tribunale, che Amanda e Raffaelle dovevano essere riconosciuti colpevoli. Ma non solo la folla. Helmann rimase particolarmente colpito dalla «reazione dei colleghi magistrati».

«I COLLEGHI MI TOLSERO IL SALUTO». «Quasi tutti» i colleghi, ricorda il giudice, «mi tolsero il saluto. In particolare quelli che a diverso titolo erano stati coinvolti nella vicenda». Secondo lui nel tribunale di Perugia «tutti i giudici, a partire dal gup per arrivare a quelli dei diversi Riesami, pur criticando l’inchiesta, avevano avallato l’accusa». E la sentenza di assoluzione fu a tal punto indigesta per il suo ambiente che la presidenza del Tribunale, per la quale Hellmann dice di essere stato «in predicato», fu invece «assegnata ad un altro collega sicuramente degnissimo ma qualche sospetto che si trattasse di una ritorsione mi venne. Sei mesi dopo la sentenza quindi decisi di andare in pensione». Dice: «Praticamente fui costretto».

LE LACUNE DELL’INDAGINE. Nel colloquio con il quotidiano Hellmann spiega che l’indagine sul conto di Amanda e Raffaele, evidentemente non agevolata dall’eccessiva attenzione mediatica di cui è stata oggetto, «era del tutto lacunosa e secondo me sbagliata sin dall’inizio». Lo dimostrerebbero l’arresto ingiusto di Patrick Lumumba («che poi risultò del tutto estraneo alla vicenda diventando parte lesa») e le perizie ordinate dalla stessa Corte di appello che «non erano state fatte durante il processo di primo grado», e grazie alle quali, soprattutto, «la contaminazione delle prove scientifiche apparve in tutta evidenza». Secondo il giudice era «palese» che «il coltello sequestrato a casa di Raffaele Sollecito non era l’arma del delitto», tanto che perfino nel secondo processo di appello, che pure terminò con una condanna per i due imputati (inspiegabile, secondo Hellmann), la perizia scientifica disposta dalla Corte di Firenze «aveva avuto sostanzialmente la stessa conclusione della nostra».

perugia-assoluzione-knox-sollecito-zanetti-tg1IL DESTINO DEGLI ALTRI. Anche Zanetti, intervistato domenica 29 marzo dal Tg1 (qui il servizio integrale), ricorda di essere stato «denigrato ingiustamente per anni» per l’assoluzione della Knox e di Sollecito. Il fatto è che per la Corte di assise di Perugia «le prove raccolte non erano sufficienti per una condanna», racconta Zanetti, e però la legge impone al giudice di raggiungere nel processo una certezza superiore a ogni ragionevole dubbio prima di giudicare qualcuno colpevole di un reato. Non fu facile sottoscrivere un verdetto evidentemente contrario a quello stabilito a priori dal circuito mediatico-giudiziario, ma «il destino degli altri che in quel momento è in mano nostra – spiega Zanetti – non è barattabile con la comodità di una carriera spianata». Sono le conseguenze “scomode” dello Stato di diritto: in mancanza di prove certe, meglio mandare in libertà un criminale che rischiare di colpire qualcuno ingiustamente. La verità processuale non equivale alla verità dei fatti, e non a caso l’ordinamento italiano, sintetizza Zanetti, «può tollerare l’assoluzione del colpevole, ma non la condanna dell’innocente». Nemmeno se a deciderla è stata la piazza.

Foto Sollecito: Ansa

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15 commenti

  1. Geppo

    Purtoppo I poteri , legislativo esecutivo e giudiziario, sono in mano ai soviet italiani e anche il quarto potere e’ praticamente tutto comunista.

  2. maurizio

    Quando cominceremo ad affrontare le questioni-soprattutto se riguardano singole persone/situazioni senza ricorrere al trito e ritrito gioco della contrapposizione destra/sinistra?Liberiamo l’aria da queste letture scontate e stantie!!
    Personalmente-forse per via degli antichi studi classici e giuridici-sono abituato a stare alla larga dai processi e dalle suggestioni mediatiche,però confesso di aver ceduto anch’io(,un po’ad )una certa poca fiducia nelle persone di Amanda e Sollecito ….le parole dei due magistrati e la loro ricostruzione sono davvero impressionanti e convincenti!
    Purtroppo siamo all’ennesima riprova di un modo personalistico e spettacolare di applicare la giustizia senza mai riuscire a riformarla veramente…davvero siamo di fronte ad una casta di intoccabili,ancor più pericolosa dei politici perché tra loro si difendono e mai rispondono del loro operato.A quando un sussulto di dignità della vera politica ed una vera riforma della giustizia che riporti la magistratura nel suo specifico e costituzionale alveo?

  3. Emanuele

    Per fare capire come funziona bene la giustizia, mi piacerebbe ripercorre le prime fasi processuali. ..

    Amanda, che ricordo era una ragazzina straniera che parlava italiano a malapena, fu arrestata e interrogata consecutivamente per 12 ore da un pool di inquirenti che si alternavano senza sosta . Le fu negato l’avvocato e non le fu dato da mangiare (ripeto per 12 ore). Nel cuore della notte, dopo ore di interrogatorio, le fu fatta firmare una confessione che, per fortuna, con un ultimo barlume di lucidità ritrattò al mattino.

    L’interrogatorio fu gestito in modo talmente irregolare che non fu possibile acquisirlo agli atti del processo.

    Sollecito invece si è fatto 4 mesi di isolamento in attesa di giudizio. Non poteva parlare né vedere praticamente nessuno. Più volte fu indotto a confessare, dichiarando che Amanda aveva già confessato e lo aveva accusato dell’omicidio.

    Ecco il mondo di trattare gli innocenti nel nostro paese, più simile alla Stasi che alla giustizia di un paese democratico.

  4. Lakan

    Ho sempre creduto nell’innocenza di Amanda e Raffaele. Mi fa piacere che siano stati assolti. Per me questa sentenza è più che giusta.

  5. Alessandro2

    Il problema è precisamente questo: i magistrati che sbagliano non pagano MAI. Il medico, il poliziotto, l’ingegnere, l’insegnante, ecc, pagano per i loro sbagli, anche accidentali: il magistrato MAI E POI MAI, PER LEGGE. W l’Itaglia.

  6. Lady

    Secondo me sono stati loro ma grazie ad un ottimo avvocato sono riusciti a farla franca.
    Ho esultato quando ho saputo della notizia, perché due ragazzi giovani passati attraverso l’inferno delle loro azioni, sono certa che possano dare molto di più fuori che dietro le sbarre.

    1. jb Mirabile-caruso

      Lady: “Ho esultato quando ho saputo della notizia……..”…………………………………………….

      Eh già, signora Lady, la ragazza condannata a morire che valore ha? Basta pensare ai vivi, perché loro hanno diritto alla vita. Mentalità balorda tutta italiana!!!

  7. saint-juste

    Non ho seguito la vicenda di sollecito e amanda come non sto Seguendo la vicenda schettino, sono contento della loro assoluzione, ma attenzione perche spesso il garantismo del centro destra si transforma in inpunita. Insomma tra forcaioli e ipergarantisti non so chi sia peggio.

    1. Orazio Pecci

      Aspetti di trovarsi lei rinviato a giudizio, imputato di qualcosa che non abbia commesso, e le si schiarirà la mente.
      Non le auguro del male, sia chiaro, ma la sua implicazione che il garantismo è sospetto se “di centro destra” dice quanto lei sia fazioso, e con i faziosi l’unica cosa è sperimentare di persona…

      1. saint-juste

        Bhe signor Orazio anche lei in fatto di “faziosita” non scherza. Sul fatto poi di non augurarmi del male come dice lei, mi dispiace ma non e’ per niente credibile..Buona pasqua e serenita’ !!

    2. Geppo

      Lei è peggio del centrodestra , sinistra , sopra e sotto… Non segue le vicende, ma giudica, ovviamente il centrodestra !

      1. saint-juste

        Bhe dopo 20 anni di berlusca con tutte le leggi vergogna e’ un po difficile non giudicare non trova?

        1. Giannino Stoppani

          “Bhe” come premessa a certe asserzioni mi sa di onomatopea del verso della pecora, anzi, del pecorone.

          1. saint-juste

            E tu del verso del cialtrone. Basta leggere i tuoi commenti pietosi.

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